Talete: differenze tra le versioni

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Parlando dell'avanzata nella Ionia dei Persiani, Erodoto ricorda il consiglio di Talete agli Ioni per evitare di essere conquistati<ref>{{cita|Erodoto|I, 170}}.</ref>: egli propose che le città ioniche, pur rimanendo abitate, diventassero dei [[Demo (antica Grecia)|demi]] e che avessero un unico consiglio a [[Teo (Asia Minore)|Teo]], una città che si trovava al centro della Ionia<ref>{{citazione|disporre di un unico Consiglio, a Teo, città nel centro della Ionia, considerando le altre città dei demi, pur sussistendo esattamente come prima|{{cita|Erodoto|I, 170}}}}</ref>. La proposta di Talete è stata datata anteriormente al 545 a.C.<ref>{{cita|Biondi|p. 182}}. Per {{cita|Laurenti|pp. 56-57}}, sarebbe anteriore al 562 a.C.</ref>, ma la sua storicità è stata negata da vari studiosi: in particolare, è parso poco verosimile che un cittadino di Mileto, città che aveva stretto un patto con [[Ciro il Grande|Ciro]], si schierasse con le altre città ioniche in posizione anti-persiana<ref>{{cita|Biondi|p. 182}}, che però nota che il comportamento di Talete non sarebbe stato in contraddizione poiché la lega ionica non era una federazione di stati e ciascuno degli aderenti poteva stipulare trattati con altri stati.</ref>. Inoltre l'episodio si sarebbe verificato in un periodo che non si adatta alla fase attiva di Talete, poiché si è ritenuto che quarant'anni dopo la previsione dell'eclissi egli fosse molto avanti negli anni o non più vivo<ref>{{cita|McKirahan|p. 22}}.</ref>. Secondo altri, invece, la notizia di Erodoto è da accettare: Talete avrebbe proposto di creare uno stato unitario (forse un effettivo [[sinecismo]]) in cui l'autorità del consiglio comune avrebbe prevalso sulla sovranità delle singole città<ref>{{cita|Biondi|p. 183}}.</ref> o sarebbe stata usata solo per gestire i rapporti con gli altri Stati<ref>How-Wells ([http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0028%3Abook%3D1%3Achapter%3D170 ''A Commentary on Herodotus'', I, 170]), secondo i quali la scelta di Teo, una città di scarsa importanza, avrebbe permesso alle città ioniche di mantenere la loro indipendenza. {{cita|Soyez|pp. 77 segg.}}, ipotizza che la proposta di Talete fosse modellata sull'esempio di [[Tripoli (Libano)|Tripoli]] in Fenicia, dove tre città ([[Tiro (città)|Tiro]], [[Sidone]] e [[Arados]]) tenevano un consiglio comune (Diodoro Siculo, ''Biblioteca storica'', XVI, 41, 1).</ref>. In ogni caso, la proposta di cui parla Erodoto non vide mai la luce.
 
Diogene Laerzio riferisce un altro consiglio politico di Talete: egli avrebbe sconsigliato un'alleanza antipersiana di Mileto con Creso, prevedendo la sconfitta di quest'ultimo, cosa che poi si verificò per opera di Ciro<ref name=DL1-25>{{Cita|Diogene Laerzio|I, 25}}.</ref>. Anche se il consiglio è attribuito a Talete, si è pensato che l'opposizione all'alleanza con Creso non sia stata proposta dal filosofo in persona, ma sia derivata dalla sua condotta politica<ref>{{cita|Laurenti|p. 57}}.</ref>.
 
