Vittoria Tesi: differenze tra le versioni
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==Biografia==
===Le origini e i rapporti familiari===
Nacque a Firenze nel 1701 (secondo il nostro [[Primo_giorno_dell'anno#Principali_stili_di_datazione|«stile moderno» di datazione]]), figlia di Alessandro e di Maria Antonia Rapacciuoli. Il padre, soprannominato "il moretto" per le sue ascendenze africane,<ref>Secondo Vitali, «l'alta nobiltà fiorentina di fine Seicento ... amava circondarsi di servitori di origine africana, liberati negli scontri navali fra i Cavalieri dell'[[Ordine di Santo Stefano papa e martire|Ordine Stefaniano]] di Pisa e i corsari barbareschi e subito fatti battezzare» (pp. 273-274).</ref> faceva il lacché per il famoso [[Castrato (musica)|cantante evirato]] (e faccendiere di [[Ferdinando de' Medici]]) Francesco De Castris (circa 1650-1724). Alla nascita della bimba, quest'ultimo accettò di tenere a battesimo la neonata insieme ad un'altra famosa figura del teatro lirico dell'epoca il soprano Vittoria Tarquini (XVII sec.-XVIII sec.),<ref>
Il fatto è attestato da Vincenzo La Tesi aveva due fratelli, Cosimo e Giovanni, ai quali rimase legata per tutta la vita, soprattutto al secondo, sordomuto e affetto da deficit mentale e quindi non autosufficiente. Ancora nel suo testamento, nel nominare il marito erede universale dell'ingentissimo patrimonio che aveva accumulato, costituiva però dei congrui legati in favore dei fratelli e dei nipoti, tali da consentire, in particolare a Giovanni, la concreta possibilità di concludere la propria esistenza conservando il livello di assistenza e il domicilio che lei gli aveva garantito in vita.<ref name="testamento">Al testamento della Tesi è in particolar modo dedicato il saggio di Michael Lorenz citato in bibliografia. Il saggio contiene, oltre alla traduzione inglese dell'atto, siglato a Vienna nel 1773, anche un ''[http://members.aon.at/michaelorenz/Tesi/Tesi_will.pdf link]'' da cui si può scaricare la riproduzione testuale dell'originale in italiano.</ref>
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Come impegno successivo a queste esibizioni napoletane, la Tesi aveva accettato un ingaggio a [[Vienna]] per quello che si sarebbe dimostrato un trasferimento definitivo, e nel maggio del 1748 partecipò all'inaugurazione del Nuovo Privilegiato Imperiale Teatro (poi noto semplicemente come ''[[Burgtheater]]''), assumendo il ruolo di protagonista nella ''Semiramide riconosciuta'' di Gluck. Metastasio rimase di stucco: «la Tesi recita in modo che ha sorpreso me, non che tutta l’umanità di Vienna dell’uno e dell’altro sesso»,<ref>Lettera all'abate Giovanni Claudio Pasquini (1695-dopo 1763) del 29 giugno 1748, in ''Raccolta di lettere scientifiche, familiari, e giocose dell'abate Pietro Metastasio romano'', Roma, a spese di Pietro Puccinelli, s.d., III, p. 338 (reperibile ''online'' presso [https://books.google.it/books?id=buTMA_xn1tUC&pg=PA338&dq=Metastasio+tutta+l%27umanit%C3%A0+di+vienna&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjwms2yy4joAhXOxaYKHWP0BL0QuwUILjAA#v=onepage&q=Metastasio%20tutta%20l'umanit%C3%A0%20di%20vienna&f=false Google Books]).</ref> scrisse il 29 giugno al suo collega Giovanni Claudio Pasquini (1695 – 1763). Ma la carriera dell'artista si avviava ormai alla fine e, nonostante che lo stesso Mestastasio scrivesse ancora, alla fine del 1749, che «la Tesi è ringiovanita di venti anni»,<ref>Lettera alla Principessa di Belmonte (Anna Francesca Pinelli Ravaschieri di Sangro, 1702-1799) del 13 dicembre 1749, riferita da [[Saverio Mattei]] nelle ''Momorie'' apposte come prefazione alle ''Opere del signor abate Pietro Metastasio, romano, poeta cesareo'' (''novissima edizione''), Napoli, De Bonis, 1784, XIII, p. LXXIII (reperibile ''online'' presso [https://books.google.it/books?id=zNchbqNrm0oC&pg=PR73&dq=Metastasio+ringiovanita+di+venti+anni&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjHnJyUzojoAhUwsKQKHdfUAosQuwUIRzAD#v=onepage&q=Metastasio%20ringiovanita%20di%20venti%20anni&f=false Books Google]).</ref> e che la cantante si sottoponesse l'anno successivo ad un vero e proprio ''tour de force'' (quattro opere nuove e due 'pasticci'), l'apparizione come Lucinda nel ''Vincislao'' di [[Georg Christoph Wagenseil]] nel mese di dicembre, fu l'ultima sul palcoscenico del ''Burgtheater''.
