Scetticismo metodologico: differenze tra le versioni

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Dalla lettura degli ''Elementi'' di [[Euclide]] nasceva la convinzione che le verità certe apparivano evidenti alla ragione, senza bisogno di ulteriori dimostrazioni e che il loro fondamento fosse il [[principio di non-contraddizione]]. Partendo dal presupposto di non poter fondare sperimentalmente la certezza, come era invece nella prassi dalla quale muoveva il suo contemporaneo [[Galileo Galilei]], intuisce la necessità di una riflessione sul fondamento della certezza: il valore di un dubbio metodico, previsto dal metodo cartesiano, è proprio quello di trovare tale fondamento.
 
L'esistenza di una molteplicità di modi dai quali è possibile dedurre verità, suggerisce che ciascuno ha un suo metodo per formare le proprie certezze: dunque, il metodo è una proposta e non l'imposizione di un metodo di ricerca della verità. Cartesio sostiene che la sua è solo uno dei possibili mezzi e che ciascuno rimane libero di adottare il proprio, ma davanti a risultati soddisfacenti che esso dimostrava se ne rendeva opportuna l'adozione.
 
Come altri pensatori nelle varie epoche della geometria euclidea ammirava profondamente la verificabilità del ragionamento dimostrativo a ogni passaggio su una figura geometrica e quindi il fatto che le dimostrazioni potessero instaurare una concatenazione logica di evidenze prime alla ragione facilmente verificabili le une indipendentemente dalle altre: così nella logica Cartesiana la dimostrazione non serve tanto a fondare una certezza quanto a collegare proposizioni indipendenti che la ragione già considerava certe in un pensiero discorsivo ''ad hoc'' che ne facilita la memorizzazione (il collegamento delle idee faciliterebbe una loro accettazione).