Ignavi: differenze tra le versioni
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== Lessico dantesco ==
Questi peccatori sono coloro che durante la loro vita non hanno mai agito né nel [[bene (filosofia)|bene]] né nel [[male]], senza mai osare avere un'idea propria, ma limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del più forte. Tra essi sono inseriti anche gli [[Angelo|
[[Dante]] li inserisce qui perché li reputa indegni di meritare sia le gioie del ''[[Paradiso]]'', sia le pene dell'''[[Inferno]]'', a causa proprio del loro non essersi schierati né a favore del bene, né a favore del male. Sono costretti a girare nudi per l'eternità inseguendo una insegna – che corre velocissima e gira su se stessa – punti e feriti da [[vespa|vespe]] e mosconi. Il loro sangue, mescolato alle loro lacrime, viene succhiato da fastidiosi [[vermi]].
Dante definisce queste anime come quelle di peccatori "che mai non fur vivi". Il disprezzo del poeta verso questa categoria di peccatori è massimo e completo. Tanto accanimento si spiega, dal punto di vista teologico, perché la scelta fra Bene e Male deve obbligatoriamente essere fatta. Dal punto di vista sociale, inoltre, nel [[Medioevo]] lo schieramento politico e la vita attiva all'interno del [[Comune]] erano quasi sempre considerate tappe fondamentali ed inevitabili nella vita di un [[cittadino]]. Se l'[[uomo]] è un essere sociale, chi si sottrae ai suoi doveri verso la società non è degno, secondo la riflessione dantesca, di alcuna considerazione.
Dante cita anche misteriosamente, fra le schiere degli ignavi, l'anima di un personaggio che, in vita, "fece per viltade il gran rifiuto". Gran parte degli studiosi suoi contemporanei identifica questo personaggio con [[
== Gli Ignavi nella [[Divina Commedia]] ==
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