Diga del Vajont: differenze tra le versioni

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|nomesuddivisione3 = [[Erto e Casso|(Italia)Erto e Casso]]
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La '''diga del Vajont''', progettata dal [[1926]] al [[1958]] dall'[[ingegnere]] [[Carlo Semenza]], fu costruita tra il [[1957]] e il [[1960]] nel comune di [[Erto e Casso]], in [[provincia di Pordenone]], lungo il corso del [[Vajont (torrente)|torrente Vajont]]. Lega il suo nome al [[disastro del Vajont]], avvenuto nella sera del 9 ottobre [[1963]], e non è più utilizzata per la produzione di energia.<ref>{{Citacita web |url=http://idraulica.beic.it/avvenimenti/il-disastro-del-vajont/ |titolo=Il disastro del Vajont|editore=Fondazione Biblioteca Europea di Informazione Cultura|accesso=14 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190426110052/http://idraulica.beic.it/avvenimenti/il-disastro-del-vajont/|dataarchivio=26 aprile 2019|urlmorto=no}}</ref>
 
== Descrizione ==
Di [[Diga#Dighe ad arco|tipo a doppio arco]], lo sbarramento è alto 261,60&nbsp;m e nel [[2014|2019]], a quasi 60 anni dalla costruzione, è ancora l'ottava diga più alta del mondo (la quinta ad arco), con un volume di 360.000&nbsp;m³ e con un [[Bacino artificiale|bacino]] di 168,715 milioni di metri cubi. All'epoca della sua costruzione era la diga più alta al mondo e, come per il [[RMS Titanic|Titanic]], si trattava di un progetto estremamente ambizioso, mai osato prima.<ref>{{Citacita web|url=http://guide.supereva.it/giallo_e_noir/interventi/2005/06/216282.shtml |titolo=La Diga del Vajont: Le Responsabilità|autore=Sabina Marchesi |editore=guide.superEva.it|accesso=14 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191209091629/http://guide.supereva.it/giallo_e_noir/interventi/2005/06/216282.shtml|dataarchivio=9 dicembre 2019|urlmorto=no}}</ref>
 
Lo scopo della diga era di fungere da serbatoio idrico di regolazione stagionale per le acque del fiume [[Piave]], del torrente [[Maè]] e del torrente [[Boite]], che precedentemente andavano direttamente al [[Lago di Val Gallina|bacino della Val Gallina]], che alimentava la grande [[Centrale idroelettrica di Soverzene|centrale di Soverzene]].
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In questo sistema di "[[vasi comunicanti]]", le differenze di quota tra bacino e bacino venivano usate per produrre [[energia]] tramite piccole [[Centrale idroelettrica|centrali idroelettriche]], come quella del Colombèr, ricavata in caverna ai piedi della diga del Vajont, e quella della Gardona, nei pressi di Castellavazzo (proveniente dal bacino di Pontesei, in Val di Zoldo). Le acque scaricate dalla centrale di Soverzene venivano poi condotte, in parte al Piave, e il restante tramite un [[canale artificiale]], al [[Lago di Santa Croce|Lago di S.Croce]], quindi alle centrali del Fadalto, nella Val Lapisina e alle tre finali: nei comuni di Cappella Maggiore, Caneva e Sacile.
 
Il sistema, noto come "Grande Vajont"<ref>{{Citacita web|url=https://www.progettodighe.it/main/reportage/article/il-progetto-grande-vajont|titolo=Il progetto "Grande Vajont"|autore=Elvis Del Tedesco|editore=ProgettoDighe|data=giugno 2010|accesso=14 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190402200327/https://www.progettodighe.it/main/reportage/article/il-progetto-grande-vajont|dataarchivio=2 aprile 2019|urlmorto=no}}</ref>, era concepito per sfruttare al massimo tutte le acque ed i salti disponibili del fiume Piave e dei suoi affluenti, di cui il bacino del Vajont era il cuore. Esso venne presto compromesso prima dalla [[frana]] del [[lago di Pontesei]] e poi dalla frana che causò il [[disastro del Vajont]].
 
Il bacino della diga viene mantenuto quasi completamente vuoto per motivi di sicurezza.
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Il disastro del Vajont si verificò il 9 ottobre [[1963]]. Una frana si staccò dal [[monte Toc]] e precipitò nel bacino provocando un'onda che superò la diga e distrusse il paese di [[Longarone]] causando 2000 vittime.
 
