Campoleone: differenze tra le versioni

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== Geografia fisica ==
Sorge ai piedi dei [[Colli Albani]], in parte nel comune di [[Aprilia (Italia)|Aprilia]], dove si trova la stazione ferroviaria, e in parte nel comune di [[Lanuvio]], dove si trovano importanti monumenti archeologici coma la via [[Astura]], la via ardeate-lanuvina che si immetteva nella [[via Ardeatina]], e ponte Loreto del [[II secolo a.C.]]
Qui venne localizzata da [[Antonio Nibby]] l'antica città latina di [[Polusca]] (Casal delle Mandrie). L’identificazione del Nibby si basava soprattutto sulle caratteristiche morfologiche del colle (“un tumulo imboschito di forma particolare e tale da poter avere contenuto una antica piccola città fortificata”)<ref>A. Nibby, ''Analisi storico, topografica, antiquaria della carta de’ dintorni di Roma'', Roma 1868, vol. I, pp. 402-403.</ref>. La presenza di tagli artificiali sulle pareti tufacee del colle (visibili ancora oggi presso il parcheggio del campo sportivo) vanno invece messe in relazione alla presenza di una cava di tufo. [[Rodolfo Lanciani]], in seguito ad alcuni sopralluoghi da lui effettuati sul posto, non accolse l’ipotesi del Nibby e concluse che Pollusca fosse da ricercare altrove<ref>R. Lanciani, BIASA, Codex Topographicus 86/1, p. 11 e f. 322.</ref>. Dello stesso avviso fu Lorenzo Quilici, il quale a seguito di un’indagine condotta sul luogo fece decadere la proposta ottocentesca del Nibby e concluse che “appare innanzi tutto non più sostenibile, e senz’altro da respingere, l’ubicazione di Polusca all’Osteria di Civita”<ref>L. Quilici, S. Quilici Gigli, ''Longula e Polusca'', in ''Archeologia Laziale'' VI, 1984, p. 131.</ref>.
 
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Nel 1930 sul colle dell’Osteria di Civita, a Campoleone, vennero rinvenuti i resti di un’estesa villa romana di età tardo-repubblicana, che ha restituito molti rocchi di colonne, pertinenti ad un grande portico. Questa villa è stata attribuita a quella che [[Marco Giunio Bruto|Bruto]] e [[Cassio Longino|Cassio]] possedevano nell’agro di Lanuvio<ref>Christian Mauri, ''La civita medievale di Lanuvio. Analisi archeologica e topografica del castello e del territorio di Lanuvio dall’epoca romana al Medioevo e primo Rinascimento'', Aracne editrice 2013, pp. 100-102, 143-144, 153</ref>. Da alcune lettere scritte da [[Cicerone]] sappiamo che [[Marco Giunio Bruto|M. Giunio Bruto]], in seguito all’uccisione di [[Giulio Cesare]] alle idi di marzo del 44 a.C. (di cui fu uno dei cospiratori), fu costretto ad abbandonare Roma per evitare ritorsioni e raggiunse la propria residenza nell’agro di Lanuvio<ref>Cicerone, Ad Atticum XIV, 7, 1 e XIV, 10, 1. </ref>. Successivamente venne qui raggiunto anche da [[Cassio Longino]], anch’egli congiurato, ed attesero invano che la situazione a Roma si calmasse. Da Cicerone sappiamo inoltre che questa villa era ornata da un bel portico detto “persiano” (riportato alla luce nel 1930), nel quale i due congiurati erano soliti oziare seduti presso un fiume<ref>Cicerone, Ad Atticum, XV, 9, 1.</ref>. In età tardo-antica nella zona è menzionato il fondo Cassiano, il cui toponimo deriva dallo stesso Cassio Longino, possessore del fondo e della villa.
 
Il toponimo odierno ha origine invece nel [[Medioevo]], e più precisamente nel 1244, quando compare il fondo Leonis, che sembra derivare con ogni probabilità dal nome del nuovo proprietario. Altra località che compare nel Medioevo è la Sicclica, ovvero “la Secca”, la quale indica un’area estesa ed asciutta utilizzata per l’agricoltura o per l’allevamento del bestiame, corrispondente all’odierna tenuta del Pascolaro, presso Campoleone.
 
A partire dal [[Cinquecento]] le carte topografiche riportano presso l’odierno incrocio di Campoleone, l’Osteria di Civita, per il ristoro ed il pernottamento dei viandanti. Nel corso dell’[[Ottocento]] l’Osteria venne gravemente danneggiata da un incendio doloso ed a causa del suo cattivo stato di conservazione divenne nota come Osteriaccia. Questo edificio era collocato presso la biforcazione tra la [[Strada statale 207 Nettunense|Via Nettunense]] e la Via Cisternense ed oggi, completamente ristrutturato, è stato adibito a tabaccaio.
 
Almeno dal [[secolo XVI]] Campoleone dava il nome a una tenuta che apparteneva ai [[Savelli (famiglia)|Savelli]] di [[Albano Laziale|Albano]]<ref>[[Jean Coste]], ''I casali della Campagna di Roma nella seconda metà del Cinquecento'', in “Archivio della Società Romana di Storia Patria”, XCIV, 1971, pp. 31-143</ref>, per passare agli inizi del Settecento alla famiglia [[Chigi]], con un'estensione di 506 rubbia pari a circa 911 ettari<ref>[[Nicola Maria Nicolai]], ''Catasto annonario delle tenute dell'agro romano''..., Roma 1803, p.200</ref> e confinava con il territorio di [[Ariccia]] e con le tenute di [[Montagnano (Ardea)|Montagnano]], Tor di Bruno, Pescarella, [[Casalazzara]], Valle Oliva e Colli di S. Paolo.