Luigi Moraldi: differenze tra le versioni

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Quest'opera rappresenta il compimento della sua personale parabola, perché è da qui che era partito il grande sogno di un giovane studente: affrontare la
leggendaria edizione dell'opera di Giuseppe Flavio redatta da [[Benedictus Niese]], sette volumi in tedesco, monumentali e ineguagliabili. Proprio in quest'opera, più chiaramente che in ogni altra, sono leggibili a chiare lettere gli argomenti in base ai quali la nozione di [[popolo eletto]] appare messa in crisi e criticata per il suo tendere a comporre una casta chiusa e genealogicamente determinata, cui si contrappone il movimento di riforma esseno, che vede il popolo eletto come l'insieme dei giusti che osservano le leggi eterne della [[Torah]]: ed è qui che trovano il punto di unione l'Antico ed il [[Nuovo Testamento]] e così con il [[Corano]].
Dopo aver concluso l'opera su Giuseppe Flavio (pubblicata nel 1998), l'infaticabile professore Moraldi stava lavorando ad un'altra impresa, relativa alla ricostruzione dei documenti e degli atti inerenti a una figura storica su cui c'è ancora bisogno di gran luce. Si tratta di [[Simon Bar Kokheba]], l'uomo che fu l'ultimo [[Maestro di Giustizia]] della [[Comunità di Damasco]] (nome con cui si identifica la setta degli [[esseni]] o, secondo il termine greco, [[terapeuti]]. Si tratta di un argomento estremamente controverso, in cui solo pochi sapienti possono addentrarsi.
Le opere di Luigi Moraldi abituano il lettore a camminare sugli abissi della logica con totale naturalezza. È stato un
uomo di qualità eccezionali, su cui la cultura italiana dovrà lungamente soffermarsi per comprendere l'ampiezza e la profondità
di un'opera che ha dimensioni epocali ed è proiettata nel futuro.
 
== L'uomo, l'opera ==