Gioacchino Limberti: differenze tra le versioni

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Il Limberti infatti cercava di tenere, nella difficile situazione generale, un comportamento conciliante, che però scontentava tutti: il papa, il [[granduca]] e la [[massoneria]] alla quale il granduca stesso era legato.
 
Ci furono dei tumulti per esempio durantein laoccasione della processione del [[Corpus Domini]] del 6 giugno [[1861]], durante illa quale il vescovo non dimostrò abbastanza polso da dominare la situazione. Un altro motivo di scontento nei suoi confronti da parte del papa fu la nomina come Vicario generale del canonico [[Amelio Bansi]], autore di un opuscolo di poche pagine sulla libertà di coscienza, messo all'[[Indice dei libri proibiti|Indice]], sebbene non con un atto ufficiale.
 
Quando Firenze fu capitale d'Italia ([[1865]]-[[1871]]) il Limberti si trovò improvvisamente in una posizione di primo piano, e a lui si rivolsero altri vescovi e semplici fedeli perché perorasse qualche loro causa presso il governo del Regno. Egli si dispose con animo a questa attività, oltre a quelle consuetudinarie del suo ruolo: compì una completa visita delle parrocchie e curò i suoi diocesani. Attaccato però dalla massoneria, combattuto da alcuni ecclesiastici scismatici, che avevano fondato una pseudo società caritativa per i preti, e chiamato in causa per difendere il pontefice "prigioniero" e gli interessi vaticani dopo la [[Presa di Roma|Breccia di Porta Pia]], fu impreparato a una situazione così ardua e manifestò in un certo senso la sua debolezza.