Vittoria Tesi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 16:
|Didascalia = Caricatura: «La Tesi» (nov. 1741)<ref>La data si trova aggiunta, in forma manoscritta, su una [https://www.rct.uk/collection/907413/vittoria-tesi-tramontini-and-antonia-negri-tomi diversa redazione delle stessa immagine] in possesso del [[Royal Collection]] Trust.</ref><br>(Il disegno di [[Anton Maria Zanetti (1680-1767)|Anton Maria Zanetti, il vecchio]], ''carica'' i tratti del volto a richiamare le ascendenze africane della cantante)
}}
[[Mulatta]] di umili origini, «considerata la prima importante cantante di colore della storia della musica occidentale»,<ref>Dinko Fabris, ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2019/01/30/serenata-hasse-al-sannazaro-in-concerto-la-cappella-neapolitanaNapoli15.html Serenata Hasse al Sannazaro in concerto la "Cappella Neapolitana"]'', «la Repubblica», 30 gennaio 2019. All'inizio del nuovo secolo XiX, un'altra importante prima donna di colore si sarebbe affermata all'''Opéra'' di Parigi, Alexandrine-Caroline Branchu (1780–1850), nota semplicemete come Madame Branchu.</ref> fu tra le figure più rilevanti del periodo aureo del [[belcanto]], nella prima metà del [[XVIII secolo|Settecento]], ed è stata definita come «la prima «"divina»" in chiave di contralto».<ref>Celletti, ''La grana...'', p. 238.</ref> nella storia dell'[[Opera lirica|teatro lirico]].
 
==Biografia==
===Le origini e i rapporti familiari===
Nacque a Firenze nel 1701 (secondo il nostro [[Primo_giorno_dell'anno#Principali_stili_di_datazione|«stile moderno» di datazione]]), figlia di Alessandro e di Maria Antonia Rapacciuoli. Il padre, soprannominato "il moretto" per le sue ascendenze africane,<ref>Secondo Vitali, «l'alta nobiltà fiorentina di fine Seicento ... amava circondarsi di servitori di origine africana, liberati negli scontri navali fra i Cavalieri dell'[[Ordine di Santo Stefano papa e martire|Ordine Stefaniano]] di Pisa e i corsari barbareschi e subito fatti battezzare» (pp. 273-274).</ref> faceva il lacché per il famoso [[Castrato (musica)|cantante evirato]] (e faccendiere di [[Ferdinando de' Medici]]) Francesco De Castris (circa 1650-1724). Alla nascita della bimba, quest'ultimo accettò di tenere a battesimo la neonata insieme ad un'altra famosa figura del teatro lirico dell'epoca il soprano Vittoria Tarquini (ca. 1670 (?)–1746),<ref>Il fatto è attestato da Vincenzo Lora, ma non è invece menzionato dalle altre fonti principali in quanto non risulta dall'atto di battesimo riportato dall'Ademollo alla fine dell'Ottocento (p. 309). Il documento però è evidentemente trascritto in modo impreciso nella parte in cui recita (accreditando fra l'altro un uomo - o una donna chiamata Andrea - per il ruolo di madrina o comare): «e comare l'Andrea Pasquini nei Farinelli del popolo suddetto, e per detta, Caterina di Giovanni Borguè». Il testo corretto dell'atto è stato invece riportato da Maria Augusta Timpanaro Morelli e si legge come segue: «e per comare Vittoria di Andrea Tarquini ne' Farinelli, sempre del popolo di San Frediano, e per detta, Caterina di Giovanni Borguè» (''Per Tommaso Crudeli: nel 255° anniversario della morte, 1745-2000'', Firenze, Olshki, 2000, p. 31, {{ISBN|882224866X}}).</ref> chiamata "la Bombace" (o "la Bambagia"), della quale la Tesi fu evidentemente debitrice del nome proprio. Di lei si disse poi, tra l'altro, che aveva intrattenuto una relazione con [[Händel]] all'epoca del soggiorno in Italia di quest'ultimo.<ref>[[Christopher Hogwood]], ''Handel'' (edizione rivista), Londra, Thames and Hudson, 2007, pp. 38-39 {{ISBN|978-0-500-28681-4}}.</ref> Relazione peraltro un tempoinizialmente attribuita anche alla stessa Tesi, a costo però inevitabilmente di retrodatare di almeno una decina d'anni la sua data di nascita.<ref>Florence Ashton Marshall, ''Tesi-Tramontini, Vittoria'', in Sir [[George Grove]] (a cura di), ''[[Grove Dictionary of Music and Musicians#Grove's Dictionary|A Dictionary of Music and Musicians]]'', Londra, Macmillan, IV, 1900, ''ad nomen'' (accessibile in [https://en.wikisource.org/wiki/Page:A_Dictionary_of_Music_and_Musicians_vol_4.djvu/109 Wikisource]).</ref>
 
