Affare Dreyfus: differenze tra le versioni

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[[File:J’accuse.jpg|thumb|upright=1.4|left|La pagina dell’''Aurore'' con il famoso ''J'Accuse...!'' di Zola.]]
 
Edotto della memoria del colonnello Picquart, unUn amico di [[Charles Péguy]], lo scrittore ebreo [[Bernard Lazare]], fu tra i primi a schierarsi per l'innocenza del prigioniero. Già nell'autunno 1896 la moglie di Dreyfus, sempre più convinta di un complotto ai danni del marito, aveva richiesto la riapertura del caso; [[Bernard Lazare]], amico di famiglia, fece perciò partire un'intensa campagna stampa a suo favore: il 6 novembre, pubblicò in Belgio il ''[[pamphlet]]'' ''L'Affaire Dreyfus - Une erreur judiciaire'' (''L'Affare Dreyfus - Un errore giudiziario''). Il governo francese fece però muro, dichiarando che Dreyfus era già stato giudicato, per cui sarebbe stato inutile chiedere un nuovo processo. Quando però ''le Figaro'' pubblicò una copia del ''bordereau'', un banchiere, Jacques de Castro, identificò la grafia come quella del maggiore Walsin Esterhazy, suo debitore, e avvertì Mathieu Dreyfus, fratello del capitano; il 11 novembre 1897 le due piste si incontrano, durante un incontro tra Scheurer-Kestner e Mathieu Dreyfus: nella circostanza quest'ultimo ottenne finalmente la conferma del fatto che Esterhazy era già stato individuato come l'autore del ''bordereau'' da un atto amministrativo interno, la relazione Picquart. Il 15 novembre, su queste basi, Mathieu Dreyfus presentò una denuncia al Ministero della Guerra contro Walsin Esterhazy: resa così pubblica la controversia, l'esercito non aveva altra scelta che aprire un'indagine.
 
I «dreyfusards» presero coraggio. Molti intellettuali radicali, per esempio [[Octave Mirbeau]], aderirono alla campagna innocentista. Il 25 novembre 1897, [[Émile Zola]] pubblica sul quotidiano ''[[Le Figaro]]'' un articolo che finisce così: «La verità è in marcia». Così spiegò il suo interventismo pubblico: «Dietro le mie azioni non si nascondono né ambizione politica, né passione di settario. Sono uno scrittore libero, che ha dedicato la propria vita al lavoro, che domani rientrerà nei ranghi e riprenderà la propria opera interrotta [...] E per i miei quarant'anni di lavoro, per l'autorità che la mia opera ha potuto darmi, giuro che Dreyfus è innocente... Sono uno scrittore libero, che ha un solo amore al mondo, quello per la verità...»<ref>{{Cita libro|titolo=Letteratura e Potere|autore=Christophe Charle|editore=Sellerio|città=Palermo|anno=1979}}</ref>. Un «antidreyfusard» onesto, [[Georges Clemenceau]], l'energico e famosissimo politico radicale francese soprannominato «Il Tigre», rivede le sue posizioni e a novembre inizia la sua campagna per la revisione del processo.
 
Quando alla fine del 1897, Picquart, tornato a Parigi, reiterò pubblicamente alla commissione di indagine militare i suoi dubbi sulla colpa di Dreyfus, Henry ed Esterhazy si scagliarono contro di lui sul campo dell'onore (nella sfida a [[duello]] del primo prevalse al primo sangue Picquart, che invece non accettò mai di battersi con il secondo giudicandone preminente l'indegnità) e su quello della pubblica opinione (mediante lettere inefficaci di denuncia al Presidente della Repubblica). Alla fine Esterhazy aveva reagito chiedendo d'essere giudicato da un tribunale militare, che a porte chiuse all'unanimità lo assolse il 10 gennaio 1898.
Tre giorni dopo il proscioglimento di Esterhazy dall'accusa portatagli dal fratello di Alfred Dreyfus<ref>Mathieu Dreyfus aveva scritto al Ministro della guerra in novembre accusando Esterhazy di essere l'autore del ''bordereau''; Esterhazy aveva reagito chiedendo d'essere giudicato da un tribunale militare, che a porte chiuse all'unanimità lo aveva assolto il 10 gennaio 1898.</ref> Clemenceau ospita sul suo giornale ''[[L'Aurore]]'', il 13 gennaio 1898, la famosa lettera di Zola al Presidente della Repubblica [[Félix Faure]], intitolata ''[[J'accuse]]!''. Nelle parole della storica statunitense [[Barbara Tuchman]], si trattò di "''one of the great commotions of history''" ("''una delle grandi rivoluzioni della storia''")<ref>{{Cita libro|autore=Tuchman|titolo=Tramonto di un'epoca|editore=Arnoldo Mondadori Editore}}</ref>.
 
