Commissione parlamentare: differenze tra le versioni

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{{vedi anche|Commissioni del Parlamento europeo}}
===Francia===
L'avvento del parlamentarismo inglese in Francia ha permesso lo sviluppo di un nuovo concetto di commissioni parlamentari, specifico per la Francia, dove nel periodo rivoluzionario si giunse all'onnipotenza dei comitati della [[Convenzione nazionale]], i veri detentori del potere. Come sottolinea Eugène Pierre , "dal 1792 al 1795, i comitati della Convenzione furono i veri depositari del potere esecutivo". In reazione agli eccessi della Convenzione, nella seconda Repubblica si finirà con il vietare le commissioni per paura di vederle acquisire troppo potere. Solo nel 1902, nella Terza Repubblica, una risoluzione della Camera dei deputati adottò un sistema di commissioni permanenti. Infine, ispirata dalla volontà di istituire un "parlamentarismo razionalizzato", la Quinta Repubblica ha cercato di raggiungere un equilibrio: dà delle commissioni parlamentari una definizione che appare come una sintesi di modelli precedenti: numerosi articoli della Costituzione dell'ottobre 1958 - e in particolare l'articolo 43 - sono dedicati alle commissioni con funzione legislativa; si prevede in sostanza il ricorso in linea di principio alle commissioni speciali istituite ''ad hoc'' per l'esame preparatorio dei testi legislativi, nonché una limitazione a sei - per assemblea - del numero di commissioni permanenti.
 
Anche in Francia, quindi, "le commissioni permanenti sono dette tali perché esse permangono ovvero durano per l’intero arco di una legislatura; per contro, le commissioni speciali vengono create per affrontare specifiche proposte legislative per un lasso di tempo determinato. Nel caso francese, per esempio, una commissione speciale può venire istituita su richiesta del governo (art. 30 del regolamento) o per decisione dell’Assemblea (art. 31) e dura fino a quando si sia raggiunta una decisione definitiva sul progetto di legge che era stata chiamata a esaminare"<ref>[[Gianfranco Pasquino|G. Pasquino]] e R. Pelizzo, ''Parlamenti democratici'', Bologna, Il Mulino, 2006, p. 51.</ref>.
 
==Negli Stati Uniti d'America==