Macrofago: differenze tra le versioni

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[[File:Macrophage in the alveolus Lung - TEM.jpg|thumb|upright=0.7|Fotografia al microscopio elettronico di un ''macrofago alveolare (polmone)'']]
 
Se stimolati (tipicamente, da processi infiammatori in atto) i macrofagi vanno incontro a modificazioni strutturali e funzionali e si dicono ''attivati''. Grazie a profonde ristrutturazioni del citoscheletro, vengono ritirati i prolungamenti con cui aderivano al substrato. Una volta distaccatesi, la conformazione cellulare si adatta per consentire il moto, i macrofagi acquistano la capacità di movimento ameboide; inoltre, dimostrano una spiccata capacità fagocitaria. La forma diventa mutevole, ed a livello del plasmalemma si evidenzia una caratteristica emissione vorticosa di estroflessioni ondulate e pieghe dette ''membrane ondulanti'' o ''ondulopodi'', che riflettono la turbolenta attività motoria di queste cellule, apprezzabile in maniera particolare nelle fotografie realizzate con il microscopio elettronico a scansione. Il volume cellulare aumenta, soprattutto a causa dello sviluppo del [[reticolo endoplasmatico rugoso]] e dell'[[apparato del Golgi]], necessari per la sintesi delle idrolasi lisosomiali. Queste sono contenute in vescicole dette ''vescicole idrolasiche'', che in seguito alla fusione con endosomi, formano i lisosomi; poiché il loro numero si accresce rapidamente, risultano ben presto osservabili in microscopia ottica come granulazioni del citoplasma appena al di sopra del limite di risoluzione; al microscopio elettronico appaiono come granuli elettrondensi. Il nucleo è ovoidale; frequentemente presenta una un'indentatura laterale (nucleo reniforme); al microscopio elettronico a trasmissione l'involucro nucleare mostra un profilo irregolare, e la cromatina si presenta in egual misura eu- ed eterocromatica (quest'ultima è spesso situata alla periferia del nucleo).
 
In talune condizioni patologiche (soprattutto nelle [[infiammazioni]] croniche granulomatose) i macrofagi attivati si accumulano, formando una sorta di capsula intorno al sito di infiammazione. In questi casi, le cellule prendono contatto le une con le altre tramite prolungamenti del citoplasma che conferiscono loro un aspetto simile a cellule epiteliali: macrofagi in queste condizioni particolari vengono detti ''cellule epitelioidi''. I confini tra cellula e cellula possono essere difficilmente distinguibili. In microscopia ottica, si presentano allungate, con citoplasma pallido, membrana dal profilo irregolare e indistinto; il nucleo è ovoidale, centrale, con cromatina finemente dispersa - in microscopia elettronica appare prevalentemente eucromatico; si nota una rilevante e caratteristica riduzione del numero di lisosomi. Questo riflette una tipica caratteristica delle condizioni granulomatose: le cellule epitelioidi sembrano infatti aver perso la capacità di fagocitare e digerire efficacemente i materiali estranei; l'attività di fagocitosi risulta molto ridotta, mentre la pinocitosi è attiva. In certi casi, le cellule epitelioidi si fondono, costituendo cellule giganti plurinucleate (''cellule di Langhans''), caratterizzate da nuclei disposti radialmente alla periferia del citoplasma, subito sotto il plasmalemma.
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=== Fagocitosi ===
I macrofagi posseggono sulla loro superficie cellulare dei recettori di membrana con cui captano i microrganismi o altre particelle. In particolare ricordiamo tra tali recettori il [[CD14]] che riconosce [[Lipopolisaccaride|LPS]] (strato lipopolisaccaridico, struttura tipica dei [[Gram negativo|batteri gram negativi]]), [[CD16]] che riconosce l'Fc (parte terminale) delle [[IgG]] e vari recettori per i fattori del complemento. I recettori una volta attivati trasmettono dei segnali di rimodellamento della membrana cellulare che dapprima emette una un'estroflessione, quindi forma una rientranza sempre più profonda fino a quando le due estremità che avvolgono la particella non si toccano e si fondono fra loro. In questo modo il materiale estraneo si trova immerso nel citoplasma del macrofago formando una vescicola rivestita di membrana detta ''fagosoma''. In seguito alla inglobazione del microrganismo si attiva un processo per cui il fagosoma viene avvicinato ai ''lisosomi'' fino a fondersi con essi formando il ''fagolisosoma''. Il materiale fagocitato viene così a contatto con vari enzimi contenuti nei lisosomi e quindi digerito. Tra questi enzimi ricordiamo:
* La ''ossidasi fagocitica'' che converte l'ossigeno molecolare in prodotti ''intermedi reattivi dell'ossigeno'' che esplicano una un'azione tossica sui microrganismi. Una carenza genetica di tale enzima caratterizza la ''malattia granulomatosa cronica'': in questa immunodeficienza i fagociti non riescono a eliminare i microbi e quindi l'organismo tenta di arginare l'infezione richiamando un numero sempre più grande di linfociti e macrofagi con formazione di ''granulomi''.
* La ''sintetasi inducibile dell'ossido nitrico'' che converte l'arginina in ossido nitrico dotato di attività microbicida.
* Le ''proteasi lisosomiali'' che digeriscono le proteine batteriche, ad esempio: lisozima, proteine cationiche, defensine a ph acido e lattoferrine.