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| style="text-align: left;"|<div align="center">'''La nostra ''squarciona''<ref>La parola, quasi sicuramente di origine napoletana (Farinelli tradiva spesso le sue origini meridionali), è costruita sul verbo 'squarciare' come 'spaccone' è costruito su 'spaccare', e ne è praticamente un sinonimo ([http://www.treccani.it/vocabolario/squarcione/ Vocabolario Treccani]).</ref> Tesi'''</div>
[[Farinelli]] e la Tesi erano praticamente coetanei (più giovane di quattro anni il castrato) e si erano già incontrati in palcoscenico prima della cantata di [[Johann Adolf Hasse|Hasse]] a Napoli nel 1725, della quale si riferisce nel corpo della voce. Dopo di allora si sarebbero ritrovati di sovente, muovendosi poi
Una decina di anni dopo, anche Mestastasio, "gemello" (come a loro piaceva dichiararsi) del Farinelli, si univa al gruppo definendo la cantante come «la <u>nostra</u> impareggiabile africana Tesi».<ref>Lettera al Signor Cavaliere Carlo Broschi detto Farinelli del 29 giugno 1748, in ''Raccolta di lettere scientifiche, familiari, e giocose dell'abate Pietro Metastasio romano'', Roma, a spese di Pietro Puccinelli, s.d., IV p. 44 (sottolineatura del redattore; la lettera è reperibile ''online'' presso [https://books.google.it/books?id=jGgQZ-uUezQC&pg=PA44&lpg=PA44&dq=nostra+impareggiabile+africana+Tesi&source=bl&ots=JFHS50ssrm&sig=ACfU3U0eeRAit4upbpgEM2Uw24VwxL1LfQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiMhe64xp7oAhUI2aYKHV9wBFEQ6AEwAXoECAsQAQ#v=onepage&q=nostra%20impareggiabile%20africana%20Tesi&f=false Google Books]).</ref>▼
{{Citazione|la nostra Tesi ha saputo con quel suo spirito ebrio farsi distinguere sopra tutti della compagnia ed ha ottenuto la sorte che i Numi del Supremo Altare si sono dichiarati per lei, poiché il suo recitare colla bella figura fece comparire il resto (come dicono qui) serve sue.|Lettera al conte Sicinio Pepoli, Madrid, 14 novembre 1739<ref>''La solitudine amica'', p. 158.</ref>}}
▲Una decina di anni dopo, anche Mestastasio, "gemello" (come a loro piaceva dichiararsi) del Farinelli, si univa al gruppo definendo la cantante come «la <u>nostra</u> impareggiabile africana Tesi».<ref>Lettera al Signor Cavaliere Carlo Broschi detto Farinelli del 29 giugno 1748, in ''Raccolta di lettere scientifiche, familiari, e giocose dell'abate Pietro Metastasio romano'', Roma, a spese di Pietro Puccinelli, s.d., IV p. 44 (sottolineatura del redattore; la lettera è reperibile ''online'' presso [https://books.google.it/books?id=jGgQZ-uUezQC&pg=PA44&lpg=PA44&dq=nostra+impareggiabile+africana+Tesi&source=bl&ots=JFHS50ssrm&sig=ACfU3U0eeRAit4upbpgEM2Uw24VwxL1LfQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiMhe64xp7oAhUI2aYKHV9wBFEQ6AEwAXoECAsQAQ#v=onepage&q=nostra%20impareggiabile%20africana%20Tesi&f=false Google Books]).</ref>
L'occhio affettuoso e scanzonato con la quale il Farinelli guardava la Tesi (di cui non aveva mai apprezzato il comportamento licenzioso) traspare in un'altra delle lettere che il cantante scrisse da Madrid al conte Pepoli, quasi un padre per lui, dalla quale si colgono bene i suoi sentimenti, al di là della relativa oscurità della seconda parte. Farinelli chiede notizie circa l'«opera bellissima» andata in scena al Teatro Malvezzi di Bologna il 5 maggio 1742, l<nowiki>'</nowiki>''Eumene'' di [[Niccolò Jommelli|Jommelli]], con la presenza di due grandi prime donne fiorentine ben conosciute dal cantante: l'una sul palcoscenico, Giustina Turcotti (circa 1700-dopo 1763), uno splendido soprano nota soprattutto per la strabordante obesità, e l'altra in platea, la Tesi, che non era riuscita a farsi ingaggiare dal teatro di [[Reggio Emilia]] ed era restata provvisoriamente disoccupata. Non solo, ma è datata 7 aprile dello stesso anno anche l'ultima lettera da lei inviata al Piccolomini, in cui prendeva atto del benservito datole dal prelato, e quindi aveva probabilmente il cuore infranto. Farinelli anzi allude anche a una sua intenzione di ritirarsi a Padova, la città di S. Antonio, dove il marito possedeva un palazzo. Questo è un estratto della sua lettera.
{{Citazione|Di grazia mi dica un poco: la Turcotti è smacrita, o conserva quella sua grassezza smisurata? Io a questa gli desidero tutto il bene, perché le sue maniere sono diverse dalle altre prime donne.<br>Quante spaccate cuviellerie<ref>"Spacconate, vanterie. Da ''Coviello'' maschera della Commedia dell'Arte" (Francesca Boris, ''Glossario'', in ''La solitudine amica...'', p. 246</ref> avrà costì sparate la nostra squarciona Tesi? Mi pare di vederla; mi dispiace ch'ella abbia provato il dispiacere della perdita del Teatro di Reggio. Non so se perderà lo stile di ferire, quantunque si voglia riposare dove San Antonio tien trono. In qualunque luoco la palma è perduta, l'arte di colpire non so se trova ricetto nella bontà degli uomini ch'ella goder soleva; fa bene a condursi in luogo ritirato e da bene. Il marito non avrà di che dolersi. E viva!|Lettera al conte Sicinio Pepoli, Aranguez, 8 maggio 1742<ref>''La solitudine amica'', p. 180.</ref>}}
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