Fascismo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Annullata la modifica 108363500 di 93.55.210.73 (discussione) vandalismo
Etichetta: Annulla
Riga 21:
 
[[File:Benito Mussolini.jpg|thumb|upright=0.7|[[Mussolini]] durante un discorso|alt=]]
Le violenze durante il periodo del [[biennio rosso in Italia|biennio rosso]] perpetrate da arditi, futuristi e fascisti in un'offensiva contro [[sindacato|sindacati]] e partiti di ispirazione socialista causarono numerose vittime (circa 3.000 nel solo biennio 1921-22, secondo le stime di Gaetano Salvemini<ref>Gaetano Salvemini, ''Le origini del fascismo in Italia. Lezioni di Harvard'', a cura di Roberto Vivarelli, Feltrinelli, Milano 1979 (quarta edizione), pag. 321: "Circa tremila persone persero la vita per mano fascista durante i due anni di guerra civile".</ref>) in particolare 300 morti fra i fascisti e 400 fra i socialisti<ref>{{Cita libro|autore=Fabio Fabbri|titolo=Le origini della guerra civile|data=2009|editore=Utet}}</ref> nella sostanziale indifferenza delle forze di polizia; la violenza crebbe considerevolmente negli anni 1920-22 fino alla [[marcia su Roma]] nel [[1922]]. Di fronte all'incalzare dello [[squadrismo]] fascista e dopo la marcia su Roma, il re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], preferendo evitare ulteriore spargimento di sangue e probabilmente meditando di poter sfruttare e controllare gli eventi, ignorò i suggerimenti di [[Luigi Facta]], [[Presidente del Consiglio dei ministri]] in carica, che gli aveva chiesto di firmare il decreto che proclamasse lo [[stato d'assedio]] e decise invece di conferire l'incarico di primo ministro a Mussolini stesso che guidò così un governo di coalizione composto da nazionalisti, liberali e popolari. Dopo il [[delitto Matteotti]] il suo governo assunse connotazioni dittatoriali e si attuò la progressiva identificazione del partito con lo Stato; legiferando favorendo i ceti industriali e agrari con privatizzazioni, liberalizzazione degli affitti, smantellamento dei sindacati. Grazie poi alla [[legge Acerbo]], una legge elettorale di tipo maggioritario, alle elezioni del [[1924]], il "listone fascista" ottenne uno straordinario successo, agevolato anche da ingenti brogli, dalle violenze e dalle intimidazioni e rappresaglie contro gli oppositori.
 
L'assassinio del deputato socialista [[Giacomo Matteotti]], che aveva denunciato in parlamento i brogli e chiesto l'annullamento delle elezioni, provocò una momentanea crisi del governo in quanto si diffuse la convinzione che i mandanti fossero i vertici del governo; l'episodio dimostrava che la "normalizzazione" dello squadrismo annunciata da Mussolini non era riuscita e che un'opposizione legale non era gradita. I partiti d'opposizione reagirono [[Secessione aventiniana|abbandonando il Parlamento]], sperando che il re intervenisse ma questi, intravedendo una sovranità monarchica liberata del contrappeso parlamentare, si astenne da ogni iniziativa. Successivamente il [[discorso di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925]], con il quale Mussolini si assunse la responsabilità politica del delitto Matteotti e delle altre violenze squadriste, di fatto proclamò la [[dittatura]], sopprimendo ogni residua libertà politica e di espressione e completando l'identificazione assoluta del [[Partito Nazionale Fascista]] con lo Stato. Seguì quindi la costituzionalizzazione del [[Gran Consiglio del Fascismo]], nel [[1928]]<ref>R. De Felice, ''Mussolini il Fascista'', tomo II, cit. p. 304</ref>. Pur assumendo alcune caratteristiche proprie dei [[Regime dittatoriale|regimi dittatoriali]], il Fascismo si mantenne formalmente subordinato alla [[Regno d'Italia (1861-1946)|monarchia sabauda]] e fedele allo [[Statuto Albertino|Statuto del Regno]].