Insorgenze antifrancesi in Italia: differenze tra le versioni

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* Ex ducati di Parma e Modena: con la riconquista napoleonica del Nord Italia, negli anni 1801-1802 ripresero le insorgenze, dapprima nel Modenese ([[Modena]], [[Sassuolo]], [[San Felice sul Panaro|San Felice]]) e poi nel Reggiano. Negli anni successivi si diffusero nel territorio bande di irregolari che misero più volte in difficoltà i presidi militari francesi. Nel gennaio [[1806]] scoppiò una grande rivolta nella zona tra [[Castellarano]] e Sassuolo. Nell'ex ducato di Parma le prime insorgenze scoppiarono nel 1805-1806. Causa scatenante fu la [[leva di massa]] ordinata dai francesi, che imposero alla popolazione di fornire non meno di 6.000 uomini. La prima città ad insorgere fu, nel dicembre 1805, [[Castel San Giovanni]]. Ad essa seguirono tutti i principali centri (da [[Salsomaggiore Terme|Salsomaggiore]] a [[Pellegrino Parmense|Pellegrino]], da [[Pontremoli]] a [[Bobbio]], da [[Castell'Arquato]] a [[Borgo Val di Taro]]). Gli insorti furono migliaia. Capi dell'insorgenza furono, nel Parmense, Giuseppe Brussardi, detto il "Generale Mozzetta" e, nel Piacentino, Agostino De Torri, detto "Foppiano". A fine gennaio 1806 i francesi riportarono vittorie militari sugli insorgenti. Dopo che ebbero appiccato il fuoco a un intero villaggio, Mezzano Scotti di [[Bobbio]], la rivolta terminò. Seguirono processi e condanne a morte.
* Veneto: nell'ottobre [[1805]], mentre gli eserciti francese ed austriaco erano in guerra, si sollevò il paese di [[Crespino]], seguito ben presto da tutto il [[Polesine]]. La rivolta cessò spontaneamente allorché le forze austriache furono richiamate al fronte. Nondimeno, la condanna della Francia vittoriosa fu spietata: all'inizio del [[1806]] gli abitanti di Crespino furono privati della cittadinanza e dichiarati "colonia" di gente senza patria. Solamente un anno dopo (11 gennaio [[1807]]), Napoleone con un suo decreto revocò il provvedimento.
* Toscana: il 15 ottobre [[1800]] i francesi occuparono [[Firenze]], [[Prato (Italia)|Prato]] e [[Pistoia]]. Il [[Granduca di Toscana|Granduca]], in esilio a [[Vienna]], istituì un governo provvisorio; gli abitanti di [[Arezzo]] ne ottennero il comando. Fu formato un corpo di 7.000 uomini, alla guida di Giovan Battista Albergotti, capomassa dei [[Viva Maria]]. I francesi, ottenuti rinforzi dalla [[fortezza di Ancona]], bombardarono Arezzo, che capitolò il 19 ottobre. Il Monte di Pietà, le chiese e i conventi furono tutti saccheggiati. I francesi imposero una forte contribuzione, fecero saltare in aria la fortezza e rasero al suolo due porte monumentali della città. Dopo la caduta di Arezzo la rivolta non cessò, ma si diffuse in tutta la regione nella forma del brigantaggio. Nel [[1801]] si scatenò una nuova rivolta, in [[Valdarno]] e in [[Val di Chiana]]. A [[Portoferraio]] gli abitanti resistettero 31 mesi ai francesi, arrendendosi solamente su esplicita richiesta del Granduca.
* Bolognese, Ferrarese e Romagna: la prima insorgenza scoppiò nel settembre [[1800]] e fu repressa dal generale Pino. Nel [[1805]] si registrò un nuovo moto popolare.
* Marche ed Umbria: la fortezza di [[Civitella del Tronto]] resistette per mesi fino al 21 maggio [[1806]]. Dopo la caduta, i cittadini e gli abitanti del contado, accusati di collaborazionismo, furono massacrati.