Vetro dorato: differenze tra le versioni

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I medaglioni di tipologia «alessandrina» sono caratterizzati da una semplice linea sottile dorata che contorna il soggetto, mentre gli esempi romani hanno una varietà di cornici più spesse, e spesso utlizzano due bordi tondi, talvolta utilizzati per suddividere gli esemplari tra differenti officine.<ref>{{cita|Rutgers|p. 83}}.</ref> Il livello del ritratto è rudimentale, con capigliature, vestiti e dettagli che seguono uno stile stereotipato.<ref>{{cita|Grig|p. 207}}; {{cita|Lutraan|pp. 29–45}} in considerevole dettaglio.</ref>
 
[[File:Italy, Roman, 3rd century - Dish - 1969.68 - Cleveland Museum of Art.tif|thumb|300px|Il «piatto Alessandro con scena di caccia» al [[Cleveland Museum of Art]]]]
 
Il «piatto Alessandro con scena di caccia» al [[Cleveland Museum of Art]] è, se autentico,<ref>Verosimilmente è il pezzo descritto in {{cita|Vickers|(p. 610)}} come «ampiamente sospettato essere un falso moderno».</ref> un esempio molto raro di contenitore completo decorato in vetro dorato, e proviene dall'alta società romana. Si tratta di un piatto o di un vassoio poco profondo, 257&nbsp;mm di diametro e 45&nbsp;mm alto, decorato da un medaglione piatto e circolare disposto al centro, grande quanto i due terzi circa dell'intero diametro. Raffigura un cacciatore a cavallo armato di lancia, che insegue due cervi, mentre sotto il suo cavallo un cacciatore a piedi con un segugio al guinzaglio affronta un cinghiale: l'iscrizione latina «<small>ALEXANDER HOMO FELIX PIE ZESES CVM TVIS</small>» significa «Alessandro, uomo fortunato, bevi, che tu possa vivere con i tuoi (cari)». L'identità di questo Alessandro è stata oggetto di discussione, ma in genere si ritiene che fosse un altrimenti ignoto aristocratico, piuttosto che una figura storica come [[Alessandro Magno]] o l'imperatore romano [[Alessandro Severo]] (che regnò tra il 232 e il 235): il piatto sarebbe stato prodotto poco dopo il suo regno e almeno durane il suo regno difficilmente sarebbe stato chiamato semplicemente «uomo».<ref>{{cita|Weitzmann|nº 79, voce di R.B.}}, che traduce l'iscrizione come «Alessandro, uomo fortunato, che tu possa vivere (a lungo) con la tua famiglia e i tuoi amici affettuosamente» – una traduzione più letterale è data da [http://www.clevelandart.org/art/1969.68?collection_search_query=Gold+glass&year_operator=1&year=400&year_era=1&year_end=&year_end_era=1&op=search&form_build_id=form-1kMpg1FTVNs9NMt11E5m_8sn7Wqte6vJABKNb5yRWiE&form_id=clevelandart_collection_search_form Cleveland Museum of Art]. L'oggetto era intatto nel 1900 circa, ma rotto nel 1968 e successivamente riparato.</ref> La formula greca per il brindisi augurale, <small>ZHCAIC</small> (traslitterato foneticamente come «<small>ZESES</small>»), significa «vivi!», «che tu possa vivere!», ed è frequentemente utilizzata nelle iscrizioni dei vetri dorati,<ref>{{cita|Weitzmann|nº 388, 347–348 e altri}}; {{cita|Lutraan|p. 53}}.</ref> e talvolta è l'unico elemento dell'iscrizione;<ref>«[http://www.metmuseum.org/collections/search-the-collections/170003564 Bowl Base with Miracle Scenes]», Metropolitan Museum of Art (16.174.2)</ref> è più frequente dell'equivalente termine latino, <small>VIVAS</small>, forse perché era cosiderato più raffinato. Due vetri dorati che includono la figura di Gesù hanno «<small>ZESUS</small>» invece di «<small>ZESES</small>», una sorta di gioco di parole tra il brindisi augurale e il nome della divinità cristiana.<ref>{{cita|Lutraan|p. 55–56}}.</ref>
 
== Note ==