Guerra dei cent'anni: differenze tra le versioni

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==== Ripresa delle ostilità, le scorrerie del principe Nero e il trattato di Brétigny ====
{{Vedi anche|Trattato di Brétigny}}
[[Immagine:Battle-poitiers(1356).jpg|miniatura|La [[battaglia di Poitiers (1356)|battaglia di Poitiers]]]]
[[File:Francia dopo il trattato di Bretigy (1365).png|upright=1.2|thumb|1365: La Francia dopo il [[trattato di Brétigny]]. {{Legenda|#f8a20c|Territori controllati da Edoardo III}}
{{Legenda|#fcce7f|Territori ceduti dalla Francia all'Inghilterra per il trattato di Brétigny}}
{{Legenda|#cefef2|Territori del duca di Bretagna, alleato degli inglesi}}]]
 
Con la ripresa delle ostilità, agli ordini del [[Edoardo il Principe Nero]], [[principe di Galles]] e primogenito del re d'Inghilterra, gli Inglesi sconfissero a [[battaglia di Poitiers (1356)|sconfissero a Poitiers]] nel 1356 la cavalleria pesante del nuovo re di Francia, [[Giovanni II di Francia|Giovanni II]], che fu catturato e liberato solo dietro il pagamento di un pesante riscatto (1356). Tuttavia la Francia non disponeva delle ingenti somme richieste dagli avversari e Giovanni II dovette lasciare i suoi due figli come ostaggi. Quando però uno dei due figli fuggì, Giovanni, per senso dell'onore, tornò indietro e finì i suoi giorni in prigionia. Il Delfino Carlo, figlio di Giovanni e legittimo erede al trono, fu nominato quindi dagli [[Stati Generali del 1357|Stati Generali]] difensore del regno in assenza del padre.<ref>{{cita|Contamine, 2007|pp. 36-37}}.</ref>
 
In seguito alla disfatta la Francia sprofondò nel caos: i borghesi di Parigi, stanchi delle continue [[Svalutazione|svalutazioni monetarie]] e della richiesta di sempre nuove imposte, strapparono al Delfino la ''[[Grande Ordinanza del 1357|Grande Ordonnance]]'' (1357) che concedeva agli Stati Generali il potere di autoconvocarsi, il potere di deliberare sulle imposizioni fiscali e infine il diritto di eleggere propri rappresentanti nel Consiglio del Re, mettendo così la monarchia sotto controllo. Questa situazione indusse il Delfino a scendere a patti con gli inglesi; quando giunse a Parigi la notizia degli accordi di Londra che concedevano agli inglesi la sovranità su un terzo della Francia senza contropartita, i borghesi si ribellarono (rivolta di [[Étienne Marcel]], del 1358). A questo punto però Carlo fuggì da Parigi e organizzò una controffensiva, vessando ulteriormente la popolazione rurale per rifornire l'esercito. Scoppiarono così numerose rivolte di contadini, conosciute come le ''[[jacquerie]]''.<ref>{{cita|Contamine, 2007|pp. 39, 41}}.</ref> Tuttavia i grandi borghesi parigini si rifiutarono di appoggiare le rivendicazioni contadine: l'esercito dei nobili riuscì facilmente ad avere ragione dei ribelli delle campagne che vennero massacrati. Parigi era isolata, Marcel fu assassinato e il Delfino poté tornare in città.
 
[[File:Francia dopo il trattato di Bretigy (1365).png|sinistra|upright=1.2|thumb|1365: La Francia dopo il [[trattato di Brétigny]]. {{Legenda|#f8a20c|Territori controllati da Edoardo III}}
{{Legenda|#fcce7f|Territori ceduti dalla Francia all'Inghilterra per il trattato di Brétigny}}
{{Legenda|#cefef2|Territori del duca di Bretagna, alleato degli inglesi}}]]
 
Edoardo pensò di poter approfittare della situazione di debolezza dell'avversario e preparò un'offensiva verso [[Reims]] con l'intenzione di prenderla e farsi incoronare re di Francia. Tuttavia, nonostante un assedio di oltre un mese intrapreso nel dicembre del 1359, la città resistette e Edoardo fu costretto ad abbandonare i suoi propositi e prepararsi a fare ritorno in patria.<ref>{{cita|Contamine, 2007|p. 42}}.</ref> Entrambi i regni di Inghilterra e di Francia erano stremati, il re Giovanni il Buono si affrettò a concludere definitivamente un patto con l'Inghilterra, concedendo a Edoardo III, col [[trattato di Brétigny]] del 1360, l'intera parte sudoccidentale della Francia (praticamente la Guienna) e un appannaggio di 4 milioni di scudi, ottenendone in cambio la rinuncia da parte del re inglese alle pretese dinastiche.<ref>{{cita|Contamine, 2007|pp. 42-43}}.</ref>