Sociologia della musica: differenze tra le versioni

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Nei decenni successivi la sociologia americana ha prodotto vari lavori che hanno contribuito a allargare le prospettive di ricerca, come per esempio [[Howard S. Becker]] e [[Richard Peterson]].
 
''Anche il più incallito ascoltatore di jazz, essendo mosso da intenti pratico-musicali, sostanzialmente si è limitato a descrivere una situazione meramente tecnica da cui nascevano difficoltà nel comprendere questo tipo di musica. Spesso si è trascurato invece l'aspetto sociologico. Senza dubbio questo non era separabile da quello intrinseco alla musica, come si vuole sottolineare in questo libro, contrapponendoci a taluni virulenti indirizzi che venivano affiorando nella sociologia. I problemi specificamente musicali non si sono potuti eludere, a meno che la sociologia della musica non intendesse restringersi alla mediazione di reazioni soggettive senza tener conto dell'oggetto. E non di meno, l'aspetto sociale avrebbe potuto possedere un momento di autonomia. Da un lato, la società -americana o europea che fosse- aveva costituito il quadro per il jazz e l'improvvisazione. Chi avesse paventato un suo accoglimento senza pensare in pari tempo alla struttura complessiva nella quale tale musica venisse a collocarsi in uno con la possibilità o l'impossibilità del suo accoglimento, avrebbe pensato -e nel senso peggiore- in termini astratti. Dall'altro lato lo stato della società si connetteva profondamente con le difficoltà d'ascolto che sembravano di mera natura musicale''<ref>[[Gildo De Stefano|Gildo De Stefano, ''Una storia sociale del jazz'']]</ref>
 
==Contaminazione della disciplina==