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==Storia==
Nel [[Medioevo]] i [[Benedettini]] avevano un monastero, dedicato a San Prospero, fuori dalle mura nella campagna a nord della città
Per il progetto dei nuovi edifici fu indetto un concorso da parte di una commissione di abati benedettini dei monasteri vicini; non è chiaro l'esito del concorso, ovvero l'identità dell'architetto che fornì il progetto poi realizzato. Sulla base di alcuni disegni e di somiglianze con edifici analoghi, si fa l'ipotesi di [[Alessio Tramello]]; quanto all'esecutore dei lavori, grazie ai documenti di spesa relativi all'opera, si ha la certezza che si trattò del reggiano [[Leonardo Pacchioni]].
[[File:Vista della cupola dai Chiostri.jpg|thumb|Vista della cupola dal Chiostro piccolo]]
I lavori iniziarono dal Chiostro piccolo; un contratto del 1524 impegna lo scultore [[Bartolomeo Spani]] detto [[il Clemente]] per l'esecuzione delle colonnine binate che lo caratterizzano. Nel 1537 risulta avvenuto il trasferimento nel nuovo monastero da quello vecchio fuori le mura. Erano già stati sottoscritti atti notarili relativi alla costruzione del Chiostro grande; nel 1541 i lavori per quest'ultimo iniziarono, affidati ai costruttori Alberto e Roberto Pacchioni (figlio e nipote di Leonardo). Intorno al 1550 fu necessaria una sospensione, poiché la vecchia chiesa di san Pietro occupava ancora parte dell'area prevista per il Chiostro. Si lavorò al dormitorio e ai locali accessori, non senza difficoltà che resero necessario rifare parte del nuovo edificio. Circa nel 1580 ripresero i lavori per il completamento del Chiostro grande, che comportarono la demolizione della vecchia chiesa, contemporanea all'apertura del cantiere della nuova
[[File:Porticato cortile interno ai Chiostri di San Pietro.jpg|thumb|Porticato del Chiostro piccolo]]
Nel 1783 il monastero venne soppresso; da quell'anno in poi si succedettero diversi usi civili, che comportarono anche alterazioni degli edifici. Quando, dopo l'[[Unità d'Italia|Unità]], l'ex monastero fu adibito a caserma, si operarono interventi poco rispettosi dell'antica architettura. Il complesso rimase di proprietà del Demanio Militare fino circa al 2000, quando passò all'Amministrazione Comunale di Reggio Emilia. Un impegnativo intervento di restauro è ancora in corso (2020).
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