Morano Calabro: differenze tra le versioni

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L'epigrafe di [[Polla]], senz'altro fa di Morano una tappa - già ai tempi della costruzione dell'asse viario tra [[Capua]] e [[Reggio Calabria|Rhegium]] - precedente a [[Cosenza|Cosentia]], dalla quale dista 49.000 passi, pari a 74&nbsp;km. Tuttavia, la ''statio ''della antica ''Muranum'', sebbene non provi la contemporanea sussistenza di un centro abitato, lo fa senz'altro supporre. A tal proposito si è immaginato che la fondazione romana potesse esser cronologicamente posta in concomitanza alla conquista della vicina [[Nerulum]], occupata dal console [[Quinto Emilio Barbula]] nel [[317 a.C.]] L'importanza strategico-militare del sito apparve subito evidente ai romani, visto che da Morano poteva esercitarsi il controllo dell'area della Valle dell'Ospedaletto, la quale a nord-ovest, attraverso l'altopiano di Campotenese, è in comunicazione con la Valle di San Martino sotto l'influenza di Nerulum: così sarebbe stato possibile mettere in comunicazione il territorio di bacino dei rispettivi fiumi, ossia il [[Lao (fiume)|Laos]] (per gli insediamenti di Nerulum e [[Laino (disambigua)|Lainum]]) e il [[Coscile|Sybaris]] (per Muranum e rispettiva area fino a [[Thurii]])<ref>Cappelli, Biagio (1989); ''Profilo di Morano'', Ed. Pro Loco Morano Calabro,</ref>.
 
===Medioevo===
=== Dal medioevo all'epoca contemporanea ===
====La ''battaglia di Petrafòcu''====
In epoca [[Alto medioevo|altomedievale]], durante le [[incursioni]] saracene del [[IX secolo]], venne combattuta fra [[saraceni]] e moranesi una battaglia che vide vittoriosi i cittadini del borgo, la c. d. ''battaglia di Petrafòcu'', svoltasi nelle sue vicinanze. Oggi, viene annualmente ricordata come simbolo dell'indipendenza cittadina in una annuale rievocazione storica, la [[Festa della bandiera]], oltre che [[iconografia|iconograficamente]] nello [[stemma]] civico.
La prima significativa notizia storica di epoca [[Alto medioevo|altomedievale]], si fa risalire alle [[incursioni]] saracene del [[X secolo]]. In tale periodo si svolse fra [[saraceni]] e moranesi una battaglia conclusasi con la vittoria di questi: è la c. d. ''battaglia di Petrafòcu'', combattuta nelle adiacenti campagne. Oggi viene annualmente ricordata come simbolo dell'indipendenza cittadina in una annuale rievocazione storica, la [[Festa della bandiera]], oltre che [[iconografia|iconograficamente]] nello [[stemma]]. L'episodio, così rinvenuto, tra l'altro, in un documento del tardo [[Secolo XVI|seicento]] dallo storico Cappelli<ref>Cappelli, Biagio, Lo stemma di Morano in ''Morano Calabro e la sua odonomastica''; Edizioni Pro Loco, Morano Calabro/Castrovillari, 1989; pag. 27</ref>, pare essersi sedimentato nella memoria civica collettiva, come testimoniato dall'utilizzo simbolico della testa del ''moro'' già dal [[1561]], benché con il tempo il fatto d'armi sia stato assorbito dal mito, o viceversa. Ciò però non esclude l'effettiva possibilità di uno scontro con il nemico saraceno ad opera dei moranesi; anzi è da ritenersi più che probabile viste le continue incursioni avute fra alterne vicende dal [[Secolo IX|IX]] al [[Secolo XI|XI secolo]]. Tuttavia, essendo stata occupata la vicina [[Cassano all'Ionio|Cassano]] proprio dai saraceni nell'anno [[1031]] durante le successive episodiche invasioni, è facile intuire che, per la sua strategica posizione, anche Morano infine sia stata occupata. In quegli anni infatti, le scorribande musulmane da parte del fratello di Abul-Kasem-Ibn-Hasan del [[976]] e del [[986]] si fecero più sanguinose, concentrandosi fra il nord della [[Calabria]], la [[Basilicata|Lucania]] e le [[Puglia|Puglie]]<ref>Moscato, Giovanni Battista, ''Cronaca dei musulmani in Calabria'', Brenner, Cosenza, 1963 - (cit. in) Cappelli, Biagio, op. cit, pag. 30.</ref>.
 
