La fenice sul rogo: differenze tra le versioni

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== Aspetti artistici ==
===Il libretto===
[[San Giuseppe|Giuseppe di Nazaret]] è stato a lungo riguardato dalla venerazione popolare come il «Patrono della buona morte». Siccome la sua figura scompare dai [[Vangelo|Vangeli]] durante l'età adulta di [[Gesù|Gesù Cristo]], era stato facile congetturare che fosse morto in famiglia prima dell'inizio della predicazione, e quale morte migliore poteva figurarsi un cristiano se non quella avvenuta tra le braccia della [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]] e di suo figlio? Da qui le preghiere che si rivolgevano al santo, in particolare in occasione della sua festa patronale il 19 di marzo, al fine di impetrare un sereno trapasso.<ref>[http://www.clerus.org/clerus/dati/2012-03/17-13/San_Giuseppe_2012.html Congregazione per il Clero della Santa Sede].</ref> «Il problema della preparazione alla morte [...] - ha osservato in proposito Francesco Degrada, - aveva la massima considerazione nella chiesa e nella società napoletana del Settecento. La morte non era devoluta alla solitudine del privato, ma era considerata un evento sociale (concretamente, si moriva in pubblico, circondati dall'affetto e dalla solidarietà dei familiari, degli amici, dei vicini); pertanto una vasta serie di istituzioni religiose svolgeva quotidianamente un'opera di educazione morale che aveva come finalità ultima, appunto, la "preparazione alla buona morte". In questo contesto – nella sua specifica funzione pratica di ammaestramento teologico e di edificazione spirituale – deve essere considerato anche questo oratorio».<ref>Degrada, p. 10</ref> Il libretto si deve ad Antonino Maria Paolucci, secondo Domenico Ciccone egli stesso un padre filippino, figura abbastanza oscura, ma certamente fornita di ambizioni poetiche consolidate,<ref>È reperibile ''online'' la digitalizzazione di un suo testo di inizio secolo intitolato: ''Le glorie di Celestino//Più luminose tra l'ombre della rinunzia del Sommo Pontificato//Accennate in Ottava Rima//dal Signor D. Antonino Maria//Paolucci'', Napoli, Sellitto, 1708 (accessibile ''online'' come [https://books.google.it/books?id=3VF3NUtYuEAC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false ebook-gratis Google]).</ref> e tratta della morte del santo che si descrive aver luogo con il conforto della Madonna, dell'[[arcangelo Michele]] in funzione di [[psicopompo]], e dell'Amore Divino (in sostituzione di Gesù Cristo). Il testo presenta un valore letterario tutt'altro che eccelso<ref>Degrada, p. 10; Puggioni.</ref> e «alle orecchie contemporanee suona non poco ridicolo, infarcito com'è di arcadismi e languori barocchi (basti pensare che la Madonna canta recitativi del tipo "Come ingemma vezzosa l'alba de' regni Eoi l’auree contrade, sì sparge perle un sì bel dì, che cade")».<ref>Ciccone.</ref> In tutto l'arco dell'oratorio non succede praticamente niente: «La situazione - rileva Degrada, - è immobile: Giuseppe che affronta serenamente la morte è confortato dagli altri tre personaggi che lo indicano ad edificazione del pubblico come esempio insigne di fermezza, di serenità, di fede nell'affrontare il passo estremo, come [[Fenice]] – per riprendere una metafora che percorre tutto l'oratorio – egli muore per rinascere dalle sue stesse ceneri nello splendore della gloria divina.»<ref name="Degrada11">Degrada, p. 11.</ref> L'oratorio si articola in due parti, che erano probabilmente inframezzate da un sermone destinato edad esplicitare ulteriormente il carattere religioso-teologico dell'opera.
 
===Caratteri musicali===