Scuola di Atene: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Dopo essersi insediato, [[papa Giulio II]], manifestò presto il desiderio di non utilizzare gli [[Appartamento Borgia|appartamenti]] del suo predecessore, [[Papa Pio III|Pio III]], scegliendo quindi altre stanze al piano superiore realizzate al tempo di [[Papa Niccolò V|Niccolò V]] e [[Papa Pio II|Pio II]] a metà del XV secolo, quando furono decorate da artisti del centro Italia tra cui [[Piero della Francesca]].
 
Giulio II volle ridecorarle e chiamò a lavorare un gruppo eterogeneo di artisti, ai quali si aggiunse, negli ultimi mesi del [[1508]], [[Raffaello Sanzio]]. Colpito dalle prove del pittore urbinate, il papa decise di affidargli l'intera decorazione degli appartamenti, distruggendo tutto quello fatto in precedenza. Vasari riferisce che Raffaello fu molto dispiaciuto di dover distruggere le parti dipinte da Piero della Francesca, di cui non conosciamo il soggetto.
 
La [[Stanza della Segnatura]], tra le future Stanze [[Stanza di Eliodoro|di Eliodoro]] e [[stanza dell'Incendio di Borgo|dell'Incendio di Borgo]], fu la prima ad essere decorata, con un tema legato all'ordinamento ideale della cultura umanistica, divisa in [[teologia]], [[filosofia]], [[poesia]] e [[giurisprudenza]], a ciascuna delle quali è dedicata una parete. Tale disposizione ha fatto pensare che la stanza fosse originariamente destinata a biblioteca e [[studiolo]] privato del pontefice, anche se non vi sono documenti in tale senso. Fin dal suo completamento vi si insediò infatti il Tribunale della "Signatura Gratiae et Iustitiae", che le diede il nome.
 
La decorazione pittorica si avviò dalla volta, per proseguire alla parete est, dove venne raffigurata la ''[[Disputa del Sacramento]]'' e quella ovest della ''Scuola di Atene''. Raffaello e i suoi aiuti vi attesero dal [[1509]] al [[1510]]<ref name="D102">De Vecchi, cit., pag. 102.</ref>.
 
Non è chiaro quanto fu frutto della fantasia e della cultura dell'artista e quanto venne invece dettato dal papa e dai suoi teologi. Sicuramente Raffaello venne coadiuvato nella definizione del tema, ma è altresì risaputa la straordinaria fama che circondava l'artista, pienamente inseritosi nell'ambiente colto della curia romana, tanto da venire più volte esaltato dai letterati.
 
Durante il [[sacco di Roma (1527)|sacco di Roma]] gli affreschi della Stanza della Segnatura, come anche altre opere d'arte subirono danni dai soldati luterani che accesero fuochi il cui fumo danneggiò gli affreschi e tracciarono scritte incise sulla fascia basamentale che vennero coperte da ridipinture seicentesche.<ref>André Chastel, Il Sacco di Roma, Einaudi, Torino 1983, pag. 6</ref>
 
=== Studi ===
[[File:Cartone di raffaello all'ambrosiana 01.jpg|thumb|upright=1.6|Il cartone di Raffaello all'Ambrosiana]]
Del dipinto esistono vari studi preparatori superstiti. Il progetto primitivo appare in un foglio conservato a [[Siena]], che mostra un'idea molto diversa: in esso un filosofo, forse [[Platone]], è assiso su un basamento con tre saggi ai suoi piedi e intorno una folla di discepoli. La gerarchia rigida di tale disegno e una certa disorganicità nel gruppo periferico appare completamente rivoluzionato nel cartone che si conserva alla [[Pinacoteca Ambrosiana]].
 
In esso, che riguarda la metà inferiore senza l'architettura, sono già definiti tutti i personaggi come nella versione definitiva, ad eccezione dell'autoritratto di Raffaello, del presunto ritratto del Sodoma e della figura di Eraclito/Michelangelo: dall'esame dell'intonaco risulta che quest'ultima è stata realizzata dopo le altre, forse aggiunta come omaggio al collega dopo la scopertura parziale della [[volta della Cappella Sistina]], nel [[1511]]<ref>Il primo a formulare tale ipotesi è stato [[Deoclecio Redig De Campos]], ''Michelangelo Buonarroti nel IV centenario del Giudizio universale (1541-1941)'', Firenze, Sansoni, pagg. 205-219. L'osservazione relativa all'intonaco è stata confermata dal restauro terminato nel 1996. Cf. Marcia Hall (ed.) cit., pag. 47 nota 64</ref>. Nel cartone gli effetti chiaroscurali sono molto accentuati, divergendo dallo [[sfumato]] leonardesco che è più riscontrabile nell'affresco compiuto<ref name=D102/>.
 
== Descrizione e stile ==