====Considerazioni sulla Morano medievale====
Nell'età medievale il borgo fu per un certo tempo libero comune<ref>{{EI||Morano Calabro}}</ref>, divenne in seguito [[feudo]] di Apollonio Morano, dei Fasanella, di Antonello Fuscaldo e nel XIV secolo passò infine ai Sanseverino di Bisignano.
Seguendo la cronologia dei vari signori di Morano, il primo del quale si abbia notizia pare essere Apollonio Morano; in seguito fu feudo dei Fasanella, di Antonello Fuscaldo e nel [[Secolo XVI|XIV secolo]] passò quindi ai [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino di Bisignano]]. Tuttavia, in età medievale il borgo fu per un certo tempo libero comune<ref>{{EI||Morano Calabro}}</ref>: è tesi dello storico Salmena ritenere che Morano abbia goduto in maniera significativa di numerosi privilegi e immunità, tali da rendersi concorrenti a un pieno [[Dominio (diritto feudale)|dominio feudale]]. A tal proposito, questa posizione può essere giustificata dalla ''Platea'' del [[1546]] compilata da Sebastiano della Valle su [[Decreto|decreto]] dell'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]]: documento di essenziale importanza nel quale venivano distinti i diritti feudali, da quelli spettanti al ''Seggio'' di Morano ed al popolo. Redatta come reintegra di un documento similare del [[1400]], dalla sua lettura si evince una certa emancipazione delle famiglie maggiorenti locali, sulla base di preesistenti libertà e [[Consuetudine|consuetudini]] tali da incidere in maniera più o meno significativa sulla diretta disponibilità del [[Feudatario|feudatario]] stesso<ref>Salmena, barone Antonio, ''Morano Calabro e le sue case illustri'', Raccolta Daugnon, Milano, 1873; pag. 165, 168, 173</ref>. La stratificazione temporale di questo stato di cose, lascia ben immaginare al Salmena l'idea di una discontinuità di fondo nelle successioni feudali per periodi più o meno brevi; per cui appare non infondata l'ipotesi di una Morano libera ''de facto'' in alcuni periodi, mentre in altri permaneva come feudo avente numerose [[Franchigia|franchigie]] di natura economica, gestionale, difensiva<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit.; pag. 169</ref>. A convalida di questa tesi si riporta: in primo luogo, il fatto che Morano non abbia mai avuto annesso a se nessun titolo di principe, marchese, duca o conte; in secondo luogo, la presenza di famiglie di origine locale che godettero di [[Allodio|diritti allodiali]] e [[Trattamento d'onore|trattamenti nobiliari]], fra le quali infatti si distingueranno i De Feulo, De Guaragna, Della Pilosella, Dell'Osso, Tufarelli e Salmena/Salimbeni ed altre<ref> Salmena, barone Antonio, op. cit., (cfr.) Libro III</ref>. È quindi assai probabile che Morano non fosse ancora infeudata ai [[Normanni]] nel [[1190]], ovvero che fosse semplicemente una [[Città regia (Italia)|città regia]]. Di conseguenza, in quello stesso anno Enrico Kalà, generale dell'imperatore Svevo [[Enrico VI di Svevia|Enrico VI]], decise di potenziarne le fortificazioni per meglio controllare i Normanni asserragliati nelle vicinanze. I soldati di [[Ottone IV di Brunswick|Ottone]] tuttavia distrussero Morano nel [[1208]], e fu poi per intercessione del Kalà presso [[Federico II di Svevia|Federico II]] che il borgo, con alcune città vicine, venne successivamente ricostruito e ripopolato: a questo periodo si suppone risalga il nucleo primigenio di privilegi e immunità che per consuetudine saranno riconfermati secoli dopo sia dalla ''Platea'' del 1400 che da quella del 1546<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit., pag. 165</ref>.
{{vedi anche|Sanseverino (famiglia)}}
Questa nobile famiglia si sentì molto legata a Morano, lasciandovi numerose e preziose tracce storico-artistiche, testimonianza del loro [[mecenatismo]], quali ad esempio la fondazione votiva del Monastero di [[San Bernardino da Siena]] patrono della città ([[1452]]), e l'ampliamento del [[castello]] ([[1515]]). A prova del costante legame con i suoi domini, il principe [[Sanseverino (famiglia)#Conti di Tricarico|Pietrantonio Sanseverino]], maggior esponente della famiglia, accordò numerose concessioni, grazie al noto [[Documento|atto]] ''Capitoli e Grazie'', [[ratifica]]to in Morano il 1º agosto [[1530]]<ref>Dicitura tratta da ''Capitoli e Grazie'' ''"Datum in nostra terra Morani 1° mensis Augusti 1530, Ind. XIII"''</ref>; inoltre suo figlio, [[Sanseverino (famiglia)#Principi di Bisignano|Niccolò Bernardino]] (ricordato per gli ''orti botanici sanseverini'' di [[Napoli]]), vi nacque nel [[1541]]; a questo fu dato come secondo nome quello del santo patrono locale, a suggellarne il legame. Fra le famiglie maggiorenti di origine locale che godettero di [[Allodio|diritti allodiali]] e trattamenti aristocratici, si ricordano i De Feulo, De Guaragna, Della Pilosella, Dell'Osso, Tufarelli e Salmena.
 
