Geoffrey Chaucer: differenze tra le versioni

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''[[Anelida e Arcite]]'' racconta invece l'infelice amore della regina [[Armenia|armena]] Anelida per il nobile [[Tebe (Grecia)|tebano]] Arcite: la parte centrale di questa poesia incompiuta è costituita dal lamento di Anelida; il monologo drammatico rappresenta la situazione della regina in modo molto eloquente ed è strutturato simmetricamente, con introduzione, strofa, contro-strofa ed [[Epodi (Orazio)|epodo]]. Alcune parti dell<nowiki>'</nowiki>''Anelida and Arcyte'', come il mito dei [[Sette contro Tebe]], sono riprese dalla ''Thebais'' di [[Publio Papinio Stazio|Stazio]]. Il lamento d'amore è piuttosto di genere francese, mentre il racconto mostra notevolmente l'influsso della ''Teseide'' di [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]]. La storia in sé è comunque opera di Chaucer.
 
''[[Il parlamento degli uccelli]]'' è un altro poema onirico. Le cento strofe, tenute in [[rima reale]], sono una delle prime prove del giorno di [[San Valentino (festa)|san Valentino]] come festività dell'amore. Come ne ''[[La casa della fama]]'', il narratore è un poeta che tenta inutilmente di studiare l'amore da vecchi libri. Egli s'addormenta piegato sul ''[[Somnium Scipionis]]'' (il sogno di Scipio descritto da [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] nella parte finale del ''[[De re publica]]'') e nel sogno viene condotto da Scipio in persona nel giardino dell'amore, dove gli uccelli si sono riuniti in occasione della stagione degli accoppiamenti sotto la presidenza della dea Natura. La lunga esitazione di una nobildonna, che non riesce a decidere fra tre corteggiatori, viene interrotta dalla dea, la quale dà così inizio alle trattative per la scelta del partner. In queste le colombe si battono per la fedeltà eterna, mentre il cuculo al contrario elogia la promiscuità. La gaia allegoria di Chaucer viene spesso interpretata come poesia d'occasione dello sposalizio tra [[Riccardo II d'Inghilterra]] e [[Anna di Boemia (1366-1394)|Anna di Boemia]].
 
Nel ''[[Troilo e Criseide]]'' l'amore non viene trasfigurato in modo allegorico, bensì illustrato in modo assolutamente moderno nella sua complessità psicologica. Questo poema epico in versi, anch'esso tenuto in [[rima reale]], racconta dell'amore del principe [[troia]]no Troilo per [[Troilo e Criseide|Criseide]]. Lo zio di lei, Pandero, aiuta Troilo a conquistarne l'amore, ma alla fine questa s'innamora del guerriero greco [[Diomede]]. Chaucer conclude il poema con un consiglio ai giovani innamorati di dedicarsi all'amore celeste verso Dio invece che a quello sulla Terra: questa affermazione è chiaramente impregnata, come d'altronde il resto del poema, della filosofia di Boezio; il modello diretto di Chaucer era però ''[[Il Filostrato]]'' ([[1340]]) di Boccaccio.