Apollo e Marsia (Ribera Napoli): differenze tra le versioni

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== Storia ==
[[File:Museo di Capodimonte di Napoli - Apollo e Marsia (a sinistra Ribera, a destra Luca Giordano).jpg|300px|thumb|I[[Museo nazionale di Capodimonte|Museo di Capodimonte di Napoli]]. Vista sui due dipinti: a sinistra la versionetela di Ribera, a destra quella di Luca Giordano|alt=|sinistra]]
Non si hanno informazioni puntuali circa la storia del quadro. Di certo si sa che le prime notizie afferenti la tela del Ribera si hanno a partire dalla metà del Seicento, quando la stessa venne catalogata negli inventari della [[collezione d'Avalos]]<ref name="Touring">{{Cita|Touring Club Italiano}}.</ref> appartenente al principe [[Andrea d'Avalos|Andrea di Montesarchio]].<ref name="Contini">R. Contini e F. Solinas, ''Artemisia Gentileschi. Storia di una passione'', 24 ore cultura, Mostra Palazzo Reale di Milano 22 sett. 2011-29 genn. 2012, ISBN 978-88-6648-001-3</ref> L'acquisto del dipinto (e non la commissione) è da ricondurre pertanto con molta probabilità al padre di Andrea, [[Giovanni d'Avalos]],<ref name="Contini" /> che secondo alcune informazioni storiografiche sarebbe avvenuto dal mercante e collezionista d'arte fiammingo [[Gaspar Roomer]], effettivo committente dell'opera che tra le altre cose possedeva una ricca collezione d'arte nella sua [[Villa Bisignano|abitazione privata]] sita alle porte di [[Napoli]].<ref name="iconos" />
 
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Il soggetto trattato nel dipinto si rifà ai versi epici di [[Ovidio]] ne [[Le metamorfosi (Ovidio)|Le Metamorfosi]], immortalando il momento in cui [[Apollo]] è in procinto di attuare il supplizio (lo scuoiamento) nei confronti di [[Marsia]], quest'ultimo sdraiato in terra con i piedi/zampe legati a un albero. Secondo la leggenda infatti, la dea [[Atena]], che aveva inventato lo strumento del [[flauto]], mentre suonava il medesimo venne derisa da [[Eros]] per via delle smorfie buffe (rossore in viso e guance gonfie) che faceva il suo volto nel mentre suonava lo strumento. Così la dea, infastidita da ciò, lasciò cadere il flauto sulla [[Terra]]. Successivamente questo fu raccolto da Marsia, un [[satiro]] (essere mezzo uomo e mezzo capra) che viveva a guardia di un piccolo fiume [[affluente]] del [[Meandro (fiume)|Meandro]], in [[Anatolia]], e cominciò a suonare lo strumento e ad esercitarsi finché non divenne tanto bravo da ritenersi addirittura più capace di Apollo, dio della musica. Apollo sfidò così Marsia in una gara di musica, dove, il primo avrebbe suonato la [[Lira (strumento musicale)|lira]] mentre il secondo, per l'appunto, il flauto. Se inizialmente la sfida si poté ritenere in pareggio, alla fine Apollo riuscì comunque a vincere grazie alla sua astuzia; infatti propose al satiro di suonare gli strumenti al contrario e, mentre la lira emise comunque melodie armoniose, il flauto non fece alcun suono. A questo punto il mito si conclude con la punizione inflitta a Marsia che, infatti, fu legato a un albero e scorticato vivo da Apollo.<ref name=Touring/>
 
[[File:Jusepe de Ribera - Apollo e Marsia (museo di Capodimonte, Q511) dettaglio.jpg|thumb|Particolare del volto di Marsia nella versione di Ribera]]
Il dipinto di Ribera, firmato e datato sul grande sasso.in basso a destra,<ref name=Touring/> testimonia la piena maturità acquisita dal pittore spagnolo dove, accanto al realismo crudo e immediato della composizione scenografica, frutto essenzialmente dei modi [[caravaggeschi]], viene affiancato lo stile [[Tenebrismo|tenebrista]] tipico del periodo [[Pittura napoletana|pittorico napoletano del Seicento]], il quale vede accentuare i caratteri drammatici e violenti dei personaggi. Marsia è ritratto con lo sguardo rivolto all'esterno verso lo spettatore, che a questo punto assume una veste di "testimone" del supplizio, mentre Apollo apre una profonda ferita sulle zampe caprine del satiro senza lasciar trapelare alcun sentimento in volto, forse solo un sottile ghigno.<ref name="iconos" /> Infine, mentre ai due estremi della diagonale su cui è costruita la scena troviamo i due strumenti musicali che rievocano la causa di tanta violenza, la [[lira da braccio]] e il [[flauto]] a sette canne, nell'angolo destro del dipinto sono raffigurati tre satiri che assistono straziati alla morte del loro compagno, dalle cui lacrime nascerà proprio il fiume che prenderà il nome di Marsia.<ref name="iconos" />
 
