Storiografia: differenze tra le versioni

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[[File:Santi di Tito - Niccolo Machiavelli's portrait.jpg|thumb|left|Machiavelli, autore delle ''[[Istorie fiorentine]]'']]
Gli storici [[rinascimento|rinascimentali]], tra i quali furono insigni [[Flavio Biondo]] (nel XV secolo), Machiavelli e [[Guicciardini]] (nel XVI secolo), abbandonarono la visione medievale legata a un concetto di tempo segnato dall'avvento di [[Cristo]], per sviluppare un'analisi degli avvenimenti concepita laicamente, con un atteggiamento critico verso le fonti. La storia divenne una branca della [[letteratura]] e non più della [[teologia]] e si rifiutò la convenzionale divisione cristiana che doveva avere inizio con la [[Creazione (teologia)|Creazione]], seguita dall'[[Incarnazione]] di [[Gesù]] e dal [[Giudizio finale]]. La visione rinascimentale esaltava invece il mondo greco-romano, condannando il Medioevo come un'era di barbarie e proclamando la nuova epoca come era di luce e di rinascita del mondo classico.
 
== La storiografia nell'età della Controriforma ==
 
Se la storiografia rinascimentale mantenne un tono prevalentemente retorico e moralistico-pedagogico, con l'avvento del [[tacitismo]] si fece strada un nuovo gusto della storia, dominato da un’intensa meditazione politica. «Il nuovo atteggiamento poneva come fine ultimo alla storia, la «prudenza»: metteva ossia la lettura delle storie a fondamento di una politica non utopistica, ma induttiva e storica, funzionalizzando totalmente la verità della storia alla verità politica (la conoscenza della vera tecnica di governo dei principi). Di conseguenza, lo storico dovendo narrare «non verba, sed res gestas, ex quibus oritur prudentia», meno gradito riusciva al nuovo gusto l'uso di concioni. Il tacitista Ducci giudicava, infatti, «oziose» molte orazioni guicciardiniane, «etsi prudentiae policiae plenas» (ma tosto temperava: «multas quoque necessarias et valde historice»); lodava invece incondizionatamente la «discussio finium» delle azioni dei principi, fatta dal Guicciardini, secondo lui, spesso «diligenter, ac forte melius quam alius historicus». L'orientamento storiografico sviluppatosi da questo atteggiamento fece naturalmente gran posto all'insegnamento guicciardiniano, guardando alla Storia, nel fatto, come ad uno dei suoi più autorevoli modelli. Anticiceroniana, ossia antiletteraria e antiumanistica, caratterizzata da un interesse esclusivo alla «politica», la nuova storiografia o ebbe un senso altissimo della serietà dell'impegno storiografico, del «decoro» della storia, da portarla a sdegnare, nelle scritture storiche, la «voluptas», l'elemento pittoresco e romanzesco e ad amare invece lo stile (come quello della Storia) grave e severo, senza inutili eleganze e civetterie rettoriche, stretto tutto ai fatti essenziali.»<ref>{{cita libro|titolo=I classici italiani nella storia della critica: Da Dante al Marino|autore=[[Walter Binni]]|editore=[[Nuova Italia]]|anno=1970|pp=492-493}}</ref>
 
===Storiografia illuministica===