Partito Socialista Democratico Italiano: differenze tra le versioni

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Il 19 luglio [[1930]], in occasione del XX Congresso del PSI, tenutosi in esilio a Parigi, il PSULI si unificò con la componente del PSI che faceva capo a [[Pietro Nenni]], dando vita al ''Partito Socialista Italiano, Sezione dell'I.O.S. - Internazionale Operaia Socialista'', con organo di stampa il "''Nuovo Avanti!''".
 
=== Le differentiDifferenti prospettive di Giuseppe Saragat e Pietro Nenni ===
[[File:Nenni e Saragat in un curioso atteggiamento.jpg|thumb|[[Pietro Nenni|Nenni]] e [[Giuseppe Saragat|Saragat]] in un curioso atteggiamento]]
Il 22 agosto [[1943]] a Roma il PSI, rappresentato dai futuri [[Presidenti della Repubblica Italiana|presidenti della Repubblica]] [[Giuseppe Saragat]] e [[Sandro Pertini]], dal giurista [[Giuliano Vassalli]], dallo scrittore [[Ignazio Silone]] e dal futuro ministro della Giustizia [[Giuseppe Romita]], si fonde col [[Movimento di Unità Proletaria]] dell'avvocato [[Lelio Basso]] e di [[Carlo Andreoni]]. Nasce così il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), alla cui segreteria viene chiamato Saragat. A diventare segretario del partito è il romagnolo [[Pietro Nenni]].
 
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Il gruppo di Saragat trovò diretta conferma alle proprie tesi dai risultati delle elezioni amministrative del 10 novembre dello stesso anno. In quell'occasione il Partito Comunista superò per la prima volta i socialisti, divenendo la prima forza della sinistra italiana: mentre Nenni, tralasciando la riduzione del numero dei votanti socialisti, sottolineava la crescita elettorale globale della sinistra interpretandola come una vittoria, Saragat in un'intervista sostenne invece che la dirigenza del partito paralizzava l'azione socialista, con l'effetto ultimo che avrebbe portato lo stesso alla dissoluzione<ref>Vedi ''Spencer Di Scala'' (cap 4)</ref>.
 
=== La scissioneScissione di palazzo Barberini ===
[[File:Sandro Pertini e Giuseppe Saragat.jpg|thumb|upright=1|[[Giuseppe Saragat]] con [[Sandro Pertini]] nel [[1979]]]]
Il XXV congresso socialista, convocato in via straordinaria a [[Roma]] dal 9 al 13 gennaio [[1947]], voluto fortemente da [[Pietro Nenni|Nenni]] per analizzare la situazione di attrito tra le componenti di maggioranza e minoranza con l'obiettivo di riunire le diverse posizioni, fallì il suo scopo primario, nonostante gli sforzi di mediazione di [[Sandro Pertini]]. "Pertini non si rassegnò e decise di gettarsi a capofitto, com'era nella sua indole, nella baraonda congressuale recandosi personalmente a Palazzo Barberini per un disperato estremo tentativo. Quando arrivò venne accolto da un grido di vittoria, "Sandro, Sandro", coi delegati scissionisti tutti in piedi, convinti che anche Pertini si fosse unito a loro. Ma quando egli volle manifestare il suo proposito unitario, Saragat gli rispose ringraziandolo, ma dichiarando che ormai la scissione era stata consumata. [[Alberto Simonini|Simonini]], invece, aveva parlato alla Città universitaria invitando i seguaci di [[Nenni]] e [[Lelio Basso|Basso]] a non rompere i ponti, a "non spezzare le possibilità, se ve ne sono ancora, e lo dico io", proseguì, "che ho l'onestà di dirvi che spiritualmente sono alla sala Borromini anche se fisicamente sono qui". Saragat volle parlare alla Città universitaria e svolse una dura requisitoria contro Nenni e poi con un gruppo di delegati se ne andò raggiungendo gli altri a Palazzo Barberini e annunciando la costituzione del nuovo partito: il PSLI (Partito Socialista dei Lavoratori Italiani) dopo che, su proposta di [[Olindo Vernocchi]], il PSIUP tornò a chiamarsi PSI per il timore che gli scissionisti si impadronissero del vecchio nome del partito"<ref name="avantionline.it" />.
 
