Giuseppe (patriarca): differenze tra le versioni

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[[File:Giuseppe_si_fa_riconescere_dai_fratelli_-_Mola.png|thumb|''Giuseppe si fa riconoscere dai fratelli'' (1657) di [[Pier Francesco Mola]] Galleria di Alessandro VII (Sala Gialla), Palazzo del Quirinale, Roma]]
Giuseppe è il figlio prediletto di Giacobbe, che gli riserbò una vita lontano dal lavoro nei campi e dedita all'istruzione. Dio lo aveva dotato del potere di interpretare i sogni; uno di questi riguardava i suoi fratelli maggiori prostrarsi davanti a lui come covoni di grano.
I dieci fratelli maggiori - ad eccezione di Ruben che tenterà di salvarlo - gelosi di Giuseppe a causa della predilezione del padre, secondo {{passo biblico|Gen37,12-36; 39,1-2}}, decidono di gettarlo vivo in una cisterna vuota e di venderlo poi come schiavo a una carovana di Ismaeliti che, giunti in Egitto, a loro volta lo vendono a un egiziano (identificato in Potifarre da un'inserzione redazionale successiva); secondo un'altra tradizione, fusa negli stessi passi biblici, Giuseppe è invece tolto dalla cisterna da dei mercanti Madianiti che lo conducono in Egitto per poi venderlo a Potifarre<ref group=Nota>Secondo un'altra variante ancora - dovuta sempre all'intreccio delle due tradizioni «elohista» e «jahvista» - nel v. 28 i Madianiti lo venderanno, per 20 sicli d'argento, prima ai mercanti Ismaeliti, che lo cederanno poi a Potifarre (cfr. studiosi cristiani in nota successiva).</ref>, il capo delle guardie del Faraone<ref group=Nota>Precisano gli esegeti della [[École biblique et archéologique française]] (i curatori della [[Bibbia di Gerusalemme]]) come in ""Gen37,12-36 si intravedono qui elementi di due tradizioni, elohista e [[Tradizione jahvista|jahvista]], che sono state fuse e la loro duplicità appare soprattutto nella parte finale (vv 18s). Secondo la prima, i figli di «Giacobbe» vogliono uccidere Giuseppe; e Ruben ottiene che lo si getti solo in una cisterna, da dove spera di riprenderlo; ma mercanti Madianiti, passando all'insaputa dei fratelli, prendono Giuseppe e lo portano in Egitto. Per la seconda, i figli di «Israele» vogliono uccidere Giuseppe, ma Giuda propone loro di venderlo piuttosto a una carovana di Ismaeliti in cammino verso l'Egitto"; anche gli studiosi dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]] ritengono che "il testo attuale non si spiega se non ammettendo la fusione insieme di due tradizioni. In una («jahvista»), Giuda salva il ragazzo facendolo vendere a una carovana di Ismaeliti; nell'altra («elohista»), Ruben ottiene di farlo deporre in una cisterna vuota per poi liberarlo; ma prima che potesse farlo, alcuni Madianiti lo portano via e Ruben lo crede morto (v. 30; cf 42,22)", mentre "la fine del versetto [28] è un’armonizzazione redazionale, poiché, secondo il v. 36, i Madianiti vendettero Giuseppe direttamente in Egitto" e, in merito a Potifarre, precisano ancora gli stessi studiosi che "Il v. 1 [c. 39] è composito e identifica l'egiziano sposato che aveva comprato Giuseppe dalle mani degli Ismaeliti (racconto «jahvista») con l'eunuco Potifar, che l'aveva invece comprato dai Madianiti (racconto «elohista»). I redattori che unirono insieme le due tradizioni, videro in questo ricco egiziano e nel grande maggiordomo (presso cui erano imprigionati il gran coppiere e il gran panettiere, cf 40,3 «elohista») un unico personaggio. Gli stessi hanno identificato il maggiordomo con il comandante della fortezza dove Giuseppe e gli altri due funzionari finirono prigionieri (cf i doppioni 39,3.23; 39,4b.6). Il resto del brano è «jahvista», mentre gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" confermano come "la narrazione ritorna sugli Ismaeliti di 37,29, che ora vendono Giuseppe a un anonimo egiziano. Un'inserzione redazionale lo identifica con Potifar menzionato in 37,36, che è «sovrintendente» o comandante delle guardie, per il quale Giuseppe lavora in prigione". (Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, pp. 96-97, ISBN 978-88-10-82031-5; Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, pp. 102-103, 106, ISBN 88-01-10612-2; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, pp. 47-49, ISBN 88-399-0054-3.).</ref>. I fratelli fecero credere al padre e a Rachele che Giuseppe era stato ucciso dai lupi.
 