Mentre la notizia di Diogene Laerzio pone Talete in opposizione a Creso, un altro episodio colloca il filosofo al suo seguito. Erodoto riporta un aneddoto relativo ai prodromi della [[battaglia di Pteria]] ([[547 a.C.]]), secondo cui un espediente elaborato da Talete avrebbe permesso all'esercito di [[Creso]], re della [[Lidia]] in guerra contro Ciro, di attraversare il fiume [[Halys]]<ref>{{cita|Erodoto|I, 75}}; {{cita|Diogene Laerzio|I, 38}}.</ref>. Poiché Creso non poteva far attraversare il fiume all'esercito a causa della mancanza di ponti, Talete, che si sarebbe trovato nell'accampamento di Creso, avrebbe parzialmente deviato il corso del fiume scavando un canale sul lato destro dell'accampamento; in questo modo il fiume avrebbe in parte percorso il canale e in parte avrebbe proseguito sul proprio letto naturale, a sinistra dell'accampamento, ma sarebbe stato da entrambe le parti facilmente guadabile. La storicità di questo episodio è stata messa in dubbio già nell'antichità: lo stesso Erodoto non crede a questa versione dei fatti, ritenendo che Creso oltrepassò il fiume usando ponti esistenti<ref>{{cita|Erodoto|I, 75}}.</ref>. Anche gli studiosi moderni sono in generale scettici sulla storicità del racconto<ref>{{cita|Laurenti|pp. 58-59}}, nega la partecipazione di Talete alla spedizione e nota che, se davvero Talete avesse partecipato alla battaglia a fianco di Creso, sarebbe difficile spiegare perché Ciro dopo la vittoria non prese provvedimenti contro Mileto. Per {{cita|Kirk-Raven-Schofield|p. 78}} la storia conterrebbe comunque un "nucleo di verità".</ref>: ad esempio, è stato rilevato che, se effettivamente Talete ebbe rapporti con i sovrani della Lidia, più probabilmente ebbe contatti con Aliatte, che regnò prima di Creso e che quindi, dal punto di vista cronologico, si adatterebbe meglio al periodo in cui visse Talete<ref>{{cita|Biondi|p. 185}}. {{cita|McKirahan|p. 21}}, nota che Talete sarebbe probabilmente stato troppo vecchio per una partecipazione attiva alla spedizione di Creso.</ref>.
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Alcuni studiosi moderni hanno supposto che Talete abbia previsto l'eclissi usando informazioni attinte da popoli che avevano già all'epoca una tradizione di osservazioni astronomiche, in particolare dai Caldei i cui sacerdoti registravano le eclissi già dall'[[VIII secolo a.C.]]<ref>{{cita|Kirk-Raven-Schofield|p. 82}}, che non escludono l'uso di osservazioni effettuate dagli Egizi.</ref>; Talete in particolare avrebbe potuto usare un ciclo di 223 [[Mese sinodico|mesi lunari]] (spesso chiamato [[saros]], ma impropriamente<ref>{{cita|Dicks|p. 295}}.</ref>) al termine del quale le eclissi lunari e solari si ripetono con piccole differenze<ref name=Guthrie47 />. Tuttavia sembra che prima del [[IV secolo a.C.]] non fosse possibile utilizzare i testi babilonesi per effettuare previsioni precise ma solo per escludere il verificarsi di un'eclissi o per affermare che sarebbe stata possibile<ref>{{cita|Guthrie|p. 48}}. {{cita|McKirahan|p. 24}}, ricorda che per determinare il luogo dove si sarebbe verificata un'eclissi si sarebbe dovuto attendere fino a Tolomeo.</ref>; inoltre l'ipotesi che Talete avrebbe viaggiato a Babilonia o avrebbe usato testi babilonesi non è accettata da tutti<ref>{{cita|Dicks|pp. 308-309}}, secondo il quale i Greci ebbero scarse conoscenze su Babilonia fino a [[Berosso]] (III secolo a.C.).</ref>. Se Talete comunque venne a conoscenza di questi testi o se impiegò altri metodi, potrebbe aver detto soltanto che entro la fine dell'anno si sarebbe verificata un'eclissi solare; il fatto che essa ebbe davvero luogo, che fu totale e che avvenne durante la battaglia fu una coincidenza che contribuì a diffondere e a rendere più credibile la notizia di una previsione precisa da parte del filosofo<ref>{{cita|Guthrie|pp. 48-49}}; {{cita|Dicks|p. 295}}.</ref>.
 