Come disse Nenni, in maniera rassegnata, la scissione fu causata dalla «''forza delle cose''».
 
=== Rifondazione del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani ===
=== La rifondazione del PSLI ===
L'11 gennaio 1947 l'ala [[Riformismo|democratico-riformista]] guidata da [[Giuseppe Saragat]], al termine di una concitata riunione presso [[Palazzo Barberini]] in [[Roma]], uscì dal PSIUP e diede vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani ''(PSLI)'', riprendendo il nome deciso dal 2º Congresso socialista di [[Reggio Emilia]] nel [[1893]] e poi adottato negli anni dell'esilio a [[Parigi]].
 
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In questo governo Saragat ottenne l'incarico di Vicepresidente del Consiglio dei ministri: il PSI e il PCI, presenti nel [[Governo De Gasperi III|precedente governo]] finirono esclusi, andando all'opposizione per la prima volta dalla costituzione della [[Repubblica Italiana]].
 
=== LaLista lista ''Unità Socialista'' nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948 ===
Il 18 aprile del [[1948]] si tennero le elezioni politiche, decisive per il futuro del Paese. Il PSLI si presentò come forza indipendente "autenticamente socialista e democratica", schierata su un terreno di sinistra riformista e autonomista rispetto alla scena politica italiana, ma aperta anche al contributo di altre forze laico-riformiste di centro e di centrosinistra.
 
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Il 23 maggio 1948 nel conseguente [[Governo De Gasperi V|V Governo De Gasperi]] entrarono a farne parte due ministri socialdemocratici: Saragat come Vicepresidente del Consiglio e Ministro della Marina mercantile e Lombardo al ministero dell'industria.
 
=== Il centrismoCentrismo ===
[[File:targapalazzobarberini.jpg|thumb|Targa commemorativa della Scissione di [[Palazzo Barberini]]]]
La vittoria della DC e il buon risultato di Unità Socialista favorì così la collocazione dell'Italia nell'area occidentale e permise la costituzione di governi fondati sull'alleanza dei partiti dai liberali ai riformisti ([[Partito Liberale Italiano|PLI]], [[Democrazia Cristiana|DC]], [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] e PSLI, poi PSDI). Nell'arco di due anni però, tra il [[1948]] e il [[1950]], il PSLI tenne quattro congressi nei quali vi fu una continua uscita di militanti e dirigenti tra cui [[Giuseppe Faravelli]], [[Ugo Guido Mondolfo]], [[Mario Zagari]].
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Gli anni del centrismo andarono dal [[1948]]-[[1960]] e la coalizione di governo fu comunque sempre guidata dalla [[Democrazia Cristiana|DC]], partito di "''centro che guarda a sinistra''" come disse lo stesso [[Alcide De Gasperi]], ruolo primario ebbe anche il PSDI, mentre [[Partito Liberale Italiano|PLI]] e [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] furono penalizzati a causa degli scarsi risultati elettorali. Gli anni del "centrismo" furono segnati dalla ricostruzione e da una maggioranza politicamente forte in cui l'azione politica era accompagnata da una forte ripresa economica e benessere sociale. Gli anni del centrismi furono quelli della ''ricostruzione'', che negli anni sessanta porterà poi al cosiddetto ''boom economico''.
 
=== Il centroCentro-sinistra ===
A partire dagli inizi degli anni sessanta, la [[Democrazia Cristiana]] (guidata da [[Amintore Fanfani]] e [[Aldo Moro]]), stava maturando l'apertura verso il [[Partito Socialista Italiano]] di [[Pietro Nenni]], il quale proprio allora stava affrancando il suo partito dal patto di unità d'azione che fino a quel momento aveva unito socialisti e comunisti.
 