=== Dal medioevo'400 all'epoca contemporanea moderna===
Nel [[1614]] il feudo venne ceduto agli Spinelli principi di [[Scalea]], fino al [[1806]], anno di [[Eversione della feudalità|eversione]] dal [[feudalesimo]]. Il borgo seguì successivamente le sorti del [[Regno delle due Sicilie]] e del nascente [[Regno d'Italia]].
====L'assalto della ''scala di Morano''<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit., (cfr.) pagg. 20-21, 152-153 punto 6°</ref>====
Nell'ultimo decennio del [[Secolo XV|XV secolo]], Morano fu protagonista di un episodio a margine delle prime fasi delle [[Prima guerra d'Italia|guerre d'Italia]], ossia il passaggio del ''Gran Capitano'' [[Gonzalo Fernández de Córdoba|Consalvo de Córdoba]]. L'episodio, da menzionare come ''assalto della Scala di Morano'', avvenne nel [[1496]] durante il transito del condottiero andaluso lungo le Calabrie, a capo delle truppe del re [[Ferdinando II di Napoli|Ferdinando]]. Giungendo dalla vicina [[Castrovillari]], Consalvo si trovò a fronteggiare un'inaspettata offensiva dei moranesi lungo la salita detta ''scala di Morano'', oggi nota come ''il Crocifisso''. Le fonti storiche a questo punto divergono, affermando da un lato, che l'imboscata venisse compiuta da contadini e popolani di Morano, altre invece vogliono che questi fossero guidati (o istigati) da un manipolo di notabili del borgo avversi alla monarchia aragonese. Qualunque siano stati gli oscuri antefatti, il Córdoba fu costretto a ripiegare nuovamente su Castrovillari vista la resistenza degli abitanti. Alcuni membri della nobiltà locale, per cautelarsi si rifugiarono nel castello di [[Laino Castello|Laino]]; il ''Capitano'', dopo aver aggirato il blocco, riuscì ad occupare Morano e li stanò a sorpresa nel loro rifugio, uccidendo dopo una breve lotta Amerigo Sanseverino. È voce comune che Morano sia stata successivamente risparmiata dai saccheggi per rappresaglia delle truppe; tuttavia non si può non riscontrare che, a questo punto, la vicenda come storicamente accertabile, si tinge dei colori del mito. Infatti dopo il suddetto episodio, sulla strada verso Morano, la leggenda narra che il ''gran Capitano'' Consalvo incontrò un [[Frate|frate]] francescano che con parole pie cercò di dissuaderlo da propositi bellicosi, inducendolo quindi a risparmiare il paese. Giuntovi ed entrato poi nella chiesa del Monastero di [[San Bernardino da Siena|San Bernardino]], riconobbe proprio nella statua del Santo, le stesse sembianze del monaco incontrato lungo il cammino. Così, deposta la spada ai suoi piedi, si convinse a non infierire sul popolo moranese. Non è altresì chiaro se questo mito si origini da un artificio dello stesso Consalvo; sta di fatto che da tale leggenda, pare derivi la devozione al Santo, che la tradizione vuole aver assunto il [[Santo patrono|patronato]] di Morano a seguito di questo episodio.
 
====La signoria Sanseverino====
La famiglia [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino di Bisignano]], come anticipato, acquisì il feudo di Morano a partire dal [[Secolo XIV|XIV secolo]]. Il legame dei suoi esponenti verso i loro domini fu sempre stretto, ed in particolare testimoniarono il loro [[mecenatismo]] costellando Morano di pregevoli tracce storico-artistiche e di numerose liberalità, inaugurando quello può definirsi un ''periodo aureo'' sia sotto il profilo culturale che economico. Fra i lasciti ''sanseveriniani'' si citano ad esempio la fondazione votiva del Monastero di [[San Bernardino da Siena]] patrono della città ([[1452]]), l'ampliamento del [[castello]] ([[1515]]) e la costruzione del ''Palazzo de lo conte'' coevo ai piedi dell'abitato<ref>Cappelli, Biagio, op.cit.; pag. 61</ref>. Il principe [[Pietro Antonio Sanseverino]], maggior esponente della famiglia del periodo, accordò inoltre numerose concessioni con il noto [[Documento|atto]] ''Capitoli e Grazie'', [[ratifica]]to in Morano il 1º agosto [[1530]]<ref>Dicitura tratta da ''Capitoli e Grazie'' ''"Datum in nostra terra Morani 1° mensis Augusti 1530, Ind. XIII"''</ref>; inoltre suo figlio, [[Sanseverino (famiglia)#Principi di Bisignano|Niccolò Bernardino]] (ricordato per gli ''orti botanici sanseverini'' di [[Napoli]]), vi nacque nel [[1541]] dal suo secondo matrimonio con Erina Kastriota-Skanderbeg: gli venne dato come secondo nome quello del santo patrono locale, a suggellarne il legame. Niccolò Bernardino, fu l'ultimo esponente del ramo, poiché dalle sue nozze con Isabella della Rovere, non nacque che il figlio Francesco Teodoro morto precocemente. Passando in seguito i feudi in mano alla figlia di sua sorella [[Giulia Orsini]], questi vennero progressivamente alienati prima della controversa causa che portò Luigi dei Sanseverino di Saponara come erede legittimo. Anche Morano venne ceduta, passando nel [[1614]] ai Principi Spinelli di Scalea, che lo manterranno fino all'[[Eversione della feudalità|eversione]] dal [[feudalesimo]] durante il periodo napoleonico nel [[1806]].
 
====Epoche successive====
Il borgo seguì successivamente le sorti del [[Regno delle due Sicilie]] e del nascente [[Regno d'Italia]].
 
=== Fenomeno migratorio ===