Crocifisso n. 20: differenze tra le versioni

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L'ampia diffusione che nei decenni successivi del XIII secolo ebbe in Italia questa iconografia, con maggiore accentuazione della sofferenza di Cristo sulla croce rispetto all'iniziale modello bizantino, è legata alle istanze degli [[ordini mendicanti]] che nel sottolineare il lato umano di Cristo, nei suoi effetti patetici e commoventi, ispiravano una nuova forma di devozione e preghiera per i fedeli.
 
Ed invero, alcuni autori, per evidenziare questa evoluzione propongono di definire l'originario modello orientale come ''Christus dorminesdormiens'' (Cristo in attesa della resurrezione, caratterizzato dall'espressione serena), definendo propriamente ''patiens'' ("sofferente") la successiva drammatizzazione centro-italiana, legata all'affermarsi dei nuovi ordini religiosi. Il successo di questa iconografia fu tale che nel giro di pochi decenni sostituì completamente la vecchia tradizione del ''[[Christus triumphans]]'', dove Gesù era rappresentato vivo sulla croce con gli occhi aperti, trionfante sulla morte e con una regalità aliena da sentimenti di dolore.
 
Nel Crocifisso n. 20 compaiono gli elementi del ''Christus patiens'': il Cristo ha il capo reclinato a sinistra e gli occhi chiusi; un fiotto di sangue esce dalla ferita sul costato. Ancora il corpo di Cristo non è inarcato, come nei successivi crocifissi di [[Giunta Pisano]] e di [[Cimabue]].