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Nel frattempo, a metà degli anni settanta, [[Francesco De Martino]] mise per la prima volta - dopo oltre un decennio - in discussione la compatibilità politica tra socialisti e democristiani. In questa fase, se da un lato il PSDI rese più forti i suoi legami con la DC, dall'altro incoraggiò la corrente degli "autonomisti" di [[Bettino Craxi]] a mettere in discussione la segreteria di De Martino; quando Craxi venne eletto alla segreteria del PSI, ribadì la disponibilità dei socialisti ad entrare in nuovi esecutivi di centro-sinistra e riprese i contatti con i fratelli socialdemocratici del PSDI, chiudendo nuovamente le prospettive politiche dei socialdemocratici.
 
=== Gli anni della presidenzaPresidenza Saragat ===
[[File:Giuseppe Saragat.jpg|thumb|upright=0.7|left|Giuseppe Saragat, capo indiscusso del PSDI]]
[[File:Mario Tanassi.jpg|thumb|upright=0.6|Mario Tanassi]]
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Colonne portanti della presidenza Saragat furono i valori della [[Resistenza italiana|Resistenza]] e la volontà di attivarsi sempre per la costituzione di governi allargati all'intero centro-sinistra. Gli anni del presidente socialdemocratico, anni difficili per via del mutamento sociale in atto, furono caratterizzati dall'inizio del [[Anni di piombo|terrorismo]], dalle drammatiche [[Alluvione di Firenze|alluvioni]] di [[Firenze]], [[Venezia]] e [[Grosseto]] del [[1966]] e dalla aspra [[Il Sessantotto|contestazione del '68]]. Nel 1971 il democristiano [[Giovanni Leone]] succede a Giuseppe Saragat - al quale non sarebbe dispiaciuta una rielezione - nella carica di Presidente della Repubblica. Pochi altri uomini politici, tra i quali è d'obbligo annoverare [[Palmiro Togliatti]] e [[Giovanni Spadolini]], seppero coniugare l'azione politica con l'impegno culturale come Saragat<ref>[http://www.italianieuropei.it/it/la-rivista/archivio-dei-quaderni/item/775-saragat-e-la-legittimit%C3%A0-socialista.html Saragat e la legittimità socialista<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
=== Il PSDI travoltoTravolto dagli scandali ===
[[Mario Tanassi]], più volte ministro della Difesa, nel [[1975]] era alla guida del PSDI quando fu travolto, insieme a [[Mariano Rumor]] (Dc) e [[Luigi Gui]] (Dc), dal primo grande scandalo della politica italiana, lo [[scandalo Lockheed]], venendo posto in stato d'accusa per corruzione dalla Commissione parlamentare inquirente. La [[Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Corte Costituzionale]] nel [[1979]] condannò Tanassi a 28 mesi di carcere, per tangenti ricevute dalla società americana [[Lockheed]] per facilitare la vendita dei grandi aerei da trasporto [[Lockheed C-130 Hercules|C-130]] all'[[Aeronautica militare italiana]].
 
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L'ex ministro delle Poste [[Carlo Vizzini]], dopo alcuni avvisi di garanzia - che non porteranno però a nessuna condanna - lascia per diversi anni la scena politica. Contemporaneamente il cosiddetto scandalo delle "carceri d'oro" travolse invece il segretario [[Franco Nicolazzi]], che proprio in quegli anni aveva tentato di caratterizzare la propria segreteria sottraendo il partito socialdemocratico al suo ruolo subalterno rispetto alla [[Democrazia Cristiana]] e richiamando, sia pure vagamente, a una posizione alternativa riformista e compiutamente di sinistra.
 
