Xenia (antica Grecia): differenze tra le versioni

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La '''xenìa''' ({{lang-grc|ξενία|xenía}}) riassume il concetto dell'[[ospitalità]] e dei rapporti tra ospite e ospitante nel [[Antica Grecia|mondo greco antico]], della cui civiltà costituiva un aspetto di grande rilievo. Era un dovere per i greci ospitare coloro che chiedevano ospitalità.
 
== Prescrizioni e consuetudini ==
La ''xenia'' si reggeva su un sistema di prescrizioni e consuetudini non scritte che si possono riassumere in tre regole di base:
* il rispetto del padrone di casa verso l'ospite;
* il rispetto dell'ospite verso il padrone di casa;
* la consegna di un "regalo d'addio" all'ospite da parte del padrone di casa.
Il padrone di casa doveva essere ospitale e fornire all'ospite cibo e bevande, la possibilità di lavare il corpo e indossare vesti pulite. Non era considerato educato porre domande fino a che l'ospite non lo avesse "concesso". Ciò era molto importante soprattutto nei tempi antichi, quando si pensava che gli dei potessero assumere sembianze umane: se il padrone di casa avesse trattato male un ospite dietro le cui vesti si celasse un dio, avrebbe potuto incorrere nella collera divina.
Il dono d'addio dimostrava che il padrone di casa era stato onorato di accogliere l'ospite. [[Vitruvio]], a tal proposito, ci tramanda che gli artisti dell'antica Grecia chiamavano "xenia" un genere pittorico (vicino alla moderna [[natura morta]]) che rappresentava galline, uova, ortaggi, frutti e altri prodotti della campagna che venivano solitamente donati all'ospite. {{senza fonte|Il padrone di casa poteva anche donare la metà di un pezzo di pietra, cosicché se una delle due famiglie (o i loro discendenti) in futuro avessero avuto bisogno di un rifugio, allora le due metà della pietra ricongiunte, avrebbero dimostrato l'antico legame creatosi in passato grazie all'ospitalità.}}
 
Dal canto suo, l'ospite doveva essere gentile e non invadente. La ''xenia'' comportava anche il dovere di ricambiare l'ospitalità ricevuta e quello di badare a qualunque ospite. Possiamo dire che era un modo per rendere l'ospite "membro temporaneo" della comunità che stesse visitando, ma poteva anche indicare, più semplicemente, che il visitatore non era un membro "vero e proprio", ma solo un ospite temporaneo.
 
==Aspetti sacrali==
Il dio greco [[Zeus]] veniva a volte indicato con l'[[epiteto]] di ''Xenios'' a indicare, fra gli altri suoi attributi, anche quello di protettore dei viandanti e garante della ''xenia''.
Questo mostra come il concetto di ospitalità che si riassume nella ''xenia'', fosse profondamente incardinato nella spiritualità greca che la concretizzava poi nell'obbligo religioso di offrire ospitalità ai viandanti, i quali a loro volta erano investiti di responsabilità che andavano oltre la mera reciprocità.
 
==Esempi dal mondo omerico==
Molti, nel mondo omerico, sono gli episodi che aiutano a comprendere il concetto di ospitalità presso gli [[Antica Grecia|antichi Greci]]. Tra questi quello di [[Glauco (figlio di Antenore)|Glauco]] e [[Diomede]]<ref>''[[Iliade]]'' VI, 119-236.</ref>, assieme a quello di [[Achille]] e [[Priamo]], è uno dei più importanti. Molto noto è anche l'episodio dell'Odissea riguardante la maga Circe nell'isola di [[Eea]]. Ella infatti offrì ai compagni dell'eroe una crema detta [[Ciceone]], e in seguito un vino molto buono, il [[Pramno]]. Anche l'episodio di Odisseo con Nausicaa, la figlia di Alcinoo, presso l'isola dei Feaci è un chiaro esempio dell'ospitalità come concepita dai Greci.
 
Infine, possiamo incontrare il valore della ''xenia ''quando [[Odisseo]] viene "ospitato" dalla [[Ninfa (mitologia)|ninfa]] [[Calipso]] o quando viene ospitato dal [[Eumeo|porcaro Eumeo]] nel momento in cui sbarca a [[Itaca]] (la sua terra natìa) nelle spoglie di mendicante.
 
===Odisseo alla mensa dei proci===
Nell'''[[Odissea]]'' troviamo un episodio significativo: [[Antinoo (figlio di Eupite)|Antinoo]] insulta e colpisce brutalmente quel viandante in misere vesti di mendico, sotto cui si nasconde [[Odisseo]], ma il suo comportamento è disapprovato dagli altri [[proci]] consapevoli di come dietro un viandante potesse celarsi la presenza di un dio, in una di quelle frequenti [[Teofania|teofanie]] volte a osservare gli uomini e i loro comportamenti, retti o turpi che essi fossero<ref>''Odissea'', XVII, 481-487.</ref>.
 
===Violazione dei vincoli: il rapimento di Elena===
Si può osservare che la [[guerra di Troia]], descritta nell'[[Iliade]] di [[Omero]], contiene, una chiave interpretativa, che la vede come il risultato di una violazione delle norme della ''xenia''. [[Paride]], ospite di [[Menelao]], infrange gravemente i vincoli dettati della ''xenia'' seducendo [[Elena (mitologia)|Elena]] e sottraendola al padrone di casa. Siccome una simile violazione della sacralità della ''xenia'' si risolveva in un'offesa all'autorità di Zeus, gli [[Achei]] dunque, nel vendicare questa trasgressione, obbedivano a un dovere religioso che aveva nella guerra la sua logica conseguenza.
 
===Glauco e Diomede===
[[File:Diomedes Glaucus MAR Gela.jpg|thumb|upright=1.4|Lo scambio di doni tra [[Glauco (figlio di Ippoloco)|Glauco]] e [[Diomede]]. [[Pelike]] [[ceramica attica|attico]] a [[figure rosse]], ca. [[420 a.C.]], proveniente da Gela (Museo Archeologico Regionale)]]
 
In un celebre episodio dell'''[[Iliade]]'', [[Glauco (figlio di Ippoloco)|Glauco]] e [[Diomede]] si trovano faccia a faccia intenti a riconoscersi e scoprono che i loro nonni sono stati legati da vincoli di ospitalità. Diomede si definisce allora nei confronti di Glauco:
i ereditari".
"Sì, tu sei per me un ospite ereditario e da lungo tempo, […] così io sono tuo ospite nel cuore dell'[[Argolide]] e tu sei il mio in [[Licia]], il giorno in cui andrai fino a quel paese. Evitiamo allora entrambi il giavellotto l'uno dell'altro […] scambiamoci piuttosto le armi, così che tutti sappiano qui che ci gloriamo di essere degli ospiti ereditari".
 
Questa situazione dà a ciascuno dei contraenti dei diritti più forti dell'interesse comune, nazionale.