Gioacchino Limberti: differenze tra le versioni
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Il Limberti infatti cercava di tenere, nella difficile situazione generale, un comportamento conciliante, che però scontentava tutti: il papa, il [[granduca]] e la [[massoneria]] alla quale il granduca stesso era legato.
Ci furono dei tumulti per esempio
Quando Firenze fu capitale d'Italia ([[1865]]-[[1871]]) il Limberti si trovò improvvisamente in una posizione di primo piano, e a lui si rivolsero altri vescovi e semplici fedeli perché perorasse qualche loro causa presso il governo del Regno. Egli si dispose con animo a questa attività, oltre a quelle consuetudinarie del suo ruolo: compì una completa visita delle parrocchie e curò i suoi diocesani. Attaccato però dalla massoneria, combattuto da alcuni ecclesiastici scismatici, che avevano fondato una pseudo società caritativa per i preti, e chiamato in causa per difendere il pontefice "prigioniero" e gli interessi vaticani dopo la [[Presa di Roma|Breccia di Porta Pia]], fu impreparato a una situazione così ardua e manifestò in un certo senso la sua debolezza.
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