=== Il pentapartitoPentapartito ===
Durante gli anni successivi, la maggioranza di governo si estese al [[Partito Liberale Italiano|PLI]], rappresentante tradizionale della borghesia moderata e per questo escluso dai precedenti "governi riformatori"; iniziò così la fase del cosiddetto "[[Pentapartito]]". Nel corso degli anni incominciarono però a riscontrarsi nel PSDI i primi dissapori: il 15 febbraio [[1989]] una "miniscissione", capeggiata da [[Pietro Longo]] e [[Pier Luigi Romita]], porta infatti alla costituzione del movimento di [[Unità e Democrazia Socialista]] (UDS).
 
Questo movimento aveva come obiettivo esplicito facilitare il riavvicinamento tra PSDI e PSI ma si risolse in un fallimento e il 13 ottobre 1989 l'UDS finì per confluire nel PSI.
 
=== La parabolaParabola discendente ===
In seguito alle inchieste di "Tangentopoli", nelle quali vennero implicati diversi suoi esponenti di primo piano, il PSDI vide diminuire drasticamente il proprio consenso elettorale.
 
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Alle [[elezioni politiche del 1994]] arrivò un PSDI praticamente ridotto a brandelli, che scelse di non presentare una propria lista autonoma.
 
===La diasporaDiaspora socialdemocratica===
Alcuni esponenti del partito scelsero di candidarsi autonomamente sotto diversi simboli:
* una parte consistente diede vita a una lista (insieme con una parte craxiana e ribelle del [[Partito Socialista Italiano|PSI]]) denominata ''Socialdemocrazia per le Libertà'' che presentò candidati autonomi dagli schieramenti principali in alcuni collegi<ref>{{cita libro|url=http://books.google.it/books?id=k2lBBPgap5sC&pg=PA122&dq=%22Socialdemocrazia+per+le+Libert%C3%A0%22&hl=it&sa=X&ei=ykfEUMLUOMiK4gSGtIDwAQ&ved=0CDAQ6AEwAA#v=onepage&q=%22Socialdemocrazia%20per%20le%20Libert%C3%A0%22&f=false|titolo=I simboli della discordia|editore=Giuffrè|anno=2012|autore=Maestri Gabriele}}</ref> uninominali, soprattutto in [[Molise]], [[Puglia]], [[Campania]], [[Calabria]] e [[Sicilia]]. Tra questi si candidarono anche il segretario del PSDI [[Enrico Ferri (politico)|Enrico Ferri]]<ref>{{Citazione necessaria|Enrico Ferri nel collegio di [[Carrara]] raccolse il 23,7% e non viene eletto.}}</ref>, e [[Franco Piro]] e [[Margherita Boniver]] della [[Federazione dei Socialisti]]. La lista nella quota proporzionale della Camera ottenne soltanto lo 0,46% dei voti<ref>{{cita web|url=http://www.europe-politique.eu/elections-italie-1994.htm|titolo=Elections Italie 1994|editore=europe-politique.eu|lingua=fr|accesso=9 dicembre 2012}}</ref><ref>I risultati della lista elettorale ''Socialdemocrazia per le Libertà'' furono esigui: nella quota proporzionale della Camera, infatti, la lista ottenne soltanto lo 0,46% dei voti; nella quota maggioritaria, dove si presentò al di fuori dei principali schieramenti ([[Progressisti]], [[Patto per l'Italia]], [[Polo delle Libertà]]), non ottenne risultati significativi.</ref>;
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* Il ''[[Movimento della Rinascita Socialdemocratica]]'' (successivamente rinominato ''Rinascita Socialdemocratica'' e ''Partito dei Socialdemocratici'') di [[Luigi Preti]].
 
== La rinascitaRinascita del partito nel 2004 ==
{{Vedi anche|Partito Socialista Democratico Italiano (2004)}}
 
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== Nelle istituzioni ==
 
=== Governi italiani cui ha preso parte il PSDI ===
 
* [[Governo De Gasperi IV]], (1947-1948)