Aviazione nella seconda guerra mondiale: differenze tra le versioni
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L'aviazione dell'Italia fascista, che era stata considerata almeno fino al 1935 una delle migliori del mondo, all'inizio della seconda guerra mondiale aveva ormai perso le sue caratteristiche d'avanguardia. A livello teorico, in Italia erano forti le divergenze tra "douhettiani" (sostenitori, come [[Giulio Douhet]], della dottrina del bombardamento strategico) e "mecozziani" (fautori, come [[Amedeo Mecozzi]], dell'aviazione da assalto); la polemica tra queste due posizioni consumò parecchio tempo e considerevoli energie.<ref name = dicorato_407-408>{{Cita|Dicorato|pp. 407-408 ''Storia''}}.</ref>
Dopo la fine della guerra in Etiopia era stato varato un piano finalizzato a portare a 3 000 velivoli gli effettivi della Regia Aeronautica, con la costituzione di trenta stormi da bombardamento, dieci da caccia, due da assalto e altri per la ricognizione, il trasporto e l'addestramento. Tuttavia lo sviluppo dei nuovi aeroplani andò spesso incontro a gravi difficoltà e ritardi, che impedirono sia di ottenere macchine particolarmente buone, sia di ottenerne in grandi quantità. Un altro problema riguardò lo sviluppo di nuovi motori, praticamente interrotto a metà degli anni trenta e proseguito, da allora, solo con la modifica e l'adattamento di [[Motore radiale|motori stellari]] stranieri prodotti su licenza.<ref name=dicorato_407-408/> Quando scoppiò la guerra, la Regia Aeronautica era la forza aerea più piccola tra quelle delle principali potenze dell'Asse. Contava 105 430 uomini, tra cui 6 340 piloti e 3 260 velivoli, di cui meno di 2 000 erano effettivamente in grado di combattere.
[[File:Yak 3M 1 (7576598366).jpg|thumb|Un caccia sovietico [[Yakovlev Yak-3]], sviluppo dello [[Yakovlev Yak-1]]; venne prodotto in più di 4 800 esemplari a partire dal [[1943]].]]
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===Fonti===
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==Bibliografia==
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