Cile di Pinochet: differenze tra le versioni
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'''Cile di Pinochet''' (nella [[storiografia]] di [[lingua spagnola]] '''''Régimen Militar''''', cioè "Regime militare")<ref>Cavallo, Ascanio; Salazar, Manuel y Sepúlveda, Óscar (1998). ''La Historia Oculta del Régimen Militar''. Santiago de Chile: Editorial Sudamericana. ISBN 956-262-061-1.</ref> è un'espressione che identifica il periodo della [[storia del Cile]] che va dal [[golpe cileno del 1973|golpe del settembre 1973]], quando [[Augusto Pinochet]] divenne capo della [[dittatura militare|giunta militare]], all'11 marzo [[1990]], quando in Cile, tornato alla democrazia, entrò in carica il presidente eletto [[Patricio Aylwin]].
Pinochet iniziò immediatamente dei radicali cambiamenti sociali ed economici, sciogliendo i partiti politici e adottando una politica [[liberista]] e [[anticomunista]]. Il nuovo [[regime (politica)|regime]] si avviò a schiacciare le istituzioni rappresentative che avevano
Il Regime terminò nel 1990, dopo un plebiscito contro Pinochet nel 1988 e le libere elezioni del 1989, sollecitate dalla comunità internazionale. Pinochet si dimise da Presidente, pur rimanendo a lungo presente nella vita politica cilena, l'11 marzo 1990, quasi 17 anni dopo il golpe.
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== Crescita economica e amministrazione ==
{{vedi anche|Scuola di Chicago (economia)|Miracolo del Cile}}
L'economia cilena era ancora traballante nei mesi successivi al colpo di Stato. Poiché la giunta militare non era particolarmente abile nel rimediare alle persistenti difficoltà economiche, Pinochet nominò un gruppo di economisti che erano stati educati negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] all'[[Università di Chicago]]. Dato il supporto finanziario ed economico da parte di Pinochet, degli USA e delle istituzioni finanziarie internazionali, i ''[[Chicago boys]]'' avviarono delle politiche [[neoliberismo|neoliberiste]] basate sul [[laissez-faire]], sul [[libero mercato]] e sul [[conservatorismo fiscale]], in netto contrasto con
Il precedente calo degli aiuti esteri avutosi durante gli anni di Allende venne immediatamente invertito dopo l'ascesa di Pinochet; Il Cile ricevette 322,8 milioni di dollari statunitensi in prestiti e crediti nell'anno successivo al golpe<ref>Petras & Morley, 1974</ref>. Ci fu una considerevole condanna internazionale delle violazioni dei diritti umani da parte del regime militare, questione su cui anche gli USA espressero preoccupazione. Ma gli USA furono notevolmente più amichevoli con Pinochet di quanto non lo fossero stati con Allende, e continuarono a dare al Cile un sostanzioso supporto economico negli anni dal 1973 al 1979, mentre al tempo stesso esprimevano la loro opposizione alle repressioni della giunta in sedi internazionali come le [[Nazioni Unite]]. Gli USA andarono oltre la condanna verbale nel [[1976]], quando posero un [[embargo]] sulla vendita di armi al Cile, che rimase in vigore fino al ripristino della democrazia nel 1989. Presumibilmente, date le preoccupazioni internazionali circa la repressione interna cilena e la precedente ostilità statunitense e le azioni contro il governo Allende, gli USA non volevano essere visti come complici delle attività di "sicurezza" della giunta. Alcuni importanti alleati degli Stati Uniti, come [[Regno Unito]], [[Francia]] e [[Germania Ovest]], non bloccarono la vendita di armi, approfittando della mancanza della competizione USA.<ref>Falcoff, 2003</ref>
Sotto Pinochet, gli stanziamenti per l'esercito e la difesa interna crebbero del 120% dal 1974 al 1979. A causa della riduzione nella spesa pubblica,
Le politiche economiche sposate dai "Chicago Boys" e implementate dalla giunta causarono inizialmente gravi danni ai settori più poveri della società cilena. Tra il 1970 e il 1989 ci furono ampi tagli nei redditi e nei servizi sociali. Gli stipendi decrebbero dell'8%, I risparmi delle famiglie erano il 28% di quello che erano stati nel 1970 e i budget per istruzione, salute e alloggi erano scesi di oltre il 20% in media<ref>Sznajder, 1996</ref>. Il massiccio incremento nelle spese militari e i tagli nei finanziamenti ai servizi pubblici coincisero con la diminuzione dei salari e il costante aumento della disoccupazione, che era in media del 26% negli anni 1982-1985<ref>Petras and Vieux, 1990</ref> arrivando a punte del 30%.
Le politiche di Pinochet vennero lodate internazionalmente per essere riuscite a trasformare l'economia cilena e aver portato ad un "miracolo economico". Il primo ministro britannico [[Margaret Thatcher]] accreditò Pinochet per una prosperosa economia della libera impresa, e ridimensionò il mancato rispetto dei diritti umani da parte della giunta, condannando una "sinistra internazionale organizzata che è in cerca di vendetta".
Secondo gli oppositori, il miracolo economico cileno che gli economisti liberisti portano ad esempio sarebbe fondamentalmente basato sull'esportazione di materie prime, in particolare del rame, che ha sempre avuto un ruolo importante, soprattutto a partire dagli anni '90 con la modernizzazione di gran parte delle reti telefoniche mondiali. Alcuni studi stimano il contributo delle esportazioni di rame al PIL intorno al 40%. La crescita economica sarebbe quindi fondata su una rendita naturale e su un modello per così dire mercantilista e non liberista.▼
▲Secondo gli oppositori
Dopo il ripristino della democrazia cilena e durante le amministrazioni successive al regime di Pinochet, l'economia cilena ha continuato a prosperare, ed oggi la nazione è considerata una storia di successo tra i paesi latino-americani. La disoccupazione era all'8,5% nel 2003, con un tasso di povertà stimato al 20,6% nel 2000 (nel 2007 si stima al 13%), entrambe cifre basse per quella regione<ref>[https://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/ci.html#Econ CIA - The World Factbook - Chile<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20061129021841/https://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/ci.html |data=29 novembre 2006 }}</ref>. I sostenitori delle politiche economiche di Pinochet sostengono che le tre amministrazioni successive contribuirono a questo successo mantenendo e continuando le riforme iniziate dalla giunta, ma il legame tra le politiche di Pinochet e il boom degli [[anni 1990|anni novanta]] rimane soggetto a controversie.▼
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La "variazione cilena" viene ancora vista da molti come un potenziale modello per nazioni che non riescono ad ottenere una crescita economica significativa. L'ultima di queste è la [[Russia]], per la quale David Christian avvertì nel 1991 che "un governo dittatoriale che presiede sulla transizione al [[capitalismo]] sembra uno degli scenari più plausibili, anche se questo significa un alto prezzo in termini di violazioni dei diritti umani"<ref>Christian, 1991</ref>.
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