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== Altre versioni e modelli ==
[[File:Jusepe de ribera, apollo che scortica marsia, 1637, 01.JPG|thumb|250px|''Apollo e Marsia'' (1637, Ribera - versioneVersione di Bruxelles)|alt=|sinistra]]
[[Ribera (famiglia)|Ribera]] eseguì sempre nel 1637 un'altra versione dell'''Apollo e Marsia'' di [[Capodimonte (Napoli)|Capodimonte]], oggi giunta fino al museo di belle arti di [[Bruxelles]]. Non si sa quale sia il motivo per il quale il pittore effettuò "contemporaneamente" due tele dello stesso soggetto, o comunque chi ne fu il "reale" committente delle due opere e perché. Comunque è possibile ipotizzare che una tela sia in qualche modo legata all'altra, e quindi che nel momento in cui il pittore ha compiuto l'opera chiesta dal mercante e collezionista fiammingo [[Gaspar Roomer]] (presumibilmente quella di Capodimonte) si siano aperti di conseguenza tre distinti scenari per l'altra tela (presumibilmente quella di Bruxelles): o che quest'ultima sia stata richiesta dello stesso mercante per un suo amico o parente residente in [[Belgio]], oppure che sia stata richiesta proprio da parte dell'amico connazionale [[Van den Eynden]], altro mercante d'arte e collezionista attivo a Napoli che commissionò anni dopo a [[Luca Giordano]] una sua versione dell'<nowiki/>''[[Apollo e Marsia (Luca Giordano Napoli)|Apollo e Marsia]]'', la cui personale collezione poi si disperse in tutta europa, o ancora, che sia stata richiesta direttamente di un amico residente già in all'estero, che aveva potuto ammirare la tela in casa Roomer. Il dipinto di Bruxelles è ad ogni modo molto simile a quello di Napoli, seppur la versione belga è leggermente più grande di quella napoletana (202×255 cm contro 182×232 cm); le uniche sostanziali differenze si riscontrano infatti nelle figure dell'[[Apollo]]: in quella di Capodimonte questi è ripreso frontalmente a pieno viso con una mantella di color [[glicine]], mentre nella versione belga è ripreso di profilo con una mantella color [[rosa]].
{{Doppia immagine|destra|Jusepe de ribera, apollo e marsia, 1637, Q511, 04.JPG|200|Jusepe de ribera, apollo e marsia, 1637, Q511, 03.JPG||Dettaglio di Marsia.: Aa sinistra la versione di Ribera, a destra [[Apollo e Marsia (Luca Giordano Napoli)|quella di Giordano]].|}}
 
L'opera di [[Jusepe de Ribera]] divenne inoltre modello dell'<nowiki/>''[[Apollo e Marsia (Luca Giordano Napoli)|Apollo e Marsia]]'' (205×259 cm) di [[Luca Giordano]] del [[1659]]-[[1660]].<ref name="iconos2">{{cita web|url=http://www.iconos.it/le-metamorfosi-di-ovidio/libro-vi/apollo-e-marsia/immagini/73-apollo-e-marsia/|titolo=''Cattedra di Iconografia e Iconologia, Dipartimento di Storia dell'arte e spettacolo, Facoltà di Lettere e Filosofia, Sapienza Università di Roma''|autore=Chiara Mataloni|accesso=30 marzo 2020}}</ref> Le similitudini tra la versione di Ribera e quella del suo allievo appaiono immediatamente evidenti anche se, comunque, la tela di Giordano è concepita in generale su tonalità più scure e pennellate più rapide e sfumate,<ref name="iconos2" /> apprese queste ultime durante la sua esperienza veneta.<ref name="iconos2" /> Analogie con la versione del maestro spagnolo sono riscontrabili oltre che nella struttura generale della composizione, costruita sulla diagonale dell'albero, seppur speculare rispetto alla versione di Ribera, anche nei più piccoli dettagli, quali: il volto straziato di [[Marsia]], la disperazione dei [[satiri]] sullo sfondo della scena, gli strumenti musicali oggetto della contesa posti sui vertici della diagonale, la scelta di rappresentare il supplizio nella sua fase iniziatica, il colore glicine della mantella di [[Apollo]], lo stesso dio che, posto in primo piano, si appresta a scorticare il satiro partendo dalle sue zampe legate all'albero.<ref name="iconos2" />