Repubblica partigiana di Alba: differenze tra le versioni

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Il 10 ottobre 1944 circa 2.000 partigiani, appartenenti soprattutto alla 2ª Divisione Langhe del [[1º Gruppo Divisioni Alpine]] comandato da [[Enrico Martini (partigiano)|Enrico Martini]] ("Mauri"), occupa la città in pratica senza combattere dato che i reparti fascisti (300 alpini del [[battaglione "Cadore"]] al comando del [[tenente colonnello]] [[Ippolito Radaelli]], che il 3 ottobre avevano sostituito il 2° "Cacciatori degli Appennini" comandato dal col. Languasco trasferito a Ceva) abbandonavano la città in seguito a trattative con i partigiani della II Divisione Langhe, mediate dalla curia vescovile. Nelle settimane precedenti la città era stata fatta oggetto in continuazione, quasi ogni notte, di piccoli ma logoranti attacchi partigiani, soprattutto in periferia verso i posti di blocco e verso le caserme più esposte, tanto da convincere le autorità del presidio della necessità di abbandonare la città. Questo va letto anche alla luce della situazione fluttuante del fronte, e della scarsa collaborazione dei vertici fascisti piemontesi (D. Masera, "Langa partigiana '43-'45", Guanda, Parma, 1971, pag. 108).
 
La guarnigione fascista lasciò Alba il 10 ottobre in colonna pressoché ordinata, in direzione nord, e senza lasciare le armi, inseguita solo da alcuni radi colpi di mortaio. Le [[Brigate Garibaldi]] (la VI divisione, e soprattutto la 48ª brigata, il comando più vicino alla città) non erano state avvertite dell'azione delle [[formazioni autonome mikitarimilitari|formazioni autonome]] ed erano anche fermamente contrarie per ragioni tattiche e di opportunità, ritenendo il passo prematuro "data la scarsa possibilità di difendere Alba nel caso di un ritorno offensivo del nemico in forze" e ritenendo un grave errore aver consentito ai fascisti di lasciare il presidio "con tutte le armi ed il materiale, mentre vi era la possibilità di prendere prigionieri 300 alpini ed un armamento importante" (D. Masera, "Langa partigiana '43-'45", Guanda, Parma, 1971). La conquista di Alba, sostanzialmente, aveva dunque per gli autonomi una valenza soprattutto politica e di prestigio, perché i comandanti militari partigiani erano consci di non avere la possibilità di tenere a lungo la città.
 
== Il governo partigiano ==