Lo Stato Maggiore rispose facendo arrestare Picquart per violazione del segreto e scatenando sui giornali nazionalistici una violenta campagna di diffamazione contro ebrei, democratici e liberali: il colonnello sarebbe rimasto imprigionato per un anno, durante il quale subì una prima condanna e fu dichiarato riformato dal servizio per gravi negligenze.
Il giorno dopo, sempre su ''L'Aurore'', apparve la celebre «[[Petizione degli intellettuali]]», che reca tra i firmatari metà dei professori della Sorbona e numerosi artisti, come [[Émile Gallé]], l'artista del vetro, [[Jules Renard]], [[André Gide]], [[Anatole France]]. Erano stati tanti giovani brillanti della Parigi di fine secolo - tra i quali [[Marcel Proust]] e il fratello Robert, con gli amici [[Jacques Bizet]], [[Robert des Flers]] - a impegnarsi a far firmare il manifesto, nel quale si dichiarano pubblicamente dalla parte di Zola - subito inquisito e condannato per vilipendio delle forze armate sia in primo che secondo grado - e quindi di Dreyfus. Lo Stato Maggiore rispose facendo arrestare Picquart e scatenando sui giornali nazionalistici una violenta campagna di diffamazione contro ebrei, democratici e liberali.
 
Tre giorni dopo il proscioglimento di Esterhazy dall'accusa portatagli dal fratello di Alfred Dreyfus<ref>Mathieu Dreyfus aveva scritto al Ministro della guerra in novembre accusando Esterhazy di essere l'autore del ''bordereau''; Esterhazy aveva reagito chiedendo d'essere giudicato da un tribunale militare, che a porte chiuse all'unanimità lo aveva assolto il 10 gennaio 1898.</ref> Clemenceau ospitaospitò sul suo giornale ''[[L'Aurore]]'', il [[13 gennaio]] [[1898]], la famosa lettera di Zola al Presidente della Repubblica [[Félix Faure]], intitolata ''[[J'accuse]]!''. Nelle parole della storica statunitense [[Barbara Tuchman]], si trattò di "''one of the great commotions of history''" ("''una delle grandi rivoluzioni della storia''")<ref>{{Cita libro|autore=Tuchman|titolo=Tramonto di un'epoca|editore=Arnoldo Mondadori Editore}}</ref>.
Nel dicembre del 1900, Zola e Picquart ottennero l'amnistia per i fatti relativi all'''affaire''.
 
Il giorno dopo, sempre su ''L'Aurore'', apparve la celebre «[[Petizione degli intellettuali]]», che reca tra i firmatari metà dei professori della Sorbona e numerosi artisti, come [[Émile Gallé]], l'artista del vetro, [[Jules Renard]], [[André Gide]], [[Anatole France]]. Erano stati tanti giovani brillanti della Parigi di fine secolo - tra i quali [[Marcel Proust]] e il fratello Robert, con gli amici [[Jacques Bizet]], [[Robert des Flers]] - a impegnarsi a far firmare il manifesto, nel quale si dichiarano pubblicamente dalla parte di Zola - subito inquisito e condannato per vilipendio delle forze armate sia in primo che secondo grado - e quindi di Dreyfus. Lo Stato Maggiore rispose facendo arrestare Picquart e scatenando sui giornali nazionalistici una violenta campagna di diffamazione contro ebrei, democratici e liberali.
 
Emile Zola fu subito inquisito e nell'agosto 1898 fu condannato per vilipendio delle forze armate: la condanna, sia in primo che secondo grado, lo portò in carcere, ma diede un grande impulso alla visibilità della causa di Dreyfus ed in ultima istanza si rivelò una mossa fondamentale.
 
NelSolo nel dicembre del 1900, Zola e Picquart ottenneroavrebbero beneficiato ldell'[[amnistia]] per i fatti relativi all'''affaire''.
 
== Il processo di Rennes: 7 agosto - 9 settembre, 1899 ==