Colpo di Stato in Cecoslovacchia del 1948: differenze tra le versioni

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Il 20 febbraio i socialisti nazionali si dimisero dal governo in segno di protesta, seguiti dal Partito Popolare Cattolico e dal Partito Democratico Slovacco: essi speravano di indurre Beneš ad indire elezioni anticipate che i comunisti avrebbero sicuramente perso, data la loro forte impopolarità dovuta al loro rifiuto di accettare il Piano Marshall. Beneš però rifiutò di accettare le dimissioni del governo, non indisse nuove elezioni e, nei giorni che seguirono, espulse i ministri democratici. L'esercito cecoslovacco rimase neutrale.
 
Nel frattempo, il KSČ incrementò il proprio potere. Il Ministero degli Interni distribuì le forze di polizia nelle aree sensibili ed istituì una milizia popolare mentre quello dell'Informazione rifiutò di mandare in onda insui tvmezzi di comunicazione i politici non comunisti, ed i ministeri retti dai partiti non comunisti furono gestiti da "comitati di azione" comunisti, che espulsero tutte le persone non affiliate al Partito Comunista.
 
Il 25 febbraio [[Edvard Beneš]], temendo un intervento militare sovietico, accettò le dimissioni dei ministri dissidenti e ricevette una nuova lista di ministri da Gottwald, che completò così il rovesciamento dei poteri da parte dei comunisti.