Johann Gottlieb Fichte: differenze tra le versioni

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I tedeschi quindi sono gli unici ad avere un fattore unificatore spirituale e materiale che li caratterizza come stirpe, nazione.<ref>È improprio parlare di «razza» in quest'opera, termine di cui Fichte non fa alcun uso, e che peraltro è un concetto tipicamente novecentesco.</ref> La stessa storia culturale tedesca con le grandi figure di [[Lutero]], [[Gottfried Leibniz|Leibniz]] e [[Kant]] dimostra la sua superiorità spirituale che ne fa una nazione eletta, a cui è stato affidato il compito di espandere la sua civiltà agli altri popoli. E guai se essa fallisse! Si legge infatti nella XIV e ultima lezione, dal titolo "Conclusioni generali": «Perciò non c'è nessuna via di uscita: se sprofondate voi, sprofonda l'intera umanità, senza speranza di ripristinarsi in futuro».<ref>Johann Gottlieb Fichte, ''Discorsi alla nazione tedesca'', a cura di Gaetano Rametta, Laterza, Roma-Bari 2003, ISBN 88-420-6990-6, p. 218.</ref>
 
Il pensiero di Fichte verrà poi esaltato dalla corrente del [[pangermanesimo]], a cui tra gli altri si rifece [[Hitler]]. In realtà Fichte insiste «...tanto sulla superiorità militare e politica della Germania, che è stata sconfitta dai francesi e non è ancora uno stato unitario, quanto sulla superiorità morale dei tedeschi, che non vanno confusi, per semplici ed esteriori somiglianze fisiche, con i popoli slavi...» <ref>Marco Martini, ''Il pensiero filosofico dell'Ottocento'',Lulu.com, p.8</ref>
 
== Opere ==