La Tesi non si ritirò subito ufficialmente dalle scene, né smise di cantare. Si parlò ancora di un possibile nuovo lauto ingaggio a Napoli, che però non andò a buon fine; la cantante si prestò come direttore dei costumi di scena del teatro di Vienna; probabilmente affetta anche da problemi di salute,<ref>Secondo Benedetto Croce, affezioni alle vie respiratorie (Lora).</ref> apparve in pubblico – forse per l’ultima volta – nel 1754 a [[Engelhartstetten]], nello ''[[castello di Hof|Schlosshof]]'', in occasione di una visita della coppia imperiale, interpretando l'operina di Gluck ''Le cinesi'', scritta per l'occasione, e due lavori riproposti di [[Giuseppe Bonno]], anch'essi in atto unico, ''Il vero omaggio'' e ''[[L'isola disabitata (Bonno)|L’isola disabitata]]''.<ref name="Lora">[http://www.treccani.it/enciclopedia/tesi-vittoria-detta-la-fiorentina-o-la-moretta_%28Dizionario-Biografico%29/ Dizionario Biografico degli Italiani].</ref> Il castello era la residenza estiva del principe [[Giuseppe Federico di Sassonia-Hildburghausen]], figura di primissimo piano della corte viennese, della cui protezione (così come di quella dell'[[Maria Teresa d'Austria|imperatrice]]) la Tesi poté usufruire fino alla morte (il "Duca" fu anche designato come esecutore testamentario nelle ultime volontà della cantante): presso la sua residenza principale a Palazzo Auersperg in Vienna, lei prese stabilmente alloggio dopo aver messo all'asta nel 1753 tutti i beni mobili che si trovavano nella sua abitazione di Firenze.<ref>Croce, ''Un prelato ...'', p. 40. Secondo Croce appaiono prive di fondamento le illazioni, peraltro non mancate, su un'eventuale relazione amorosa tra la cantante e il suo quasi coetaneo e stravagante nobile ospite (pp. 41-42).</ref> A Palazzo Auersperg, «lei prendeva regolarmente parte ai concerti privati che si tenevano sotto la direzione del maestro di cappella del principe, Giuseppe Bonno. Il principe aveva offerto alla Tesi un salario per la permanenza nella sua casa, ma lei rifiutò sempre di essere pagata e respingeva anche i regali che il Principe voleva farle.»<ref name="Lorenz">[http://michaelorenz.blogspot.com/2016/03/the-will-of-vittoria-tesi-tramontini.html Lorenz].</ref> A rapporti di diverso tenore che avrebbero legato invece il principe con Giacomo Tramontini al tavolo del [[Faraone (gioco d'azzardo)|faraone]], accenna peraltro Croce basandosi sulle memorie di [[Giacomo Casanova]].<ref>Croce, ''Un prelato ...'', p. 42.</ref>
La Tesi viene generalmente accreditata dalle fonti anche per il suo lavoro di didatta, con riferimento in particolare ad allieve famose come [[Caterina Gabrielli]], [[Anna De Amicis]] e Elisabeth Teyber (1744-1816):<ref>Ad esempio: Croll, Lorenz e Lora.</ref> tuttavia, la cosa appare dubbia per quanto riguarda la De Amicis,<ref>Bianca Maria Antolini, [http://www.treccani.it/enciclopedia/de-amicis-anna-lucia_(Dizionario-Biografico) De Amicis, Anna Lucia], ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'' - Volume 33 (1987).</ref> mentre per la Gabrielli potrebbe trattarsi non tanto del lavoro di addestramento al canto, quanto di un'attività di perfezionamente verificatasi nel 1755-1756, durante il periodo di permanenza della stessa, già cantante famosa e "virtuosa di corte" dell'imperatore, nella cappella del principe di Sassonia-Hildburghausen.<ref>La permanenza della Gabrielli a Dresda è attestata da Salvatore De Salvo, ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/caterina-gabrielli_(Dizionario-Biografico) Gabrielli, Caterina]'', ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'' - Volume 51 (1998).</ref> Della Teyber si disse pure, fantasiosamente, che fosse figlia naturale della Tesi, "fatta en cachette con un violinista",<ref>Ulisse Prota-Giurleo, ''Notizie biografiche intorno ad alcuni musicisti d'oltralpe a Napoli nel settecento'', «Studien zur italienisch-deutschen Musikgeschichte» II (a cura di Helmut Hucke), Colonia - Graz, Böhlau, 1965, p. 140.</ref> ma il ruolo della Tesi come insegnante è attestato anche da [[Leopold Mozart]] nella sua lettera del febbraio 1778 precedentemnte citata in nota.<ref>Il cognome Teyber è peraltro erroneamente trascritto da Mozart padre come "Deiber".</ref>
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