Dialetti della Puglia: differenze tra le versioni

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Il [[dialetto tarantino]] ha la particolarità di essere un idioma comunale, ossia la sua variante più pura è parlata esclusivamente entro i confini della città di [[Taranto]]. Esso, tuttavia, influenza significativamente la parte settentrionale dell'[[provincia di Taranto|omonima provincia]] formando le varianti delle città di [[Crispiano]], [[Palagiano]], [[Massafra]] e [[Statte]]. A est del capoluogo, già a [[San Giorgio Ionico]], viene parlato un [[dialetto salentino]] di variante [[dialetto brindisino|brindisina]], comune a tutta la zona settentrionale del Salento. A sud, invece, il tarantino influenza significativamente il dialetto della frazione di [[Talsano]], e infine fa sentire i suoi ultimi influssi a [[Leporano]], che risulta essere il centro più meridionale di tutta la Puglia in cui è attestata la vocale indistinta schwa [[Schwa|/ə/]], ed in cui comunque la pronuncia vocalica assume già caratteristiche salentine.
 
La colonizzazione dei [[Greci]] ha lasciato una notevole eredità linguistica, sia lessicale che morfo-sintattica, ancora oggi evidente in parole come ''celóne'' < χελώνη "tartaruga", ''céndre'' < κέντρον "chiodo", ''ceràse'' < κεράσιον "ciliegia", ''mesàle'' < μεσάλον "tovaglia", ''àpule'' < απαλός "molle", ''tràscene'' < δράκαινα "tipo di pesce".<ref name=":4">{{Cita libro|autore=Cfr. G. Rohlfs|titolo=Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d'Otranto)|edizione=München, Verlag der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, 1956-1961; ristampa anastatica: Galatina, Congedo, 1976, 3 voll}}</ref> Poi la città diventò romana, introducendo vocaboli di origine latina: ''dìləchə'' < <small>DELICUS</small> "mingherlino", ''dəscətare'' < <small>OSCITARE</small> "svegliarsi", ''gramarə'' < <small>CLAMARE</small> "lamentarsi", ''mbisəmbìse'' < <small>IMPENSU</small> "cattivo, malvagioimpiccato", ''ndramənderàme'' < <small>INT(E)RAMEN</small> "interiora", ''sdevecà'' < <small>DEVACARE</small> "svuotare", ''alà'' < <small>HALARE</small> "sbadigliare". Notevole la perifrasi pleonastica, in comune con l'apulo-baresei dialetti centrali pugliesi, del verbo ''<u>sc</u>ére'' / ''scì'' con il suo gerundio (lat. medievale<small>(G)IRE</small>) per indicare semplicemente il verbo "andare". Successivamente il lessico tarantino si arricchì di termini di origine lomgobarda (''sckìfe'' < skif "piccola barca", ''ualàne'' < wald "bifolco"). Con l'arrivo dei [[Normanni]] nel [[1071]] e degli [[Angioini]] fino al [[1400]], la lingua si arricchì di parole [[lingua francese|francesi]] come ''fəscjuddə'' < fichu "coprispalle" o ''accattarə'' < achater "comprare", con affievolimento della ''i'' atona nella cosiddetta "''e'' muta".
 
Nel [[Medioevo]], la città passò sotto il dominio [[saraceni|saraceno]] con la conseguente introduzione di vocaboli [[lingua araba|arabi]], tra cui ''ghiaùtə'' < tabut "bara" e ''mašcaratə'' < mascharat "risata". Nel [[1502]] Taranto cadde sotto il dominio degli [[Aragona|Aragonesi]] e lo [[lingua spagnola|spagnolo]] fu per tre secoli la lingua ufficiale della città, lasciando anch'esso il suo contributo di parole (''marangə'' < naranja "arancia", ''sustə'' < susto "tedio, uggia").