Greenwashing: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Il termine è una [[parola macedonia|sincrasi]] delle parole inglesi ''green'' (verde, colore simbolo dell'[[ecologismo]]) e ''washing'' (lavare) che richiama il verbo ''to whitewash'' (in senso proprio "imbiancare, dare la calce", e quindi per estensione "coprire, nascondere"): potrebbe pertanto essere reso in italiano con l'espressione "darsi una patina di credibilità ambientale".<ref>{{cita web |url=http://blog.terminologiaetc.it/2013/01/30/significato-green-washing/ |titolo=Una mano di greenwash |sito=Terminologia etc. - Terminologia, localizzazione, traduzione e altre considerazioni linguistiche |data=30 gennaio 2013 |accesso= 21 maggio 2015}}</ref> La sua introduzione viene fatta risalire all'ambientalista statunitense Jay Westerveld, che per primo lo impiegò nel 1986 per stigmatizzare la pratica delle catene alberghiere che facevano leva sull'impatto ambientale del lavaggio della biancheria per invitare gli utenti a ridurre il consumo di asciugamani, quando in realtà tale invito muoveva prevalentemente da motivazioni di tipo economico.<ref>{{cita news|url=http://www.dailyfinance.com/2011/02/12/the-history-of-greenwashing-how-dirty-towels-impacted-the-green/ |autore=Jim Motavalli |titolo=A History of Greenwashing: How Dirty Towels Impacted the Green Movement |pubblicazione=Daily Finance |data=11 febbraio 2011 |accesso=21 maggio 2015}}</ref>
 
Già negli anni sessanta, tuttavia, con il primo timido affacciarsi del tema ecologico nel dibattito pubblico, alcune imprese furono indotte a darsi artatamente un'immagine più "verde", secondo una pratica che l'esperto pubblicitario Jerry Mander definì "ecopornografia".<ref>{{cita libro |autore= Black, Brian |titolo=Great Debates in American Environmental History |città=Westport |editore=Greenwood Press. |ISBN=0-313-33930-9 |pagina=147}}</ref> Ma è stato soprattutto a partire dagli anni novanta che si è intensificato il ricorso alla pratica del ''greenwashing'' da parte delle imprese, alimentato dalla crescita dell'attenzione dei consumatori ai temi della tutela dell'ambiente e anche dell'incidenza dell'impatto ambientale sulle decisioni di acquisto o consumo. Una tendenza simile ha riguardato anche le organizzazioni politiche, alle prese con un'accresciuta sensibilità dei cittadini alle scelte di [[sviluppo sostenibile]].
La sua introduzione viene fatta risalire all'ambientalista statunitense Jay Westerveld, che per primo lo impiegò nel 1986 per stigmatizzare la pratica delle catene alberghiere che facevano leva sull'impatto ambientale del lavaggio della biancheria per invitare gli utenti a ridurre il consumo di asciugamani, quando in realtà tale invito muoveva prevalentemente da motivazioni di tipo economico.<ref>{{cita news|url=http://www.dailyfinance.com/2011/02/12/the-history-of-greenwashing-how-dirty-towels-impacted-the-green/ |autore=Jim Motavalli |titolo=A History of Greenwashing: How Dirty Towels Impacted the Green Movement |pubblicazione=Daily Finance |data=11 febbraio 2011 |accesso=21 maggio 2015}}</ref>
 
Già negli anni sessanta, tuttavia, con il primo timido affacciarsi del tema ecologico nel dibattito pubblico, alcune imprese furono indotte a darsi artatamente un'immagine più "verde", secondo una pratica che l'esperto pubblicitario Jerry Mander definì "ecopornografia".<ref>{{cita libro |autore= Black, Brian |titolo=Great Debates in American Environmental History |città=Westport |editore=Greenwood Press. |ISBN=0-313-33930-9 |pagina=147}}</ref>
 
Ma è stato soprattutto a partire dagli anni novanta che si è intensificato il ricorso alla pratica del ''greenwashing'' da parte delle imprese, alimentato dalla crescita dell'attenzione dei consumatori ai temi della tutela dell'ambiente e anche dell'incidenza dell'impatto ambientale sulle decisioni di acquisto o consumo. Una tendenza simile ha riguardato anche le organizzazioni politiche, alle prese con un'accresciuta sensibilità dei cittadini alle scelte di [[sviluppo sostenibile]].
 
Il ''greenwashing'' è stato definito: