Divario generazionale: differenze tra le versioni

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[[File:GDI.jpg|miniatura|424x424px|Secondo le proiezioni dell’Indice di Divario Generazionale, si stima che il divario generazionale raggiungerà entro il 2020 valori quasi doppi rispetto a quelli indicizzati al 2004 e che si triplicheranno entro il 2030]]
 
Il principale strumento di misurazione del divario generazionale in Italia è invece l’Indice sintetico del Divario Generazionale (GDI – ''Generational Divide Index'')<ref>{{Cita libro|titolo=Fondazione Bruno Visentini, L.Monti (a cura di), Divario generazionale: il senso della dismisura, Alter Ego, Viterbo, 2015}}</ref>, elaborato dal ClubdiLatina e dalla Fondazione Bruno Visentini, che individua 1213 domini (nel 2018 è stato inserito il dominio "Parità di genere"), ciascuno dei quali incide con analogo peso specifico sulla costruzione del GDI.
L’Indice di Divario Generazionale proietta tale divario, indicizzato al 2004, a poco meno del doppio nel 2020 e al triplo nel 2030. Se, cioè, un giovane di vent’anni nel 2004 impiegava 10 anni per costruirsi una vita autonoma, nel 2020 ne impiegherà 18, e nel 2030 addirittura 28, diventando indipendente soltanto ultraquarantenne. In aggiunta, si stima che i costi economici annui per i singoli Neet (15-29 anni) a livello nazionale siano pari a circa 35 miliardi di euro nel 2016 (rispetto ai 23,8 miliardi del 2011)<ref>{{Cita libro|titolo=Eurofound, Neets, young people not in education and training; Characteristics, costs and policy responses in Europe, Luxembourg: Publications Office of the European Union, Dublin, 21th October 2012}}</ref>. A pesare maggiormente è il costo delle risorse umane “non sfruttate”. Al peso sul bilancio dello Stato bisogna anche aggiungere la perdita di competitività della forza lavoro potenziale.
 
L’Indice di Divario Generazionale proietta tale divario, indicizzato al 2004, a poco meno del doppio nel 2020 e al triplo nel 2030, stando alle stime del primo e secondo Rapporto della Fondazione Bruno Visentini. Se, cioè, un giovane di vent’anni nel 2004 impiegava 10 anni per costruirsi una vita autonoma, nel 2020 ne impiegherà 18, e nel 2030 addirittura 28, diventando indipendente soltanto ultraquarantenne. In aggiunta, si stima che i costi economici annui per i singoli Neet (15-29 anni) a livello nazionale siano pari a circa 35 miliardi di euro nel 2016 (rispetto ai 23,8 miliardi del 2011)<ref>{{Cita libro|titolo=Eurofound, Neets, young people not in education and training; Characteristics, costs and policy responses in Europe, Luxembourg: Publications Office of the European Union, Dublin, 21th October 2012}}</ref>. A pesare maggiormente è il costo delle risorse umane “non sfruttate”. Al peso sul bilancio dello Stato bisogna anche aggiungere la perdita di competitività della forza lavoro potenziale.
L’Indice di Divario Generazionale (GDI) prende in considerazione fattori che incidono in maniera diretta sulla situazione dei giovani, come la disoccupazione (suddivisa in disoccupazione giovanile e Neet), il reddito e la ricchezza, l’accesso al credito (''Credit Crunch''). Inoltre, vengono valutati fattori come l’educazione (intesa sia come spesa in educazione che come abbandono scolastico), la salute (tanto l’accesso ai servizi sanitari, quanto la saluta percepita), la possibilità di accesso alle pensioni (con i relativi costi sul sistema), la questione abitativa (cioè, le spese per la casa, i permessi a costruire e l’accessibilità alle case), la rete di infrastrutture disponibili (di natura tecnologica, cioè il ''Digital Divide,'' misurato come uso dell’''E-Government'', interazione con i cittadini ed infrastruttura digitale), la mobilità territoriale (in particolare, il tempo che i giovani impiegano per raggiungere il posto di lavoro o di studio) e i mutamenti climatici (causati da fattori inquinanti, come l’effetto serra e il CO2). Per ottenere un'analisi più approfondita, sono stati presi in esame anche fattori che hanno incidenza indiretta sul divario generazionale ma che concorrono al suo aumento; tali fattori sono la partecipazione democratica (che ricomprende la fiducia nei partiti, la partecipazione al voto e l’età dei politici), la legalità e il debito pubblico.
 
Nella terza edizione del Rapporto, la rilevazione del divario generazionale in Italia continua anche nel 2018 a mantenersi particolarmente elevata. Fatto 100 il 2004, l’Indice di divario generazionale (GDI), formato da 13 indicatori compositi e 36 indicatori elementari, si attesta ora a 128 punti. Lontano dal picco del 2014, apice del divario generazionale con 134 punti, la rilevazione di quest’anno segna tuttavia un peggioramento dell’Indice rispetto all’anno precedente, quando l’asticella si era fermata a 127 punti<ref>{{Cita web|url=https://www.luissuniversitypress.it/pubblicazioni/il-divario-generazionale-e-il-reddito-di-opportunita|titolo=Il divario generazionale e il reddito di opportunità {{!}} LUISS University Press|sito=www.luissuniversitypress.it|accesso=2019-12-13}}</ref>.
 
Il consueto esame dell’andamento dei vari indicatori compositi che concorrono a comporre l’Indice di divario generazionale, via via raffinatosi nel corso di questi anni, consente di verificare periodicamente quali di questi maggiormente incide sulla sua attuale performance negativa.
 
Nella rilevazione del 2018, le cosiddette variabili “di rottura”, intervenendo sulle quali auspicabilmente sarebbe possibile avviare un percorso che conduca progressivamente ai livelli di divario generazionale precrisi, erano rappresentate dal sistema pensionistico, il reddito e la ricchezza, il credito e il risparmio e la parità di genere. Escluso il credito e il risparmio, tutte le altre variabili di “rottura” sono confermate anche per quest’anno, tenendo altresì conto che per le “pensioni” ancora non è stato calcolato l’effetto di “Quota 100”. Quest’anno entra nella “lista nera” degli indicatori, che maggiormente contribuiscono ad aumentare il divario generazionale, anche il dominio focalizzato sul capitale umano. Negli ultimi quindici anni il numero di giovani che hanno trasferito all’estero la propria residenza – in un altro Stato membro o in un Paese extra-europeo – è aumentato di oltre 40.000 unità (da 19.720 nel 2004 a 61.553 nel 2018).
 
L’Indice di Divario Generazionale (GDI) prende in considerazione fattori che incidono in maniera diretta sulla situazione dei giovani, come la disoccupazione (suddivisa in disoccupazione giovanile e Neet), il reddito e la ricchezza, l’accesso al credito (''Credit Crunch''). Inoltre, vengono valutati fattori come l’educazione (intesa sia come spesa in educazione che come abbandono scolastico), la salute (tanto l’accesso ai servizi sanitari, quanto la saluta percepita), la possibilità di accesso alle pensioni (con i relativi costi sul sistema), la questione abitativa (cioè, le spese per la casa, i permessi a costruire e l’accessibilità alle case), la rete di infrastrutture disponibili (di natura tecnologica, cioè il ''Digital Divide,'' misurato come uso dell’''E-Government'', interazione con i cittadini ed infrastruttura digitale), la mobilità territoriale (in particolare, il tempo che i giovani impiegano per raggiungere il posto di lavoro o di studio) e, i mutamenti climatici (causati da fattori inquinanti, come l’effetto serra e il CO2). Pere ottenerela un'analisiparità piùdi approfondita,genere sono(nello statispecifico, presiil in''gender esamepay anchegap'' fattoriovvero chela hannopercentuale incidenza indiretta suldel divario generazionaleretributivo madi che concorrono al suo aumento; tali fattori sono la partecipazione democratica (che ricomprende la fiducia nei partiti, la partecipazione al voto e l’età dei politicigenere), la legalità e il debito pubblico.
 
== Proposte per ridurre il divario generazionale ==