Pietro Durazzo (1632-1699): differenze tra le versioni

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Negli anni successivi che videro un forte contrasto diplomatico e politico tra la Repubblica di Genova e la [[Francia]] di [[Luigi XIV]] il nobile Pietro Durazzo mai nascose la sua "devozione" filo-francese (contrapposta ad una politica filo-spagnola o, ancora, per una maggiore "indipendenza economica-militare della Repubblica" appoggiate da altre famiglie aristocratiche genovesi) tanto che più volte cercò di frenare ogni atto governativo a danno dei Francesi, ma anzi invitando il governo a condurre un dialogo con la corona di Francia. Un epilogo che esplose nel maggio del 1684 con il pesante e dannoso [[Bombardamento navale di Genova (1684)|bombardamento navale]] della flotta di Luigi XIV ai danni della città genovese. Pure in quell'occasione, a ridosso dell'ultimatum presentato dal marchese Colbert di Seignelay al governo di Genova, Pietro Durazzo fu uno dei quattro membri del [[Maggior e Minor Consiglio della Repubblica di Genova|Minor Consiglio della Repubblica]] (su 200 membri totali, oltre ai 20 componenti dei Collegi, al doge e ai procuratori perpetui) che votarono contro alla risposta negativa che, di li a poco, diede il via al bombardamento francese.
 
[[File:Louis14-Versailles1685.jpg|thumb|[[Luigi XIV di Francia]] riceve il Doge di Genova alla [[Reggia di Versailles]], il 15 maggio [[1685]] dopo il bombardamento di [[Genova]]. Ritratto di [[Claude Guy Hallé]], [[Versailles]].]]
Per ovvi motivi il suo nome non comparve nella giunta straordinaria di guerra con a capo il doge [[Francesco Maria Imperiale Lercari]], ma dopo aver fatto parte di una minoranza filo-francese all'interno del Minor Consiglio, e ridotti i poteri della giunta con il cessare delle ostilità, subentrò nel novembre 1684 in sostituzione di un componente della stessa e assieme ad altri esponenti preparò le basi per una alquanto necessaria pace con il sovrano Luigi XIV accettandone nel febbraio 1685 le condizioni. L'atto estremo e di "riparazione" fu siglato il 15 maggio 1685 quando il doge Imperiale Lercari e altri esponenti istituzionali dovettero recarsi alla [[reggia di Versailles]] e, in un clima semi-surreale e quasi di scherno, porgere le pubbliche scuse della Repubblica di Genova al cospetto del "Re Sole" per i fatti del 1684.