La variazione della pressione dell'acqua sul versante del monte Toc fu la causa del disastro.<ref>{{Citacita web |url=http://www.longarone.net/page.php?pageid=SB2SX00P|titolo=La tragedia del Vajont|editore=Rete civica di Longarone|accesso=14 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110526042458/http://www.longarone.net/page.php?pageid=SB2SX00P |dataarchivio=26 maggio 2011|urlmorto=no}}</ref>
 
La diga resse all'impatto e alle sollecitazioni che furono quasi dieci volte superiori a quelle prevedibili durante il normale esercizio, dimostrazione quindi dell'eccellente professionalità di chi ha progettato ed eseguito l'opera della diga, e realizzazione a regola d'arte da parte dell'impresa costruttrice. Grazie al lavoro svolto dall'ISMES (Istituto Sperimentale Modelli e Strutture) di Bergamo, su un modello alto 7,6 metri in scala 1:35 con 176 martinetti idraulici si simulava la spinta idrostatica dell'acqua nella diga e sulle imposte. I risultati delle varie prove, permisero di verificare per simulazione, in modo preciso la resistenza della diga a vari sforzi di sollecitazione, fino alla rottura del modello.
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=== Situazione ===
[[File:Cabina comandi diga del Vajont 2.jpg|thumb|right|Interno della cabina comandi centralizzati della diga del Vajont. Dietro la vetrata si scorgono le baracche del cantiere in via di smantellamento, il coronamento della diga, con la strada carrozzabile, e le luci sfioranti del massimo invaso.]]
Negli ultimi anni è avvenuta una ripresa di interesse verso la diga e la tragedia del Vajont<ref>{{cita web|url=http://temi.repubblica.it/corrierealpi-diga-del-vajont-1963-2013-il-cinquantenario/tutto-e-cambiato-ma-le-ferite-restano-aperte/|titolo=Tutto è cambiato, ma le ferite restano aperte, Vajont 1963-2013|accesso=4 febbraio 2016|data=2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141006071752/http://temi.repubblica.it/corrierealpi-diga-del-vajont-1963-2013-il-cinquantenario/tutto-e-cambiato-ma-le-ferite-restano-aperte/ |dataarchivio=6 ottobre 2014|urlmorto=no}}</ref> e si sono fatte frequenti le visite guidate da parte di specialisti interessati agli aspetti scientifici della diga, ma anche di gente comune.
[[File:Diga erto.jpg|thumb|right|La diga, oggi vista dal belvedere sulla strada S.R 251. In basso a sinistra si può notare il torrente Vajont che bypassa la frana. In basso a destra: si intravede la vecchia strada carrozzabile, usata dopo la costruzione della diga, per l'ingresso alla centrale del Colomber posta in caverna, e lo scarico di mezzofondo, ripristinato come drenaggio per la falda acquifera della frana.]]
L'[[ENEL]], proprietaria delle strutture e dei terreni, ha aperto al pubblico nell'estate [[2002]] la prima parte del coronamento sopra la diga, affidando ad alcune associazioni del territorio, tra cui l'Associazione Pro Loco di Longarone, il compito di gestire le visite guidate.
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Non si possono ancora perlustrare, invece, le gallerie interne alla montagna, anche se, dal settembre [[2006]], è stata ideata una manifestazione podistica non competitiva, con cadenza annuale, denominata "I Percorsi della Memoria", che permette al pubblico partecipante di attraversare anche le strutture all'interno della montagna.
 
Per il [[2013]], in occasione del cinquantesimo anniversario del disastro, la regione Veneto ha stanziato un milione di euro per la messa in sicurezza e il recupero delle gallerie interne alla montagna, dette "strada del Colomber" (la vecchia statale 251). Nel 2014 il finanziamento è stato riassegnato dalla giunta regionale per la realizzazione del nuovo Centro Sanitario di Longarone, nell'ambito della fusione tra gli ex comuni di Longarone e [[Castellavazzo]].<ref>{{cita web|url=http://bur.regione.veneto.it/BurvServices/Pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=287931|titolo=Dettaglio Deliberazione della Giunta Regionale - Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto|accesso=4 febbraio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160328012617/https://bur.regione.veneto.it/BurvServices/Pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=287931|dataarchivio=28 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref>.
 
== I cortometraggi ==