Paolo Caccia Dominioni: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
 
Di nobile famiglia lombarda, visse la sua adolescenza al seguito del padre ( Carlo, 17° conte e 12° signore di Sillavengo 1869-1936) diplomatico in [[Francia]], in [[Austria-Ungheria]], in [[Tunisia]] ed in [[Egitto]]; tornato in Italia nel [[1913]], si iscrisse al Regio Istituto Tecnico Superiore (futuro [[Politecnico di Milano]]) frequentando il primo anno della facoltà di [[Ingegneria]].
===Nella prima guerra mondiale===
Trasferitosi a [[Palermo]], alloall'entrata scoppioin dellaguerra dell'Italia nella [[Prima guerra mondiale]] si arruolò immediatamente volontario nel [[Regio Esercito]].
 
Dopo un primo periodo, come soldato semplice in forza al 10º bersaglieri nella sede di Palermo, frequentò il corso ufficiali a [[Torino]] dal novembre [[1915]] al marzo [[1916]].
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Il suo battaglione fu l'unico reparto organico superstite del X [[Corpo d'armata]] italiano; per tale risultato il [[maggiore]] Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo venne decorato della [[Medaglia d'argento al valor militare]]. Nel suo libro "Alamein 1933-1962" si trova una ricostruzione molto completa della battaglia, ed in effetti anche del periodo antecedente dalla conquista di Tobruk fino all'arrivo delle truppe italo-tedesche in territorio egiziano. Questa ricostruzione si basa su mappe originali di [[Erwin Rommel|Rommel]], su diari di vari militari impegnati sui due lati del fronte e su incontri avvenuti tra l'autore ed altri partecipanti.
Dopo un periodo di convalescenza, nel maggio [[1943]] si fece promotore della ricostituzione del Battaglione Genio guastatori alpini ad [[Asiago]], e ne assunse il comando fino all'[[8 settembre 1943]].
Sfuggito alla cattura tedesca a Bologna, si diede presto alla macchia entrando nel gennaio [[1944]] a far parte della 106ª [[Brigate Garibaldi|brigata partigiana Garibaldi]] ; con il distaccamento di [[Nerviano]] eseguì in Lombardia varie azioni di comando,trasporto documenti segreti,sottrazione di armi alla [[Fiocchi Munizioni]] di [[Lecco]] sotto il falso nome di ''Francesco Nicolò Silva'', suo omonimo antenato.
 
Nella [[Resistenza italiana|Resistenza]], dopo varie vicissitudini (nel luglio 1944 arrestato dalla [[Guardia Nazionale Repubblicana|G.N.R ]] ,subì percosse,rilasciato dai tedeschi ,fu latitante, riarrestato ad inizio 1945 fu scarcerato per un cavillo il 15 febbraio 1945) arrivò alla carica di [[Capo di Stato Maggiore]] del Corpo lombardo Volontari della Libertà nell'aprilea fine marzo [[1945]]. Per la partecipazione alla lotta partigiana ebbe la [[Medaglia di Bronzo al Valor Militare]].
 
===Nel dopoguerra===
Dopo la fine della guerra riprese ben presto la sua attività nello studio di ingegneria del Cairo, e nel [[1948]] venne incaricato dal governo italiano di redigere una relazione sullo stato del cimitero di guerra italiano di ''Quota 33'' ad [[El Alamein]], a cui seguì presto l'incarico di risistemazione.
 
Ebbe inizio così una missione di recupero che durò circa quattordici anni, spesi in gran parte nel deserto, alla ricerca delle salme dei caduti di ogni nazione, culminante con la costruzione del [[Sacrario Militare Italiano di El Alamein|sacrario italiano]] da lui progettato.