Concorso per la porta nord del battistero di Firenze: differenze tra le versioni

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Del concorso ci sono pervenute solo due formelle, quelle di Ghiberti e del Brunelleschi, della grandezza di 45 x 38 centimetri oggi entrambe conservate al [[museo del Bargello]]. Le due opere sono molto diverse dal punto di vista formale e offrono una straordinaria sintesi delle due scuole di pensiero in materia artistica allora presenti in città: l'accoglienza dello stile [[gotico internazionale]] da una parte, lo sviluppo delle radici classiche dall'altra<ref>De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 15</ref>.
 
Alla prima opzione appartiene la formella di Ghiberti, che divise [[Sacrificio di Isacco (Ghiberti)|la scena]] in due fasce verticali armonizzate da uno sperone roccioso di sapore arcaico, con una narrazione equilibrata, figure proporzionate e aggiornate alle cadenze del gotico. Vi inserì anche generiche citazioni dall' "antico", di sapore [[arte ellenistica|ellenistico]], come nel poderoso nudo di Isacco, facendo quindi una mediazione tra gli stimoli disponibili all'epoca. L'uso dello sfondo roccioso inoltre generava un fine chiaroscuro, che avvolgeva le figure senza stacchi violenti (scelta che influenzò anche lo ''[[stiacciato]]'' di [[Donatello]])<ref name="De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 16">De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 16</ref>.
 
Ben diverso fu il [[Sacrificio di Isacco (Brunelleschi)|rilievo creato da Brunelleschi]], che suddivise la scena in due fasce orizzontali, con piani sovrapposti che creano una composizione piramidale. Al vertice, dietro uno sfondo piatto dove le figure vi emergono con violenza, si trova il culmine drammatico dell'episodio del sacrificio, dove linee perpendicolari creano l'urto tra le tre volontà diverse (di Abramo, di Isacco e dell'angelo, che impugna il braccio armato di Abramo per fermarlo). La scena è resa con una tale espressività da far apparire al confronto la formella di Ghiberti una pacata recitazione. Questo stile deriva da una meditazione dell'opera di [[Giovanni Pisano]] (come nella ''Strage degli innocenti'' del [[pulpito di Sant'Andrea]]) e dell'arte antica, come dimostra anche la citazione colta dello ''[[spinario]]'' presente nell'angolo sinistro<ref name="De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 16"/>.