A Talete è attribuita la scoperta delle stelle che formano l'[[Orsa minore]]<ref>{{cita|Diogene Laerzio|I, 23}}, che cita un passo dei ''Giambi'' (perduti) di [[Callimaco]] (11 A 3a {{cita|Diels-Kranz}}).</ref>; più probabilmente, avrebbe definito questa costellazione e, per via della sua posizione quasi statica, ne avrebbe segnalato l'importanza ai naviganti greci, che invece usavano l'[[Orsa maggiore]]<ref>{{cita|Kirk-Raven-Schofield|p. 84}}; {{cita|White|p. 7 n. 22}}.</ref>. Gli sono attribuite anche osservazioni delle [[Iadi]]<ref>11 B 2 {{cita|Diels-Kranz}}.</ref>, che comunque erano note già in precedenza essendo citate nei poemi omerici<ref>{{cita|White|p. 8}}. Lo stesso {{cita|White|pp. 8-9}}, nota che Talete avrebbe osservato solo due stelle delle Iadi, una più a nord e una più sud, mentre in altri casi di osservazioni arcaiche le Iadi osservate erano sempre più di due.</ref>, e delle [[Pleiadi (astronomia)|Pleiadi]], di cui avrebbe fissato il tramonto mattutino 25 giorni dopo l'[[equinozio]] autunnale<ref>{{cita|Plinio il Vecchio|XVIII, 213}}.</ref>. Quest'ultima notizia presuppone quindi che Talete conoscesse e sapesse determinare la data degli equinozi, ma anche su questo punto non c'è accordo tra gli studiosi moderni. Talete e i suoi diretti successori non avevano un modello delle orbite celesti e dunque non avrebbero potuto definire l'equinozio in senso moderno, come il momento in cui l'[[eclittica]] incrocia l'[[equatore celeste]]; potrebbero però averlo definito in maniera meno rigorosa, utilizzando i [[solstizi]], la cui conoscenza appare più sicura<ref>{{cita|White|p. 12}}.</ref>. Talete avrebbe studiato questi ultimi riuscendo a determinare i periodi tra due solstizi e notando che non sono uguali<ref>{{cita|Diogene Laerzio|I, 24}}; 11 A 17 {{cita|Diels-Kranz}}. {{cita|White|pp. 12-13}} nota che i periodi tra i due equinozi differivano di quattro giorni e mezzo e dunque Talete, se avesse sistematicamente misurato questi periodi per più anni, avrebbe potuto notare la differenza di durata.</ref>, ma non si conosce il metodo con cui avrebbe stabilito le date dei solstizi: potrebbe aver individuato il primo giorno in cui sembrava che il Sole al momento di sorgere (o di tramontare) avesse smesso di spostarsi verso nord o verso sud; oppure potrebbe aver contato i giorni in cui sembrava che il Sole sorgesse (o tramontasse) nello stesso punto e aver diviso questo numero a metà<ref name=White11>{{cita|White|p. 11}}.</ref>; o ancora, avrebbe potuto basarsi sulla lunghezza dell'ombra proiettata da un palo fissato nel terreno<ref>{{cita|Kirk-Raven-Schofield|p. 83}}.</ref>. Se avesse ripetuto queste misurazioni per più anni e avesse trovato le stesse date per i solstizi, avrebbe potuto determinare la durata dell'anno solare<ref name=White11 />: due autori antichi gli attribuiscono proprio questa scoperta, sostenendo che avrebbe diviso l'anno in 365 giorni<ref name=DL1-27>{{cita|Diogene Laerzio|I, 27}}.</ref> o in 365 giorni e un quarto<ref>[[Galeno]] in 11 A 5 {{cita|Diels-Kranz}}. Secondo {{cita|Diogene Laerzio|I, 24}}, Talete avrebbe anche chiamato "trentesimo" l'ultimo giorno del mese.</ref>. Stabiliti i solstizi, Talete avrebbe potuto determinare in maniera approssimativa anche le date degli equinozi, dividendo a metà ciascun periodo tra i due solstizi<ref>{{cita|White|p. 14}}.</ref>.
 
Il nome di Talete è associato anche ad altre questioni in campo astronomico: avrebbe stabilito che tanto il rapporto della grandezza del sole rispetto alla sua orbita che il rapporto della grandezza della luna rispetto alla propria orbita è di 1:720<ref>{{cita|Diogene Laerzio|I, 24}}. Forse alla stessa scoperta si riferisce anche Apuleio (''Florida'', 18), tuttavia le espressioni usate da entrambi non sono chiare. {{cita|Kirk-Raven-Schofield|p. 83}} rilevano che la notizia è anacronistica poiché per Talete i corpi celesti non avrebbero potuto avere orbite, non potendo passare sotto la Terra che galleggiava sull'acqua. Un frammento di Eudemo citato da Simplicio (12 A 19 {{cita|Diels-Kranz}}) afferma che fu Anassimandro e non Talete il primo ad interessarsi allo studio dei rapporti tra le dimensioni e le distanze degli astri ({{cita|White|p. 16 n. 56}}).</ref>; analogamente a Pitagora, avrebbe diviso la sfera celeste in cinque parti, chiamate artica, equatoriale, antartica e le due zone dei tropici<ref>{{cita|Aezio|II, 12, 1}}. Anche questa notizia non è ritenuta credibile per ragioni cronologiche ({{cita|Dicks|p. 300}}).</ref>. Avrebbe poi determinato le quattro stagioni<ref name=DL1-27 />, che in precedenza erano fissate a tre (le [[Ore]]); tuttavia, anche il poeta [[Alcmane]], probabilmente contemporaneo di Talete o di poco precedente, parla di quattro stagioni<ref>Fr. 20 Page.</ref> e perciò non è sicuro che l'aggiunta della quarta stagione sia da ascrivere a Talete<ref>A questo proposito {{cita|White|p. 15}}, riprende una testimonianza di Teofrasto (11 B 1 {{cita|Diels-Kranz}}), secondo la quale Talete non fu il primo ad occuparsi dei fenomeni naturali, ma sopravanzò i suoi predecessori e li oscurò.</ref>, ma egli, a differenza di chi lo precedette, potrebbe aver usato gli equinozi e i solstizi per distinguere meglio le stagioni e determinarne la durata<ref>{{cita|White|p. 13}}.</ref>.
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