Tarquinio e Lucrezia (Rubens): differenze tra le versioni

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Sul piano compositivo infatti vi sono nel quadro seicentesco chiare riprese da questo dipinto: l'ambientazione, la disposizione dei protagonisti, alcuni dettagli figurativi<ref name= McGrath />.
 
Tuttavia l'aspetto psicologico ne differisce significativamente. In Tiziano, così come in tanti altri esempi rinascimentali raffiguranti lo stesso tema, assistiamo in sostanza ad una descrizione evenemenziale della vicenda di [[Lucrezia (antica Roma)|Lucrezia]], tratta da fonti storiche quali la ''[[Ab Urbe condita]]'' di [[Tito Livio]] o l'''[[Storia romana (Cassio Dione)|Historia Romana]]'' di [[Dione Cassio]]. [[Sesto Tarquinio]], spinto più perda irritazione ed invidia per le virtù della casta matrona che perda bramosia dei sensi, vuole senz'altro possederla carnalmente. A tal fine la minaccia di morte - Tiziano ci mostra quindi l'aggressivo stupratore a spada ben sguainata -, poi, con coercizione ancora più efficace, afferma che ucciderà anche il suo servo (la figura che fa capolino attraverso la tenda verde) per dire che li ha puniti avendoli sorpresi in flagrante adulterio nel talamo nuziale, gettando su lei e la sua famiglia il disonore. Lucrezia a questo punto non può far altro che cedere alle voglie dell'uomo per poi ristabilire la sua virtù suicidandosi eroicamente<ref name= McGrath />.
[[File:Rubens - Tarquinio e Lucrezia (particolare).jpg|right|thumb|La ''Furia'', particolare]]
In buona sostanza l'intento di questi precedenti è quello di raffigurare un ''exemplum'' di incorruttibilità muliebre e di stigmatizzare gli abusi della tirannide, anche se non si perde l'occasione favorevole all'inserimento di elementi erotici (la ricorrente nudità di Lucrezia)<ref name= McGrath />.