Carlo Trabucco: differenze tra le versioni

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Nel gennaio 1921, quando la UIL non fu più in grado di pagare gli stipendi per mancanza di fondi, Trabucco si dimise e insieme ad altri sindacalisti si trasferì a Milano con l'incarico di segretario della Federazione dei piccoli proprietari terrieri. Nel periodo milanese si dedicò all'attività sindacale, allo studio e al teatro, fondando nel 1922 il periodico teatrale ''Controcorrente''. Tornato lo stesso anno a Torino, venne assunto alla redazione del ''Momento'', occupandosi di cronaca nera, bianca e sportiva. Nel dicembre del 1924 si laureò in legge.
 
Nel 1925, quando il giornale assunse posizioni filofasciste, Trabucco si dimise e con altri cattolici torinesi fondò ''Il Corriere'', poi soppresso da [[Mussolini]] nel 1926. Il decennio successivo fu segnato dal mancato possesso della tessera fascista, dovendo nel 1931 licenziarsi da ''[[La Stampa]]'' (dove lavorava come cronista sportivo dal 1929) e dimettersi dalla carica di presidente dei giovani dell'[[Azione Cattolica]] torinese (che ricopriva dal 1927), venendo sostituito da [[Luigi Gedda]]. Nel 1937 venne cancellato dall'albo professionale dei giornalisti.
 
Nel settembre 1941 venne richiamato alle armi e, su interessamento di Restagno, a dicembre venne trasferito a Roma, all'Ufficio di propaganda dello [[Stato maggiore dell'Esercito]]. Nel periodo dell'occupazione tedesca di Roma, dall'8 settembre 1943 al 5 giugno 1944, visse in clandestinità e scrisse un diario, pubblicato nel 1945 con il titolo ''La prigionia di Roma'', che rappresenta un documento storico di grande importanza, essendo annoverato dallo storico [[Aurelio Lepre]] tra le fonti memorialistiche fondamentali in merito all'[[attentato di via Rasella]] e al conseguente [[eccidio delle Fosse Ardeatine]] (23 e 24 marzo 1944)<ref>Aurelio Lepre, ''Via Rasella. Leggenda e realtà della Resistenza a Roma'', Roma-Bari, Laterza, 1996, p. 53.</ref>. Secondo [[Robert Katz]], autore di uno dei primi studi sul massacro delle Fosse Ardeatine, Trabucco fu il primo a utilizzare il termine "Fosse" (anziché "Cave"), poi entrato nel lessico comune, per designare le cave di pozzolana in cui fu perpetrata la strage nazista<ref>Robert Katz, ''Morte a Roma. La storia ancora sconosciuta del massacro delle Fosse ardeatine'', Roma, Editori Riuniti, 1968 [1967], p. 210 n.</ref>.