Palazzo della Penna: differenze tra le versioni

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|proprietario = Comune di Perugia
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Il '''Palazzo della Penna''' è situato in via Podiani 11 a [[Perugia]] ed è sede del Museo civico di Palazzo della Penna-Centro di Cultura Contemporanea, della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, dell'Assessorato alla Cultura e di alcuni altri Uffici comunali.
==Storia==
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[[File:Penna03Vg.jpg|alt=|sinistra|miniatura|Palazzo della Penna]]
 
Prestigiosa residenza nobiliare, costruita in più fasi tra il XVI e il XIX secolo. GiàAppartenne appartenutaprima alla famiglia dei Vibi, poi ai sigg. “Arcipreti della Penna" . Presenta una stratificazione di differenti epoche storiche: l’edificio cinquecentesco è impostato sui resti dell’anfiteatro romano, rimessi in luce nel corso dei lavori di ristrutturazione del palazzo svolti negli anni '80; si tratta di parti di una struttura muraria in opera cementizia, consistente nella fronte esterna di una galleria periferica, la cui parte visibile è lunga circa m. 35<ref>'' http://turismo.comune.perugia.it/poi/museo-civico-di-palazzo-della-penna''</ref>.
[[File:IMG 0927 - Palazzo Penna - Bertel Thorvaldsen (1770-1844)- Pastorello - 1823.jpg|thumb|left|Una delle sale interne al tempo in cui era la collezione dell'Accademia di Belle Arti|alt=]]
Prestigiosa residenza nobiliare, costruita in più fasi tra il XVI e il XIX secolo. Già appartenuta alla famiglia dei Vibi, poi ai sigg. “Arcipreti della Penna" . Presenta una stratificazione di differenti epoche storiche: l’edificio cinquecentesco è impostato sui resti dell’anfiteatro romano, rimessi in luce nel corso dei lavori di ristrutturazione del palazzo svolti negli anni '80; si tratta di parti di una struttura muraria in opera cementizia, consistente nella fronte esterna di una galleria periferica, la cui parte visibile è lunga circa m. 35<ref>'' http://turismo.comune.perugia.it/poi/museo-civico-di-palazzo-della-penna''</ref>.
 
Nel lato meridionale il palazzo ingloba anche un tracciato viario e tratti di mura della cinta urbana d’epoca medievale.
 
Nei primi anni dell’Ottocento fu ristrutturato e internamente affrescato. Al primo piano sono alcuni dipinti del XIX secolo ispirati al Mito di Paride, di Antonio Castelletti , artista umbro di Paciano, rappresentante del neoclassicismo; allievo di Francesco Appiani di Ancona e del perugino Cristoforo Gasperi . Nel soffitto della prima sala del primo piano, è rappresentato “il giudizio di Paride”, incastrato tra eleganti motivi decorativi, dove si distinguono le nove muse accompagnate da Giove e da [[Mnemosine]]. Nella seconda sala “Paride principe di Troia” armato a Cavallo; nella terza “il ratto di Elena” , circondato da figure danzanti e bracieri ardenti. Nella quarta, chiamata Sala di Apollo, è rappresentato invece l’ ”Apoteosi di Paride” il principe mortale è accolto nell’olimponell’Olimpo da Apollo, circondato dalle allegorie delle quattro stagioni . Sullo sfondo Saturno con il suo attributo: il serpente che si morde la coda, simbolo del tempo inteso in senso circolare dell’eterno ritorno. A rappresentare il Karma sono anche le tre [[Parche]], metafora del trascorrere del tempo. Alle pareti monocromi con scene di combattimenti, corse di bighe, e riti sacrificali come la [[:en:Suovetaurilia|Suovetaurilia]]” . Dello stesso periodo sono le vedute ideali, all’interno della stanza dei Paesaggi (secondo piano), opera del decoratore e scenografo Pasquale Angelini, padre del noto eclettico Annibale Angelini, scenografo decoratore restauratore. Nella torretta circolare del secondo piano è un fregio a monocromo, probabile opera di Giuseppe Carattoli (1835) .<ref> ''Alessandra Migliorati, Itinerari d'arte dell'Ottocento in Umbria-2006''</ref>
 
Il palazzo fu definito nel 1822 da Serafino Siepi "assai vasto e magnifico palazzo"<ref name="Siepi 1822, II, p. 475">Siepi 1822, II, p. 475.</ref> e veniva segnalato agli occhi dei contemporanei per ospitare al suo interno una ricca biblioteca e una prestigiosa quadreria. Dall'''Inventario dei beni appartenuti al Barone Fabrizio della Penna'', stilato nel 1838 dal notaio Giacomo Antonini sulla base di accurate perizie, risulta che la biblioteca constava di 1994 opere, di cui si offriva una dettagliata descrizione bibliografica comprensiva del valore complessivo della collezione<ref>Belloni 1999, p. 69, nota 19.</ref>. Massimo fu l'apprezzamento mostrato da Siepi anche in merito alla quadreria, definita "preziosa collezione di pitture pregevolissime e la più copiosa di quante altre ne esistono in Perugia". Il nucleo iniziale della raccolta prese avvio alla metà del Seicento per iniziativa di Ascanio della Penna (1607-1664), il cui raffinato gusto collezionistico fu favorito dallo studio delle belle arti, coltivate una volta entrato al servizio dei [[Granduchi di Toscana]] in qualità di paggio, e dalla frequentazione con il pittore napoletano [[Salvatore Rosa]], del quale possedeva diversi dipinti.
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Il cortile del palazzo è caratterizzato da una monumentale scala elicoidale che unisce tre livelli dell'edificio, progettata dall'architetto Franco Minissi (Viterbo, 12 marzo 1919 – Bracciano, 25 agosto 1996) negli anni Ottanta del novecento.
 
In omaggio al poeta perugino Paolo Vinti , nell’atrio è l’installazione: “Io sono Paolo Vinti” (2011), di Daniele Pampanelli, due cravatte su specchio a significare che ognuno specchiandosi per un attimo può identificarsi in Paolo Vinti.
 
L’8 marzo 2019 è stata collocata un’altra opera contemporanea bronzea dal titolo “senza catene”, eseguita dagli studenti del liceo Artistico perugino Bernardino Di Betto. Una donna dai morbidi lineamenti, è seduta su una panchina rossa, cinta soltanto da una fascia dorata sui seni. Come molte installazioni di panchine rosse, idealmente occupate da presenze invisibili, è posta per non dimenticare le tante donne che hanno perso la vita , vittime di violenza . I suoi colori sono il rosso e l'oro, Il rosso come sempre richiama alla violenza, ma allo stesso tempo alla lotta per un ritorno all'età dell'oro, dove trionferà finalmente l'armonia.