Francesco Salviati: differenze tra le versioni

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Era figlio del tessitore di velluti Michelangelo, e fin da piccolo dimostrò poco attaccamento al mestiere paterno e un interesse precoce per l'arte, favorito anche dall'essere vicino di casa e compagno di giochi dei figli dell'artista [[Domenico Naldini (pittore)|Domenico Naldini]] in [[via dei Servi]]. Ricevuti da un cugino alcuni disegni da studiare, diede buona prova nel disegno, facendo interessare lo stesso Naldini perché entrasse a bottega dallo zio Dionigi da Diacceto, rinomato orafo, nonostante il parere inizialmente contrario del padre. Dimostratosi veloce e profittevole nell'apprendere, nel [[1524]] era già nella bottega di [[Giuliano Bugiardini]], dove ebbe a conoscere e stringere amicizia con l'adolescente [[Giorgio Vasari]], appena giunto a Firenze. Nel [[1526]] Vasari, grazie all'alunnato sotto [[Baccio Bandinelli]], gli permise poi di avere accesso ad alcuni disegni di [[Michelangelo Buonarroti]], che in quegli anni lavorava a [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]]<ref name=DBI>DBI, cit.</ref>.
 
Durante la seconda cacciata dei Medici, nel 1527, in seguito ai tumulti a a [[palazzo Vecchio]] che ruppero un braccio del [[David di Michelangelo]], fu proprio lui, con l'inseparabile Vasari, a raccogliere qualche giorno dopo i tre frammenti del braccio rotto che tutti ignoravano, e a nasconderli in casa del padre per poi riconsegnarli, anni dopo, al duca [[Cosimo I]] che li fece restaurare nel 1543. Passata la tempesta politica, che aveva fatto tornare Vasari ad Arezzo col padre, e una pestilenza che aveva reso quest'ultimo orfano, Francesco si ricongiunse al suo amico a Firenze, andando entrambi a bottega dal pittore Raffaello del Brescia, assieme anche a un terzo amico comune, Nannoccio dalla costa San Giorgio. In questa bottega si impratichirono facendo piccole scene decorative, ma nel 1529 Francesco, con Nannoccio, ritenne più proficuo entrare tra gli alunni di [[Andrea del Sarto]]. Qui trascorse l'[[assedio di Firenze]] (mentre Vasari si era trasferito a [[Pisa]]), facendo alcune opere anche con episodi tratti dalla cronaca di quegli eventi, che però oggi sono perdute. Guadagnatosi la fama di miglior nuovo talento nella scena fiorentina, un suo dipinto venne persino spedito al re di Francia (una ''DalidaDalila che taglia i capelli a Sansone'', perduta) e poco dopo fu raccomandato da Benvenuto dalla Volpaia, maestro orologiaio, al cardinale [[Giovanni Salviati]], che cercava un pittore a [[Roma]]<ref name=Vasari>Vasari, [[s:Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)/Francesco detto de' Salviati|''Francesco detto de' Salviati'']], in ''Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori'', 1568.</ref>.
 
=== Primo soggiorno a Roma (1531-1539) ===