Polittico di Borgo San Sepolcro: differenze tra le versioni

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Nel 1438 al Sassetta veniva corrisposto un primo pagamento. Pare che però i lavori di pittura non dovessero iniziare prima del 1439, quando i frati e creatori di vetrate Francesco d'Asciano e Michele di Simone visitavano la bottega dell'artista a Siena per discutere il programma iconografico: ci resta un documento, lo ''scripta'', che riporta ad esempio come nella predella dovessero essere dipinte quattro storie della Passione sul davanti e quattro storie del [[beato Ranieri]] sul retro. Almeno un'ulteriore scena doveva trovarsi al centro di ogni lato di predella, per combaciare le misure, ma cosa contenesse è ignoto.
 
Il polittico fu poi consegnato e installato sette anni dopo il contratto, nel [[1444]]. Rimase al suo posto per poco più di un secolo: fu rimosso per un rinnovamento in senso [[controriforma]]to tra il [[1578]] e il [[1583]]. Entro il 1810 fu venduto, fatto a pezzi e disperso. Il primo storico dell'arte ad interessarsene fu [[Bernard Berenson]] con un articolo sul ''[[Burlington Magazine]]'' del [[1903]], in un'epoca in cui la [[scuola senese]] godeva del massimo interesse da parte del collezionismo internazionale. Da allora sono state rintracciate tutte le tavolette superstiti e sono state tentate varie ricostruzioni dell'insieme. Tra le più significative, quella di [[Enzo Carli (storico dell'arte)|Enzo Carli]] (1951), [[Mario Salmi]] (1971), [[Sylvie Béguin]] (1978), [[Keith Christiansen]] (1988), [[Dominique Thiébaut]] (1990), [[James Banker]] (1991) e [[Dillian Gordon]] (2003). .
 
==Descrizione==