In Egitto, Giuseppe spicca nel suo servizio e acquista la fiducia del Potifarre, che gli affida il governo sulla sua casa. Accade però che la moglie di Potifarre, invaghitasi di Giuseppe, lo invita a tradire il marito. Dinanzi al rifiuto perentorio di Giuseppe, la donna non esita a denunciarlo ingiustamente presso il marito e Giuseppe viene imprigionato. In prigione, interpreta i sogni del coppiere e del panettiere del Faraone, preannunciando al primo la liberazione e il ritorno alla corte e al secondo la condanna a morte.
 
Dopo due anni, il Faraone - identificato erroneamente nel testo biblico<ref>{{passo biblico|Gen47,11-12}}.</ref> come Ramses<ref group=Nota>Precisano gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" come Ramses sia "un evidente anacronismo, dato che la regione fino al XIII sec. non avrebbe potuto ricevere questo nome (cf. Es1,11)" e quelli della Bibbia [[Versioni della Bibbia#Italiano|Edizioni Paoline]] confermano che "è un anacronismo (Ramesse II è del XIII s. aC. mentre qui siamo forse nel s. XVI-XV) e fa capire come la storia di Giuseppe sia un ponte di comunicazione tra la vicenda patriarcale e quella dell’esodo". (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 53, ISBN 88-399-0054-3; La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 69, ISBN 88-215-1068-9.).</ref> - essendo tormentato da un sogno ricorrente a cui nessuno dei suoi indovini riusciva a dare una spiegazione, su suggerimento del coppiere, fa liberare Giuseppe affinché dia la sua interpretazione. Il sogno riguardava sette mucche grasse divorate da sette mucche magre e sette spighe rigonfie di chicchi mangiate da sette spighe arse e rinsecchite. Interpretando il sogno con l'aiuto di Dio, Giuseppe predice al Faraone sette anni di grande abbondanza per l'Egitto, cui faranno seguito sette anni di carestia e suggerisce al Faraone di fare riserva di un quinto del grano durante il periodo dell'abbondanza, per poi utilizzarlo nel tempo della carestia.
 
Il Faraone, colpito dall'intelligenza e dall'abilità di Giuseppe, ripone in lui la sua fiducia e lo nomina vice-Re d'Egitto, secondo solo al Faraone, perché realizzi quanto aveva suggerito. Secondo quindi il racconto biblico<ref>{{passo biblico|Gen41,41-57}}.</ref> Giuseppe è elevato alla più alta carica in Egitto e riceve dallo stesso Faraone il nome di Safnat-Panèach («Dio dice: egli è vivente»), benché tale nome, così come quello della moglie Asenat («Appartenente alla dea Neit»), non è attestato in alcun documento egizio delle dinastie XX-XXI<ref group=Nota>Così precisano gli studiosi della [[École biblique et archéologique française]] (i curatori della [[Bibbia di Gerusalemme]]) e aggiungono come "l'autore immagina questa investitura da ciò che ha sentito dire della corte d'Egitto: Giuseppe diviene il vizir d'Egitto; senza altro superiore che il faraone, egli regge la sua casa che è la sede dell'amministrazione, detiene il sigillo regale. [...] Giuseppe è assimilato alla più alta nobiltà di Egitto. Ma questi tipi di nomi non sono attestati con le dinastie XX-XXI. Sono il prodotto dell'erudizione dell'autore". (Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 104, ISBN 978-88-10-82031-5. Cfr anche La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 60, ISBN 88-215-1068-9.).</ref>. Giuseppe sposa quindi Asenat, la figlia di Potifar, dalla quale nascono i figli [[Efraim]] e [[Manasse (patriarca)|Manasse]].
 
