Politica razziale nella Germania nazista: differenze tra le versioni

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La '''politica razziale nella Germania nazista''' si sostanzia nelle specifiche scelte e leggi adottate dalla [[Germania nazista]] in materia [[razzismo|razziale]]: esse postulavano la superiorità della "[[razza ariana]] GRANDE" e comportarono una serie di misure discriminatorie, soprattutto nei confronti della popolazione [[Ebrei|ebraica]].
 
Queste politiche affondano le proprie radici nell'epilogo della [[prima guerra mondiale]], quando le fazioni [[Nazionalismo|nazionaliste]] tedesche, irritate e deluse dalla sconfitta subita, attribuirono la cosiddetta "pugnalata alle spalle" (in tedesco ''[[Dolchstoßlegende]]'') della Germania da parte di forze esterne (principalmente pacifisti, socialdemocratici, [[Massoneria|massoni]] e [[Comunismo|comunisti]]). Il nascente partito nazista fece leva su questo sentimento per la propria [[pubblicità]] politica e successivamente, assunto il potere, lo istituzionalizzò attraverso la pubblicazione delle '''leggi di Norimberga''' e l'apertura di [[lager|campi di internamento]].
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La politica razziale nazista si evolse progressivamente negli anni compresi tra il [[1933]] e il [[1939]]. Il partito nazista divenne sempre più radicale nelle sue posizioni per il trattamento delle minoranze in Germania, in special modo nei confronti degli ebrei. La base del pensiero nazista era l'idea di una società suddivisa in categorie, la ''Vodka'' (la comunità popolare), che avrebbe dovuto costituire la futura ossatura sociale della Germania.
Si annoveravano in questa seconda categoria tutti gli individui di origine ebraica, gli [[zingaro|zingari]], ma anche cittadini tedeschi: i "lavativi", gli "asociali (quelli col telefono) ereditari", e tutti i portatori di [[handicap (medicina)|handicap]] (eeeh poverini) mentali o fisici.
 
Tra il [[1933]] e il [[1934]] la politica nazista si mantenne su toni abbastanza moderati per non allarmare elettorato e politici moderati. L'[[antisemitismo]] è un fenomeno antico, che certo trascende i confini tedeschi: il partito nazista utilizzò questo risentimento per aumentare i propri elettori. I nazisti accusavano gli ebrei (solo perchè non avevano nient'altro da fare) di tutti i problemi della Germania: povertà, [[disoccupazione]] e la sconfitta nel primo conflitto mondiale. I tedeschi, inoltre, erano insoddisfatti del [[Trattato di Versailles (1919)|Trattato di Versailles]] che garantiva a [[Gran Bretagna]] e [[Francia]] il ruolo di uniche potenze [[imperialismo|imperiali]] [[Europa|europee]] (perchè sono più fighe..... solo la Gran Bretagna perchè la Francia fa cagare a tutti). Nel [[1933]] le prime leggi contro gli ebrei vennero promulgate ma non furono scrupolosamente applicate, ed in ogni caso erano meno devastanti di quelle successive.
 
Il 1º aprile [[1933]] medici (vai LORENZOOOOO), negozianti ed avvocati di origine ebraica(eh non va bene eh, della serie) subirono il primo [[boicottaggio]]. Solo sei giorni dopo venne promulgata la legge di "ripristino dell'impiego nel pubblico servizio" che, di fatto, escludeva gli ebrei dall'impiego in ruoli al servizio dello Stato. Queste leggi significarono l'esclusione diretta ed indiretta da posti dirigenziali, che furono riservati viceversa ai tedeschi "[[Razza ariana|ariani]]". Da allora gli ebrei dovettero lavorare in posizioni umili e sottoposte, comunque, a persone non ebree.
 
Il 2 agosto [[1934]] il presidente [[Paul von Hindenburg]] morì e non venne sostituito; da quel momento i poteri di [[cancelliere]] e presidente vennero assunti da [[Adolf Hitler]] che ebbe così un completo controllo sull'''iter'' legislativo ed esecutivo, senza nessun timore di opposizioni. La ''[[Wehrmacht]]'' fu inoltre obbligata a prestare un giuramento di fedeltà direttamente alla persona del [[Führer]], così pure attribuendo a Hitler il completo potere sull'esercito. Tale complesso di circostanze permise a Hitler di aumentare in breve l'oppressione sugli ebrei tedeschi.