Cesare Fera: differenze tra le versioni

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Si distinse ben presto in campo siderurgico compiendo viaggi di studio ed esperienze lavorative in Germania, presso le acciaierie [[Krupp]], allo scopo di apprendere le tecniche di fusione e di fabbricazione delle famose piastre d'acciaio impiegate nella costruzione delle corazzate da guerra.
 
Fu quindi molto attivo nella dirigenza della [[Acciaierie di Terni|SAFFAT]](Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni) avendo un ruolo di rilievo nella progettazione di varie attrezzature e impianti industriali tra cui il famoso Grande Maglio da 108 tonnellate (con sottoincudine da 1.000 tonn. fuso in un unico blocco) realizzato nel 1886 e, all'epoca, il più grande del mondo.
 
Nel 1900 Cesare Fera fu tra i soci fondatori della Società Siderurgica di Savona, di cui fu Amministratore delegato fin dall'inizio. Dal 1904 al 1920 fu anche Amministratore delegato dell'[[Società anonima Elba di miniere e altoforni|Elba-Società Anonima di Miniere e di Alti Forni]]. In tale duplice veste, fu uno dei firmatari dell'atto di fondazione dell'[[ILVA]], costituitasi a [[Genova]] il 1º febbraio 1905. Tra il 1905 e il 190191919 fece, inoltre, parte del Consiglio di amministrazione della Società Ferriere Italiane.<ref>''Ilva, alti forni e acciaierie d'Italia, 1897-1947'', 1948</ref>
 
[[File:Inaugurazione Ilva Bagnoli 1910.jpg|thumb|L'inaugurazione dell'ILVA di Bagnoli|left]] Come ricorda Corrado Pallenberg, in un documentato articolo sulla siderurgia italiana, «''Cesare Fera, aveva avuto, per primo in Italia, l'idea di creare uno stabilimento a ciclo integrale che, partendo dal minerale, arrivasse al prodotto finito e a un basso costo di produzione. Dopo un fallito tentativo a [[Portoferraio]], Fera creò a [[Bagnoli (Napoli)|Bagnoli]] un magnifico stabilimento che purtroppo, per mancanza di denari, non venne mai finito e che il suo creatore non vide mai in funzione. Ma l'ossatura di questo impianto era concepita in maniera così geniale che è bastato, dopo l'ultima guerra, riparare qualche danno, fare degli ammodernamenti e ampliamenti per portare Bagnoli a una capacità produttiva di 700 mila tonnellate annue.''»<ref>Corrado Pallenberg, "La città dell'acciaio", in ''Epoca'', n. 88, Giugno 1952</ref>