Fascismo: differenze tra le versioni

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{{organizzare|Voce da risistemare, con una miglior contestualizzazione sul piano politico-ideologico, con spostamento degli elementi specificamente storici nella voce '''[[Storia dell'Italia fascista]]''', in particolare per quello che riguarda Etiopia, e miglior contestualizzazione per Spagna e Albania, voce nella quale intere sezioni sono identiche a quelle di questa voce}}
[[File:National Fascist Party logo 2.svg|thumb|Il [[fascio littorio]], emblema del fascismo, nel simbolo del [[Partito Nazionale Fascista]]]]
Il '''fascismo''' è stato un po' nammerda [[movimento politico]] nato in [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] all'inizio del [[XX secolo]], ad opera del politico, giornalista e futuro [[Dittatura|dittatore]] [[Benito Mussolini]]. Alcune delle dottrine e delle pratiche elaborate e adottate dal fascismo italiano si sono diffuse in seguito, anche se con caratteristiche differenti, in [[Europa]] e in altri [[Paesi del mondo]].
 
Il fascismo si caratterizzò come un movimento [[Nazionalismo|nazionalista]], [[Autoritarismo|autoritario]], [[Autocrazia|autocratico]] e [[Totalitarismo|totalitario]]; l'[[ideologia]] sottesa a tale movimento è stata interpretata allo stesso tempo come [[Rivoluzione (politica)|rivoluzionaria]]<ref>[[Renzo De Felice]], ''Intervista sul fascismo'', [[Arnoldo Mondadori Editore]], 1992, pp. 40–41: «[I]o dico che il fascismo è un fenomeno rivoluzionario, se non altro perché è un regime, e ancor di più un movimento&nbsp;– e qui c'è da tener presente la differenza di grado tra quello che fu il regime e quello che avrebbe voluto essere il movimento&nbsp;– che tende alla mobilitazione, non alla demobilitazione delle masse, e alla creazione di un nuovo tipo di uomo. Quando si dice che il regime fascista è conservatore, autoritario, reazionario, si può avere ragione. Però esso non ha nulla in comune con i regimi conservatori che erano esistiti prima del fascismo e con i regimi reazionari che si sono avuti dopo. Il regime fascista, invece, ha come elemento che lo distingue dai regimi reazionari e conservatori, la mobilitazione e la partecipazione delle masse. Che poi ciò sia realizzato in forme demagogiche è un'altra questione: il principio è quello della partecipazione attiva, non dell'esclusione. Questo è un punto che va tenuto presente, è uno degli elementi, diciamo così, rivoluzionari. Un altro elemento rivoluzionario è che il fascismo italiano&nbsp;– anche qui si può dire demagogicamente, ma è un altro discorso&nbsp;– si pone un compito, quello di trasformare la società e l'individuo in una direzione che non era mai stata sperimentata né realizzata. I regimi conservatori hanno un modello che appartiene al passato, e che va recuperato, un modello che essi ritengono valido e che un evento rivoluzionario ha interrotto: bisogna tornare alla situazione prerivoluzionaria. I regimi di tipo fascista invece, vogliono creare qualcosa che costituisca una nuova fase della civiltà».</ref> e [[Reazione (politica)|reazionaria]]<ref>«Io sono reazionario e rivoluzionario, a seconda delle circostanze. [...] Ma sono certamente rivoluzionario quando vado contro ogni superata rigidezza conservatrice o contro ogni sopraffazione libertaria. [...] Se domani fosse necessario, mi proclamerei il principe dei reazionari» (Benito Mussolini, discorso tenuto al Senato il 27 novembre 1922, cit. in Mussolini, ''Opera omnia''). «Con lo scatenarsi dello squadrismo agrario il fascismo aveva inequivocabilmente dimostrato di essersi trasformato in un movimento reazionario legato alle classi dominanti più retrive, deciso a inserirsi a ogni costo nella politica nazionale a livello parlamentare e governativo» (Renzo De Felice, ''Sindacalismo rivoluzionario e fiumanesimo nel carteggio De Ambris-d'Annunzio'', Morcelliana, 1966, p. 119). Paolo Buchignani, ''La Rivoluzione in camicia nera'', Mondadori, 2007; George Mosse, ''Intervista sul nazismo'', Laterza, 1977; Renzo De Felice, ''Intervista sul fascismo'', a cura di M. A. Ledeen, Laterza, 1975. [[Sergio Panunzio]] riferisce della locuzione «conservazione reazionaria» e la fa propria, spiegandola così: «Il fascismo ha due connessi e inscindibili aspetti, e guai a staccarli l'uno dall'altro, rompendo il suo organismo ideale e morale: [l'aspetto] conservatore e restauratore, l'aspetto innovatore o instauratore. Donde la sua natura di fatto storico, di ''conservazione rivoluzionaria''» (cfr. Panunzio, ''Rivoluzione e Costituzione (Problemi costituzionali della rivoluzione)'', Milano, Fratelli Treves, 1933, p. 243.</ref>; in particolare il fascismo si autodefiniva<ref>Benito Mussolini, ''Opera omnia'', vol. XXIV, p. 215: «Oggi possiamo affermare che il modo di produzione capitalistica è superato e con esso la teoria del liberalismo economico che lo ha illustrato ed apologizzato».</ref>, ed è considerato da alcuni, come alternativo al [[capitalismo]] [[Liberalismo economico|liberale]]<ref>«Fascismo e marxismo hanno un punto in comune: entrambi vogliono la distruzione del vecchio ordine di cose [...]. È in questo che l'ideologia fascista è un'ideologia rivoluzionaria. Anche se non intende attaccare tutte le strutture economiche tradizionali, anche se intende colpire solo il capitalismo e non la proprietà privata e la nozione di profitto». Zeev Sternhell, cit. da Renzo De Felice in ''Il Fascismo: le interpretazioni dei contemporanei e degli storici'', [[Milano]] 2004, p. 802. «[S]e è vero che in seno al fascismo la componente sindacalista rimase minoritaria, studi recenti han dato conforto all'impressione che non di rado la ricerca della cosiddetta terza via fra capitalismo e proletariato favorisse una sua decisa ripresa e sempre incontrasse la simpatia del duce stesso», ''Mito e storiografia della "grande rivoluzione"'', di Antonino De Francesco, Guida, 2006. «Negli anni in cui la grande crisi sembrava far risuonare il ''De profundis'' per il capitalismo concorrenziale, il regime fece mostra di aver trovato la sua terza via fra capitalismo e comunismo». Salvatore Lupo, ''Il fascismo: la politica in un regime totalitario'', Donzelli, 2005, p. 401.</ref><ref>Va altresì puntualizzato che secondo l'interpretazione di matrice marxista del fascismo era considerato come la «stampella del capitalismo». Si veda a.e. ''La seconda conferenza del partito comunista d'Italia'' (resoconto stenografico), 1928. Giulio Sapelli, ''L'Analisi economica dei comunisti italiani durante il fascismo'', p. 165: [Il fascismo rappresenterebbe] «una formazione capitalistica superiore di organizzazione statale, un tipo di organizzazione attraverso la quale lo Stato si identifica più strettamente con i gruppi dirigenti del capitalismo [...] ]».</ref>; sul piano ideologico fu [[Populismo|populista]]<ref>Emilio Gentile, ''Fascismo. Storia e interpretazione'', Laterza, Roma-Bari 2002, p. 72.</ref>, fautore della funzione sociale della [[proprietà privata]] e della divisione della società in [[classi sociali|classi]]<ref>Emilio Gentile, ''Fascismo. Storia e interpretazione'', Laterza, Roma-Bari 2002, p. 73.</ref>.