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La riduzione del tenore in [[sostanza organica del terreno|sostanza organica]] è il fine principale del debbio propriamente detto, adottato in regioni a clima freddo-umido su terreni torbosi o eccessivamente ricchi di sostanza organica, come in alcune regioni dell'[[Europa settentrionale]]. In queste condizioni pedoclimatiche, il tasso di mineralizzazione della sostanza organica è molto basso e gli elementi nutritivi tendono ad accumularsi nella sostanza organica indecomposta o umificata. Il vantaggio che si ottiene è quello di ridurre gli effetti negativi di un eccesso di sostanza organica e, soprattutto, di mobilizzare gli elementi nutritivi rendendoli in una forma minerale prontamente disponibile per le piante.
 
L'aumento del tenore in elementi nutritivi è uno scopo prefissato anche in condizioni non necessariamente riconducibili a quelle del caso precedente. La tecnica è in questo caso adottata in agricolture marginali o in regimi in cui la fertilizzazione vera e propria, con l'apporto di [[concime|concimi]] è unaana pratica insostenibile sotto l'aspetto economico. È tradizionalmente adottata, pertanto, nei paesi in via di sviluppo, dove il tasso di investimento di capitale in mezzi tecnici è piuttosto basso. La pratica è ancora in uso presso, per esempio, alcune popolazioni indigene dell'[[Amazzonia]] come gli [[Yanomamö]], ove viene applicata ogni 1-2 anni. Tuttavia è spesso adottata nella [[selvicoltura]], con l'incendio delle frasche e dei residui, dopo aver asportato gli assortimenti commerciali, allo scopo di reintegrare in forma minerale parte degli elementi nutritivi immobilizzati.
 
L'incendio finalizzato a variare la composizione floristica è una pratica rudimentale di miglioramento dei [[pascolo|pascoli]] adottato in determinate aree. Ad esempio, in ambiente [[mar mediterraneo|mediterraneo]], l'incendio dei pascoli è stato largamente adottato nella pratica tradizionale in [[Sardegna]] e in [[Grecia]]. Lo scopo è quello di arricchire la percentuale di copertura in [[Fabaceae|leguminose]]: le leguminose foragere spontanee, come ad esempio le [[Medicago|mediche]] annuali e alcuni [[Trifolium|trifogli]] producono spesso un'elevata percentuale di semi duri, il cui fine biologico è quello di garantire la sopravvivenza della specie e una pronta copertura dopo il passaggio di un incendio. Questi semi restano perciò in dormienza per un numero indefinito di anni, finché non sono sottoposti all'azione dell'alta temperatura. Per contro, le leguminose soffrono la [[competizione interspecifica|competizione]] da parte delle [[Poaceae|graminacee]], i cui ritmi di accrescimento e di diffusione sono più intensi in aree difficili come le steppe e le praterie delle regioni tropicali e subtropicali caratterizzate da una piovosità stagionale. Il passaggio di un incendio provoca un temporaneo vantaggio per le leguminose, in grado di esprimere il loro potenziale riproduttivo, a scapito delle graminacee; il vantaggio nella regimazione del pascolo consiste nell'arricchire la flora pabulare in essenze che sfruttano l'[[azotofissazione]] simbiontica e aumentare il tenore proteico dell'erba pascolata senza ricorrere alla concimazione. Dopo i primi anni, la competizione tende a riequilibrare la composizione floristica riducendo la percentuale di copertura a leguminose a favore delle graminacee e delle [[asteraceae|composite]], perciò si rende necessario il ritorno dell'incendio. Negli ambienti mediterranei i vantaggi dell'incendio del pascolo si possono sfruttare con cicli di quattro anni.