La Tesi aveva due fratelli, Cosimo e Giovanni, ai quali rimase legata per tutta la vita, soprattutto al secondo, sordomuto e affetto da deficit mentale e quindi non autosufficiente. Ancora nel suo testamento, nel nominare il marito erede universale dell'ingentissimo patrimonio che aveva accumulato, costituiva però dei congrui legati in favore dei fratelli e dei nipoti, tali da consentire, in particolare a Giovanni, la concreta possibilità di concludere la propria esistenza conservando il livello di assistenza e il domicilio che lei gli aveva garantito in vita.<ref name="testamento">Al testamento della Tesi è in particolar modo dedicato il saggio di Michael Lorenz citato in bibliografia. Il saggio contiene, oltre alla traduzione inglese dell'atto, siglato a Vienna nel 1773, anche un ''[http://members.aon.at/michaelorenz/Tesi/Tesi_will.pdf link]'' da cui si può scaricare la riproduzione testuale dell'originale in italiano.</ref>
Riga 55:
{{Citazione|la nostra Tesi ha saputo con quel suo spirito ebrio farsi distinguere sopra tutti della compagnia ed ha ottenuto la sorte che i Numi del Supremo Altare si sono dichiarati per lei, poiché il suo recitare colla bella figura fece comparire il resto (come dicono qui) serve sue.|Lettera al conte Sicinio Pepoli, Madrid, 14 novembre 1739<ref>''La solitudine amica'', p. 158.</ref>}}
 
Una decina di anni dopo, anche Mestastasio, "gemello" (come a loro piaceva dichiararsi) del Farinelli, si univa al gruppo definendo la cantante come «la ''nostra'' impareggiabile africana Tesi».<ref>Lettera al Signor Cavaliere Carlo Broschi detto Farinelli del 29 giugno 1748, in ''Raccolta di lettere scientifiche, familiari, e giocose dell'abate Pietro Metastasio romano'', Roma, a spese di Pietro Puccinelli, s.d., IV p. 44 (corsivo del redattore; lail letteratesto è reperibile ''online'' presso [https://books.google.it/books?id=jGgQZ-uUezQC&pg=PA44&lpg=PA44&dq=nostra+impareggiabile+africana+Tesi&source=bl&ots=JFHS50ssrm&sig=ACfU3U0eeRAit4upbpgEM2Uw24VwxL1LfQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiMhe64xp7oAhUI2aYKHV9wBFEQ6AEwAXoECAsQAQ#v=onepage&q=nostra%20impareggiabile%20africana%20Tesi&f=false Google Books]).</ref>
 
L'occhio affettuoso e scanzonato con la quale il Farinelli guardava la Tesi (di cui non aveva mai apprezzato il comportamento licenzioso) traspare in un'altra delle lettere che il cantante scrisse dalla Spagna al conte Pepoli, quasi un padre per lui, dalla quale si colgono bene i suoi sentimenti, al di là della relativa oscurità della seconda parte. Farinelli chiede notizie circa l'«opera bellissima» andata in scena al Teatro Malvezzi di Bologna il 5 maggio 1742, l<nowiki>'</nowiki>''Eumene'' di [[Niccolò Jommelli|Jommelli]], con la presenza di due grandi prime donne fiorentine ben conosciute dal cantante: l'una sul palcoscenico, Maria Giustina Turcotti (circa 1700-dopo 1763), un eccellente soprano nota soprattutto per la strabordante obesità, e l'altra tra il pubblico, la Tesi, che non era riuscita a farsi ingaggiare dal teatro di [[Reggio Emilia]] ed era restata momentaneamente disoccupata. Non solo, ma è datata 7 aprile dello stesso anno anche l'ultima lettera da lei inviata al Piccolomini, in cui prendeva atto del benservito datole dal prelato, e quindi aveva probabilmente il cuore infranto. Farinelli anzi allude anche a una sua intenzione di ritirarsi a Padova, la città di S. Antonio, dove il marito possedeva un palazzo. Questo è un estratto della sua lettera.