Antonio De Nino: differenze tra le versioni

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De Nino è ritenuto l'archetipo dell'intellettuale abruzzese del XIX-XX secolo, apprezzato da scienziati, archeologi, storici e anche letterati e poeti quali [[Gabriele d'Annunzio]], con cui compì un viaggio nel 1896 tra [[Scanno]], [[Sulmona]] e [[Anversa degli Abruzzi]], e che gli fornirà le informazioni necessarie per la realizzazione della tragedia ''[[La fiaccola sotto il moggio]]'' (1905) ambientata nell'antico castello De Sangro di Anversa; mentre quanto alle località di [[Villalago]] e [[Cocullo]], De Nino ispirò lo stesso D'Annunzio e il pittore [[Francesco Paolo Michetti]] riguardo le leggende dei serpari per la venerazione di [[San Domenico di Foligno]].
 
Ancora oggi gli studi del De Nino sono consultati e apprezzati come fonte per nuove ricerche riguardo iai siti archeologici presenti nella valle Peligna e nella valle dell'Aterno, dato che egli fu il primo ad adottare nuovi criteri archeologici misti alla scienza per effettuare le scoperte, a differenza dei metodi obsoleti dei nobili, che rinvenivano lapidi, epigrafi, statue, e li conservavano per loro piacere nei palazzi, o nelle chiese, tanto che viene considerato come il padre dell'archeologia d'Abruzzo, avendo collaborato anche col Mommsen negli scavi abruzzesi-molisani, e col Dressel. Si adoperò per l'esposizione permanente delle sculture e delle opere d'arte da lui rinvenuti negli stessi luoghi della scoperta, pur di evitare che andassero in private collezioni o in musei di altre regioni, e fece aprire ad Alfedena, Corfinio e Castel di Sangro, presso l'ex convento della Maddalena, tre musei archeologici, che poi vennero intitolati alla sua persona.
 
In tutto De Nino aperse 107 campagne di scavo tra Abruzzo, Molise e Lazio, applicò anche il metodo critico dell'arte per catalogare e datare le opere rinvenute, se di origine italica oppure romana, o se fosse stata contaminata durante la conquista dei popoli italici, e si avvalse della collaborazione degli storici Adolfo Venturi ed Emile Bertaux; spesso ebbe problemi economiche nell'organizzazione degli scavi, ma si adoperò con passione per seguire personalmente ogni campagna, e curarsi della conservazione delle opere scultoree rinvenute