Durante i sette anni di carestia, i fratelli di Giuseppe, che vivevano ancora a Canaan insieme al padre Giacobbe, per ordine di quest'ultimo, si recano in Egitto per acquistare del grano e si inginocchiano come servi davanti a lui, senza riconoscerlo. Giuseppe si fa raccontare dai fratelli chi siano e quale sia la loro storia. A questo punto, Giuseppe mette alla prova i fratelli: dopo averli accusati di essere spie, fa arrestare uno di essi e manda i restanti a prendere Beniamino, volendolo incontrare. La pena per l'eventuale mancato incontro sarebbe stato l'arresto definitivo del fratello e la mancata consegna del grano. Ritornati a Canaan, i fratelli riferiscono al padre quanto ordinato dal vice-re. Giacobbe nel timore di perdere un altro figlio, si rifiuta di inviare Beniamino in Egitto ma a causa della carestia opprimente, decide infine di mandarlo. Giuseppe quindi incontra Beniamino. Fa mettere di nascosto la sua coppa d'argento nel sacco di grano di Beniamino e fa nuovamente arrestare i fratelli. Giuda allora implora Giuseppe di risparmiarlo per non causare altro dolore al padre, offrendosi lui come schiavo al posto di Beniamino. A queste parole, Giuseppe scoppia in pianto, si fa riconoscere e decide di non vendicarsi del male ricevuto dai fratelli, perdonandoli. Essendo al secondo anno di carestia, Giuseppe invia allora i fratelli dal padre per riferirgli di essere vivo, di avere potere sull'Egitto e di stabilirsi insieme a tutta la tribù in Egitto. Giuseppe quindi si ricongiunge col padre e lo fa stabilire in Egitto sotto il benestare del Faraone, che dispone di allocare gli israeliti presso la terra di Gosen. La carestia intanto si è inasprita e gli israeliti chiedono a Giuseppe il pane; quest'ultimo glielo concede in cambio del loro bestiame e dei loro terreni affinché diventino di proprietà del Faraone. Trascorsi diciassette anni, Giacobbe muore dopo aver benedetto i suoi figli e i figli di Giuseppe,Efraim e Manasse, e fatto giurare a quest'ultimo di seppellirlo a Canaan insieme ai suoi padri. Giuseppe quindi ottiene dal Faraone il permesso di andare a seppellire il padre insieme a tutte le tribù, lasciando in Egitto i figli e il bestiame. Dopo la sepoltura, essi tornano in Egitto.
 
Giuseppe muore all'età di 110 anni. Prima di morire, predice agli Israeliti che Dio li avrebbe condotti nella terra promessa e li fa giurare di portare le sue spoglie con sé e di seppellirle nella terra di Canaan. Ciò avverrà in seguito all'esodo, quando gli ebrei guidati da [[Mosè]] porteranno con sé anche le ossa<ref group=Nota>Notano gli studiosi del "Nuovo Grande Commentario Biblico" che "Gen 50,25 suggerisce che il corpo di Giuseppe fu mummificato alla maniera egiziana (cf. Gen 50,2-3), ma Es13,19 e questo versetto [Gios24,32] parlano solo delle sue ossa". (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 171, ISBN 88-399-0054-3.).</ref> del patriarca e le seppelliranno presso [[Sichem]].
 
== Giuseppe nella Torah orale ==
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* In Egitto i fratelli non riconobbero Giuseppe, dei quali invece constatò l'identità, in quanto non si aspettavano che anche nell'aspetto materiale egli riuscisse a mantenere la [[tradizione ebraica]] e così fu; essi avevano invece prediletto una vita a contatto col mondo spirituale che il ruolo di pastori permette di avere con maggiore facilità.
 
* In una parte del [[Pentateuco]] viene detto, a nome di Yossef, che egli traeva gli "auspici"<ref group=Nota>[[Parashah]] [[Miketz]]</ref>, e questo a proposito della coppa d'argento trovata, pare, nel sacco di un fratello perché tornassero...
 
* Giuseppe, per farsi riconoscere dal padre Giacobbe nel loro incontro dopo gli anni di distanza, gli ricordò l'ultimo argomento di Torah sui carri di cui stavano dialogando.
 
* Giuseppe chiese che, dopo la sua morte, la sua salma venisse trasportata dall'Egitto<ref group=Nota>..."gravi" furono le prove per il [[popolo ebraico]] in ''Eretz Mitzraim'', la "''Terra dei limiti''": la [[Torah orale]] spiega che persino i cani non abbaiarono con l'[[Esodo biblico]] degli ebrei, e questo fu prodigio di grazia divina</ref> in [[Terra d'Israele]] con l'Esodo del [[popolo ebraico]] e così fu: lo stesso Mosè<ref group=Nota>Vi sono poi prove della lavorazione della [[Manna (Bibbia)|manna]] nel deserto consistenti nel ritrovamento di tonde macine di pietra inoltre pare, diversamente, che là vi siano stati reperti di [[calamita]]</ref> si occupò di permettere che il sarcofago con la sua salma sorgesse miracolosamente dalle acque del Nilo in cui era stato depositato per proteggerlo.
 
* Si spiega che [[Yosef]], [[Zaddiq]], non poté sentire un odore sgradevole, per questo protetto da Dio miracolosamente.
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== Note ==
<references group="Nota"/>
 
=== Riferimenti ===
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